Con il cuore che le batteva all’impazzata, bussò alla porta. Solo il silenzio rispose.
Fiammetta Rossi, con le mani tremanti, provò a bussare di nuovo. Nessun suono. Esitando, estrasse dalla borsetta la chiave e aprì la porta… Dio, quanto tempo era passato dall’ultima volta! Tutto era rimasto identico, immobile come un ricordo, ma ora quelle mura un tempo così care le sembravano gelide e distanti.
Quasi un anno era trascorso dallultima lite con Massimo. Litigavano anche prima, certo. Fiammetta prendeva in braccio la piccola Stella e scappava in lacrime dalla mamma. Di solito, Massimo, sentendone la mancanza, correva a chiederle scusa il giorno dopo. La vita tornava a scorrere, e la pace riempiva di nuovo i loro giorni. Ma lultima volta era stato diverso…
Scacciando i ricordi, Fiammetta si avvicinò con determinazione allarmadio per prendere i documenti. Le carte erano lì, intatte, sistemate con cura in una cartella. Da due mesi, un giovaneinnamorato di lei da tempola corteggiava con insistenza. Tra loro non era ancora successo nulla, ma una settimana prima lui le aveva chiesto la mano.
E per tutta quella settimana, Fiammetta non aveva chiuso occhio. Qualcosa la opprimeva, le impediva di decidere. Allinizio pensava che il malinteso con Massimo si sarebbe risolto. Lui avrebbe bussato alla porta, come sempre, lavrebbe guardata negli occhi e avrebbe detto: “Quanto mi sei mancata!”
Ma i giorni passavano, i mesi scorrevano, e nulla cambiava. Massimo si faceva sempre più freddo, distante. Lo vedeva di rado, e tra loro si era scavato un abisso. Veniva solo per Stella, la prendeva per mano senza parlare e se la portava via. Poi, in silenzio, la riaccompagnava. La bambina rideva, felice dei regali del padreuna nuova gonna, un paio di scarpette lucenti. E Fiammetta ricordava come gli occhi di Massimo brillassero quando faceva regali a lei. Ora… non la degnava neppure di uno sguardo. Stare insieme era diventato imbarazzante, e lei scappava in fretta in camera sua. La mamma, che non aveva mai amato Massimo, ripeteva spesso: “Quello che Dio fa, è ben fatto”. E a poco a poco, anche Fiammetta aveva cominciato a crederci.
Inspirando profondamente, lanciò un ultimo sguardo alla stanza… e trasalì. Sul divano dormiva Massimo. Probabilmente riposava dopo il turno di lavoro. Il primo impulso fu di scappare, ma qualcosa la trattenne. Ogni linea del suo volto le era dolorosamente familiareil viso scavato, la barba incolta, le occhiaie scure… Si sedette lentamente accanto a lui. Cosa sapeva veramente di questuomo con cui aveva condiviso tanti anni? Quali pensieri si nascondevano dietro quella fronte corrucciata? Nella mente le apparve il volto di Massimo da giovane: occhi limpidi, un sorriso caldo e luminoso… Proprio quel sorriso le aveva rubato il cuore. Era possibile che quel ragazzo e questuomo sfinito fossero la stessa persona? Eppure non era passato così tanto tempo. Il ricordo di quel sorriso tornò vivido, quasi un rimprovero…
Dio, dovera finito tutto? Si guardò intorno disperata, come cercando un colpevole per la sua vita in frantumi. Il cuore le si strinse, travolto da ricordi pesanti. Il loro mondo, un tempo caldo e magico, si era riempito di piccoli rimproveri, di lacrime, di un mare di incomprensione. Massimo, sempre stanco, che lavorava come un matto per mantenerle lei e Stella, per non dover dipendere da nessuno… Fiammetta aveva avuto tutto il tempo per riflettere e capire che le era mancata solo pazienza, dolcezza, saggezza…
Eppure, un tempo erano stati felici. Davvero. Non era solo unillusione. Si alzò di scatto, con un bisogno disperato di dimostrarlo a se stessa. Lo sguardo le cadde sulla mano di Massimo, posata su… lalbum di nozze, su quella foto in cui ridevano come pazzi.
La sua mano tremò, e la foto cadde a terra con un lieve fruscio. Guardandosi intorno, si irrigidì… Massimo la stava fissando.
“Fiammetta… sei tornata?” I suoi occhi brillavano di gioia, e a lei venne da pensare che solo mezzora prima avrebbe potuto andarsene per sempre…