– Niente, Slavko! Non ti preoccupare! Almeno hai festeggiato il Capodanno in grande stile!

“Niente, Flavio! Non ti abbattere! Almeno hai passato un Capodanno da favola!”

Eccola, la sua città. Flavio scese dal treno, attraversò la piazza della stazione e si diresse verso la fermata dellautobus. Non aveva avvisato sua moglie del suo arrivo.

Lumore non era dei migliori, perché sapeva che avrebbe avuto una discussione spiacevole con Annamaria. La moglie avrebbe iniziato a lamentarsi, accusandolo di essere un egoista insensibile.

Ma insensibile perché? Lui, tra laltro, aveva cercato di farle gli auguri per Capodanno, ma lei aveva spento il telefono. Offesa!

Per tre giorni aveva tentato di chiamarla, ma lei non rispondeva. Allora, anche lui si era offeso e aveva smesso di provarci.

E poi, non aveva nemmeno fatto gli auguri ai suoi genitori o alla sorella, figuriamoci a lui. Glielo avrebbe detto appena varcata la porta.

Non era solo lei a poterlo accusare, anche lei aveva le sue colpe, quindi che rispondesse! Come si dice? La miglior difesa è lattacco.

Flavio si tirò su di morale e entrò nel palazzo con unaria combattiva.

Lappartamento lo accolse in silenzio.

“Ehi! Cè nessuno vivo qui? Annamaria, sono arrivato!” gridò, ma nessuno rispose.

Guardò in cucina niente. Una camera vuota. Laltra idem. Ma poi notò subito dei cambiamenti: vicino al muro mancava il lettino, sparito anche il comodino con il fasciatoio e il passeggino regalato dai genitori di Annamaria.

Flavio corse allarmadio: la metà dove stavano i vestiti della moglie era vuota.

“Ma ha perso la testa? Mi ha lasciato?” pensò.

Chiamò la suocera, ma nessuno rispose. Provò con Caterina, lamica di Annamaria. Silenzio. Allora chiamò Michele, il marito di Caterina.

“Michè, ciao! Passami Caterina, non riesco a contattarla.”

“Caterina è in campagna con il bambino, abbiamo festeggiato lì. Lì il segnale fa schifo.”

“Io sono tornato ieri, oggi ho il turno. Loro si stanno ancora riposando,” rispose Michele. “Perché ti serve Caterina?”

“Pensavo potesse sapere dovè la mia Annamaria. Sono tornato dai miei e lei non cè. E tutto quello che avevamo comprato per il bambino è sparito.”

“Senti, tua moglie doveva partorire da un momento allaltro. Tu te ne sei andato per le feste e lhai lasciata da sola?” chiese Michele, incredulo.

“Lei non voleva venire! Anche se la data prevista era tra il 10 e l11 gennaio. Saremmo rientrati in tempo.”

“Congratulazioni, pirla, sei un idiota,” rise lamico.

“Perché?”

“Perché molto probabilmente sei già single. Imbecille! Chiama lospedale, sarà lì,” suggerì Michele.

Dieci giorni prima

“Non capisco, Flavio,” disse sua madre al telefono. “Perché devi stare a casa per le feste? Se Annamaria non vuole venire, vieni da solo. Il parto è tra due settimane, fai in tempo a tornare.”

“E poi, quasi tutta la famiglia sarà riunita: zia Vera e zio Sergio, Natasha e Vittorio, Olga e Paolo. E noi con tuo padre e Vicky con Gleb.”

“Vicky ha prenotato per noi delle stanze in un albergo in campagna immerso nel verde. Quattro giorni, dal 30 al 2.”

“La sera del 31 ci sarà un banchetto con artisti. Ho pagato io, poi mi ridai i soldi. Resti con noi fino allEpifania e parti l8. Tornerai in tempo per la data del parto.”

Annamaria non voleva venire:

“Flavio, potrei partorire da un momento allaltro. Immagina la scena: tutti che festeggiano e a me iniziano le doglie. E poi lalbergo è fuori città lambulanza riuscirà ad arrivare in tempo?”

“No, non mi muovo.”

“Tua madre ha ragione, oggi le donne considerano la gravidanza una malattia e il parto unimpresa eroica. Lei ne ha avuti tre, non è mai stata in maternità e ha sempre fatto tutto.”

Certo, Flavio capiva che Annamaria aveva le sue ragioni. Ma immaginò quanto sarebbe stato noioso passare il Capodanno a casa, solo con la moglie, con una cena modesta Annamaria aveva già detto che non avrebbe cucinato nulla di speciale. E si sentì triste.

Mentre tutta la famiglia sarebbe stata in albergo a ballare, cantare e divertirsi.

Alla fine, era partito da solo.

In albergo, infatti, ci si divertiva. Verso mezzanotte, quando il nuovo anno era appena iniziato, Flavio uscì dalla sala per chiamare la moglie, ma lei non rispose.

“Va bene, fai la permalosa, ma è colpa tua. Potevi essere qui a divertirti con tutti,” pensò.

Il giorno dopo, sua madre si lamentò della nuora:

“Annamaria non ci ha nemmeno chiamato per gli auguri. Vedi? Offesa! Hai viziato troppo tua moglie, figliolo.”

“Non capisce cosa sia una vera famiglia. Noi siamo qui tutti insieme, lei è sola lì. Che ci resti e ci rifletta.”

Ma quella notte, Annamaria aveva altro a cui pensare. Se pensava a qualcuno, era a Flavio, certo non ai suoceri e alla loro numerosa parentela.

I suoi genitori, sapendo che la figlia era sola per le feste, lavevano invitata da loro. Non avevano grandi piani per la serata.

Suo fratello lavorava a Roma, in unazienda a ciclo continuo, e non aveva ferie, quindi i genitori avrebbero festeggiato in due.

La sera del 31, alle nove, Annamaria e sua madre stavano apparecchiando quando le vennero le doglie.

Chiamarono lambulanza. La madre partì con lei, il padre li seguì in macchina.

Quellanno, Annamaria passò il Capodanno in ospedale, e i suoi genitori nella hall del reparto. Era diventata mamma di un maschietto

Flavio decise di seguire il consiglio dellamico e chiamò lospedale.

“Russo? Dimessa ieri,” gli risposero.

“Dimessa? Ma il bambino è nato?”

“Sì. Il primo gennaio, a mezzanotte e mezza.”

“Chi lha portata via?”

“Giovanotto, queste informazioni non le registriamo!”

Flavio capì che potevano essere solo i suoi genitori, quindi ora lei e il bambino erano da loro.

Comprò un mazzo di rose e andò lì.

Bussò. Ad aprire fu il suocero.

“Prego?”

“Buongiorno, sono venuto per Annamaria,” disse Flavio.

“E perché?” chiese il padre.

“Beh, sono suo marito.”

“Annamaria!” chiamò il suocero. “Cè un tizio che dice di essere tuo marito. Vuoi parlarci?”

“No, che se ne vada,” rispose Annamaria da dentro.

Il suocero alzò le spalle:

“Non vuole. Arrivederci, giovanotto!” E chiuse la porta.

Flavio aspettò qualche minuto e bussò di nuovo.

Questa volta aprì la suocera una donna alta, robusta e decisa. A dire il vero, Flavio ne aveva un po paura.

“Non hai capito?” chiese.

“Fammi entrare,” iniziò coraggiosamente Flavio. “Ho il diritto”

Non fece in tempo a finire. La donna gli strappò il mazzo di rose e gliele sbatté in faccia più volte.

“I tuoi diritti te li spieg

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