Dove andate? Siamo venuti a farvi visita!

“Dove andate? Siamo venute a farvi visita!”

“Non sopporto tua sorella!” sbuffò Caterina, storcendo il naso. “Mi fa impazzire!”

“Non sei lunica,” rispose Luca, stringendo la mano a sua moglie.

“Si intromette in tutto e crede di essere la più intelligente del mondo. Dovresti vedere la faccia che fa quando riesce a umiliarmi,” borbottò Caterina tra i denti. “Un giorno critica la mia educazione, il giorno dopo il mio trucco è fuori moda…”

“È sempre stata così,” disse Luca, scrollando le spalle. “Colpa di mamma, che lha sempre viziata e le ha permesso tutto.”

“Meno male che abitiamo a cento chilometri dalla tua famiglia,” sospirò Caterina, alzando gli occhi al cielo.

La suocera, Maria, e la cognata, Beatrice, vivevano in città, mentre Luca e Caterina abitavano in un paesino vicino.

Le due donne, entrambe vedove, condividevano un appartamento. Ogni volta che Luca e Caterina andavano a trovare la madre, finivano inevitabilmente anche da Beatrice.

La sorella di Luca non sopportava la cognata, e così, le litigate erano allordine del giorno.

Allinizio, Caterina stringeva i denti in silenzio, ma poi decise di rispondere per le rime, visto che anche Maria, approfittando della sua debolezza, aveva iniziato a criticarla.

Ogni visita si trasformava in un dramma, e la coppia decise di smettere di andare dalla famiglia di Luca.

Maria non ci mise molto ad accorgersene e iniziò a chiamare il figlio per avere spiegazioni.

“Perché non venite più? Sono già due settimane che non ci vediamo. Non pensi che tua madre e tua sorella si sentano sole?” brontolò.

“Abbiamo molto da fare, non abbiamo tempo,” rispose Luca seccamente, senza entrare nei dettagli.

“Ma cosa fate di così interessante?” chiese Maria, sospettosa. “Tua moglie te lo vieta? Lultima volta è uscita con una faccia da funerale.”

“Ho detto che siamo occupati,” tagliò corto Luca, chiudendo la chiamata.

Ma unora dopo, Maria richiamò per annunciare che lei e Beatrice sarebbero passate dal paesino.

“Perché?” si stupì Luca.

“Vogliamo andare a trovare unamica e approfittare per vedervi, visto che voi non vi muovete,” spiegò Maria con tono deciso.

Luca cambiò espressione allistante. Non aveva smesso di andare dai suoi genitori per ritrovarseli in casa sua.

“Probabilmente non saremo a casa,” disse, sperando di dissuaderle.

“Dove andate?” chiese Maria, irritata. “A me sembra che non abbiate voglia di vederci. Se è così, ditelo chiaro.”

“Andiamo a un compleanno,” inventò Luca in fretta.

“Andate pure, anche se vostra madre e vostra sorella non vengono tutti i giorni,” rispose amareggiata, prima di riattaccare.

Luca si sentì in colpa, ma ripensando a come trattavano Caterina, smise di preoccuparsene.

Decise di non dire nulla a sua moglie per non agitarla inutilmente.

Ma tre ore dopo capì che era stato un errore. Quando suonò il campanello, Caterina andò ad aprire.

Davanti a lei, le facce soddisfatte della suocera e della cognata. Rimase a bocca aperta. Non se laspettava proprio.

Luca, ricordandosi allultimo momento, corse nellingresso.

“Caterina, ma sei pronta? Non ti sei ancora vestita?” disse, fingendo di non vedere le ospiti indesiderate.

“Pronta per cosa?” chiese lei, confusa.

“Il compleanno, lhai dimenticato?” sorrise Luca, teso. “Oh, mamma, Beatrice cosa ci fate qui?”

“Siamo venute, ti avevo avvisato,” rispose Maria con calma. “Possiamo entrare, invece di restare sulla porta?”

“No, non possiamo, stiamo uscendo. Caterina, vai a cambiarti,” ordinò Luca, prendendola per mano.

Lei lo guardò interrogativa, ma quando lui le strizzò locchio, capì il trucco.

“Dove andate? Siamo venute apposta!” disse Beatrice, incrociando le braccia. “Non è un po tardi per un compleanno?”

“No, dobbiamo essere qui per le otto,” tagliò corto Luca. “Abbiamo solo mezzora.”

“Ci vai in pigiama?” rise Maria, notando i vestiti informi di suo figlio.

“Dannazione, mi sono dimenticato di cambiarmi!” fece finta Luca, arrossendo, prima di correre in camera.

Beatrice e Maria si scambiarono unocchiata scettica. Non credevano che i due avessero davvero un impegno.

Erano convinte che fosse una scusa per liberarsi di loro.

“Non potete rimandare per noi?” chiese Maria quando Luca tornò vestito.

“No, è impossibile,” rispose lui, deciso. “Sono settimane che ci aspettano. E il ristorante è già pagato. Tornate la prossima settimana,” propose, sapendo che avrebbero rifiutato per orgoglio.

“Potremmo aspettarvi qui,” suggerì Beatrice, guardandosi intorno.

“No, perché mai?” rifiutò Luca. “Non avete altro da fare?”

“Be, da te è meglio che da unamica,” disse Maria con una risatina. “E poi siamo già passate da lei, e non era molto contenta.”

“Posso accompagnarvi alla stazione degli autobus?” offrì Luca, sperando di convincerle ad andarsene.

“Non ci sono più corse per la città, e tu non puoi portarci,” rispose Beatrice, maliziosa.

“Posso prenotarvi una camera dalbergo per stanotte,” propose Luca. “Mi dispiace, ma è tutto quello che posso fare.”

Maria aggrottò le sopracciglia, delusa. Sperava che il figlio le avrebbe fatte restare.

“Allalbergo?” fece Beatrice, offesa. “Avete paura che vi rubiamo qualcosa?”

“No, è solo che preferiamo non lasciare nessuno in casa nostra,” intervenne Caterina.

“Vi accompagno volentieri,” insistette Luca, cercando di calmare le acque.

“Non serve!” sbottò Maria, uscendo dallappartamento.

Beatrice la seguì, lanciando occhiatacce e brontolii al fratello e alla cognata.

Quando le videro andarsene dalla finestra, Luca e Caterina tirarono un sospiro di sollievo.

La scusa del compleanno non serviva più.

Maria e Beatrice chiamarono un taxi e tornarono in città, decise a non avere più a che fare con quei due ingrati.

Luca si ricordò dei suoi parenti solo quando, mesi dopo, andò in città per una visita medica e cercò un posto dove pranzare.

Beatrice aprì la porta e, vedendolo, gli disse seccamente che stavano uscendo e che non potevano lasciare “estranei” in casa.

Luca capì amaramente che madre e sorella erano profondamente offese.

Dopo quellincontro, i rapporti si interruppero per sempre.

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