Elisa sentì le guance arrossarsi e il cuore stringersi. Il rumore delle risate, i telefoni alzati in aria, gli occhi dei clienti puntati su di leitutto si mescolava in una confusione amara. Le veniva voglia di mollare tutto, di uscire dal negozio e di non tornare mai più. Ma qualcosa, unostinata dignità che le rimaneva, la teneva su quella sedia di plastica, con le mani tremanti sulla tastiera della cassa.
Dai, che facciamo, restiamo qui fino a domani? gridò un uomo in fila, battendo nervosamente il piede.
Elisa provò a riavviare di nuovo il registratore di cassa, ma senza successo. Allimprovviso, una voce calma ma decisa si levò dalla folla:
Silenzio! disse un signore anziano, vestito semplicemente, con una borsa di tela in mano. Non è colpa della signorina. Se avete così fretta, andate a unaltra cassa.
Un mormorio percorse la fila. Cera qualcosa nel suo tono che dava peso alle parole. I telefoni si abbassarono lentamente, e le risate cessarono.
Esatto! aggiunse una donna. Vengo qui da anni, ed Elisa è lunica che ci saluta sempre e ci sorride, anche quando è stanca. Voi, ragazze giovani, cosa fate? Ridacchiate e filmate!
Arianna, quella che aveva iniziato tutto, arrossì leggermente, ma girò la testa con aria sfidante.
Elisa si morse il labbro. Non si aspettava una simile difesa. Lentamente, si alzò dalla sedia, sentendo le ginocchia tremare, e disse con voce bassa ma ferma:
Mi scuso per il ritardo. Chiamerò il tecnico.
In quel momento arrivò il direttore. Alto, con il telefono in mano, osservò la scena con fredda indifferenza.
Che succede qui? chiese brevemente.
La cassa si è bloccata, capo! rispose Arianna con un sorriso finto. Non è la prima volta
Ma i clienti in fila si ribellarono subito:
Bugie! gridò qualcuno. Funziona sempre perfettamente quando cè Elisa!
Voi, ragazze nuove, fate sempre scherzi stupidi! aggiunse un altro.
Il direttore si bloccò. Non si aspettava che il pubblico si schierasse dalla parte della cassiera.
Capo, sappia che abbiamo visto come staccavano la spina più volte! disse una signora anziana. Io abito qui vicino e vengo ogni giorno!
Unondata di approvazione riempì laria.
Arianna e le altre ragazze si impantanarono in scuse. Ma la verità era già nellaria, chiara come la luce del giorno.
Elisa, con le lacrime agli occhi, cercò di dire qualcosa, ma il direttore alzò una mano.
Basta. Si girò verso le giovani. Da domani, voi non lavorate più qui.
Un brusio percorse la fila. Alcuni applaudirono. Arianna uscì sbattendo la porta, seguita dalle altre.
Elisa rimase immobile, con le mani sul bancone, incapace di credere a ciò che stava accadendo.
E lei, signora Elisa, disse il direttore, con una voce che ora cercava di rendere più calda, rimane. E riceverà, da questo mese, un piccolo aumento. Lo merita.
Lei lo guardò senza dire nulla. Dentro di sé, qualcosa si scioglieva. Anni di umiliazione, di silenzio, di pazienza e improvvisamente, i clienti, la gente comune, le avevano portato la giustizia che non sperava più.
Quella sera, a casa, Elisa aprì il telefono. Sua figlia, Sofia, laveva chiamata in video.
Mamma, ho visto cosè successo! disse emozionata. Tutti ne parlano su internet! Un cliente ha filmato, ma non il momento in cui ti prendevano in giro quello in cui la gente ti difendeva. Sei diventata virale!
Elisa rimase a bocca aperta.
Virale? Io?
Sì, mamma! Tutti ti chiamano “la cassiera con dignità”. Hai ricevuto migliaia di messaggi di sostegno.
Gli occhi di Elisa si riempirono di lacrime. Non avrebbe mai pensato che quei telefoni che lavevano umiliata le avrebbero portato anche giustizia.
Nei giorni seguenti, persone sconosciute entravano nel supermercato solo per ringraziarla. Le portavano fiori, le dicevano “non mollare”. Il direttore, spaventato dallattenzione pubblica, le offrì orari ridotti e condizioni migliori.
Ma la parte davvero inaspettata arrivò una settimana dopo lincidente. Elisa ricevette una lettera ufficiale: unofferta di lavoro al comune, come responsabile delle relazioni con il pubblico.
Qualcuno tra i clienti era un funzionario e aveva visto quanta pazienza e dignità aveva.
Elisa lesse due volte. Era quasi incredibile.
Alla mia età? mormorò.
Ma nei suoi occhi brillava una luce nuova.
Una mattina, mentre si preparava per il nuovo ufficio, Sofia le disse al telefono:
Vedi, mamma? La vita può essere ingiusta per anni ma a volte, in un solo giorno, tutto cambia.
Elisa sorrise. Non era più solo una cassiera stanca che contava i giorni alla pensione. Era una donna che, dopo una vita di pazienza, aveva ricevuto riconoscimento proprio quando meno se lo aspettava.
E, nel profondo del cuore, sapeva che quel momento di umiliazione pubblica si era trasformato, per un miracolo di solidarietà, nellinizio di una nuova vita.




