Fingiamo di Non Essere a Casa per Evitare le Visite dei Nipoti

**Fingiamo di Non Essere in Casa per Evitare le Visite dei Nipoti**

Non avrei mai pensato di dire ad alta voce: «Non voglio che i nipoti vengano a trovarci». Mi vergogno persino a pensar una cosa simile. Ma ogni storia ha due facce, e forse, ascoltando la nostra, capirete perché io e mia moglie ci nascondiamo dentro il nostro stesso appartamento.

Ho 67 anni, mia moglie, Sofia, ne ha 65. Siamo diventati nonni presto: nostra figlia, Francesca, aveva appena 30 anni quando è diventata mamma per la prima volta. La piccola Ginevra è nata e ci è sembrato di vivere una nuova giovinezza. Passeggiavamo con il passeggino per Villa Borghese, la coccolavamo, compravamo giocattoli, la viziavamo. Eravamo così felici che scherzavamo: «Siamo nonni giovani, almeno godiamo tutto». Allora, sembrava davvero una benedizione.

Poi è arrivato il secondo bambino unaltra femmina, Viola. Labbiamo amata allo stesso modo, la prendevamo nei weekend, aiutavamo come potevamo. Francesca non chiedeva eravamo noi a insistere. Amiamo i nostri figli e nipoti. Ma poi è arrivato il terzo parto gemelli. E improvvisamente, tutto è cambiato.

Con i due maschietti, Matteo e Luca, la casa si è trasformata in un caos. Non più weekend tranquilli, ma un vero e proprio asilo. Urla, corse, pianti continui una confusione senza fine. Ci siamo stancati. Non di amare, ma di esaurimento. Io sono stato operato al cuore, e a Sofia i medici hanno vietato di sollevare pesi. Ma Francesca sembrava ignorarlo. Chiamava per dire: «Stiamo arrivando», senza chiedere se andava bene. A volte comparivano senza preavviso, come imponendo un obbligo.

Un giorno, vedendoli avvicinarsi al portone, mi sono avvicinato a Sofia e ho sussurrato: «Facciamo finta di non esserci». Lei ha annuito in silenzio. Abbiamo spento le luci, siamo rimasti immobili. Hanno bussato, suonato il campanello, hanno persino provato ad aprire con le chiavi ma ci siamo nascosti come bambini spaventati.

Quando se ne sono andati, Sofia ha pianto. Non di gioia di amarezza. «Come siamo arrivati a questo?», ha chiesto. E io non ho saputo rispondere.

Amiamo i nostri nipoti, ma non siamo una casa di riposo con asilo gratuito. Vogliamo vivere i nostri giorni con pace, stare qualche volta solo noi due, leggere un libro, andare a La Scala. Non siamo obbligati a fare i babysitter a tempo pieno.

Francesca si è offesa quando ha scoperto che eravamo a casa e non abbiamo aperto. Ha detto che siamo diventati egoisti. Ma io chiedo: è egoismo desiderare un po di silenzio e rispetto per il nostro tempo?

Scrivo questo non per giustificarmi. Solo per ricordare: invecchiare non è una condanna. Anche i nonni hanno diritto a riposo e limiti. Amare i nipoti non vuol dire permettere che ci calpestino. Vuol dire prendersi cura di loro, senza smettere di prenderci cura di noi.

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