Era innamorato, ma non di me
Giovanna stava alla finestra a guardare il cortile, dove suo marito Luca parlava con la vicina Francesca. Di nuovo. Ormai era la terza settimana di fila. Se ne stavano vicino alla sua macchina, e Francesca gesticolava animatamente mentre raccontava qualcosa. Luca ascoltava attento, annuiva, a volte rideva.
Giovanna si allontanò dalla finestra per non farsi vedere. Nel petto le si era insediata una sensazione familiare – non gelosia, no. Qualcos’altro, più pesante. La consapevolezza.
“Mamma, dov’è papà?” chiese la figlia Beatrice, affacciandosi in cucina. “Aveva promesso di aiutarmi con la matematica.”
“È in cortile,” rispose Giovanna, cercando di mantenere una voce normale. “Tornerà presto.”
Beatrice annuì e corse in camera sua. Giovanna accese il bollitore e tirò fuori dal mobile il barattolo dei biscotti. Le mani si muovevano automaticamente, ma i pensieri erano altrove.
Quando Luca entrò in casa, sul suo volto c’era quel sorriso particolare – soddisfatto, un po’ distratto. Quello che gli spuntava solo dopo aver parlato con Francesca.
“Ciao,” disse, entrando in cucina. “C’è il caffè?”
“L’ho appena fatto,” Giovanna posò una tazza davanti a lui. “Hai parlato a lungo con Francesca?”
“Non troppo. Mi raccontava del suo nuovo lavoro. Figurati, l’hanno assunta in un’agenzia pubblicitaria. Alla sua età trovare un posto del genere!”
La voce di Luca era piena di ammirazione. C’era un orgoglio che sembrava quasi personale. Giovanna rimase in silenzio, girando lo zucchero nel caffè.
“E cosa farà là?” chiese.
“Account manager. Ha la formazione giusta, tanta esperienza. Francesca è davvero in gamba, dopo il divorzio si è rimessa in piedi in un attimo.”
Francesca. Sempre Francesca. La loro vicina, trasferitasi nel palazzo di fronte sei mesi prima. Bella, quarantadue anni, appena divorziata, senza figli. Di successo, indipendente, interessante.
Tutto quello che Giovanna era stata un tempo, prima di diventare moglie e madre. Non che si pentisse della sua scelta, ma a volte…
“Beatrice ti aspetta per la matematica,” gli ricordò.
“Ah, già, mi ero dimenticato. Vado subito.”
Luca finì il caffè e andò dalla figlia. Giovanna rimase sola in cucina. Prese la sua tazza e vide sul fondo qualche briciola. Da piccola, la nonna le aveva insegnato a leggere i fondi del caffè, ma adesso non voleva sapere il futuro. Il presente era già abbastanza chiaro.
Luca si era innamorato. Non di lei, sua moglie da diciassette anni, ma della vicina Francesca. Forse non se ne rendeva conto, o forse non voleva ammetterlo, ma Giovanna vedeva tutti i segnali. Come aveva iniziato a curarsi di più, comprato una camicia nuova, fatto più spesso la barba. Come cercava ogni scusa per uscire in cortile quando Francesca tornava dal lavoro. Come gli si illuminavano gli occhi quando parlava di lei.
Una volta, quei stessi occhi si illuminavano così quando guardava Giovanna.
“Mamma, papà mi ha detto che hai anche tu una laurea,” disse Beatrice rientrando in cucina con il libro di matematica. “Perché non lavori?”
La domanda la colse di sorpresa. La figlia la fissava con la genuina curiosità di una ragazzina di quattordici anni.
“Ho lavorato quando eri piccola,” rispose Giovanna. “Poi ho deciso di dedicarmi alla casa e alla famiglia.”
“Non ti annoi?”
Annoiarsi? Giovanna non se lo era mai chiesto. Dopo la nascita di Beatrice, aveva mollato il lavoro e non ci era più tornata. Luca guadagnava bene, non mancava nulla. Le era sempre sembrato giusto così – occuparsi della casa, del marito e della figlia.
“No, non mi annoio,” disse. “Ho un sacco di cose da fare.”
“Capisco. Ma la zia Francesca dice che una donna deve essere indipendente. Che non si può sciogliersi tutta nella famiglia.”
Giovanna trasalì. Quando mai Beatrice aveva avuto modo di parlare con Francesca di queste cose?
“E quando te l’ha detto?”
“Ieri, davanti al portone. Mi ha chiesto della scuola e abbiamo chiacchierato. È una persona interessante, vero? Sa un sacco di cose, è stata ovunque.”
“Sì,” concordò Giovanna. “Interessante.”
Quella sera, mentre Beatrice studiava, Giovanna e Luca rimasero in salotto. Lui leggeva un articolo sul tablet, lei sfogliava una rivista. L’idillio familiare di sempre, se non fosse stato per quel silenzio opprimente.
“Luca,” si decise infine Giovanna. “Penso che dobbiamo parlare.”
Lui alzò gli occhi dallo schermo.
“Di cosa?”
“Di noi. Della nostra famiglia.”
“Che c’è che non va?”
Giovanna tacque un attimo, scegliendo le parole. Come dire al marito che lo vedevi innamorarsi di un’altra? Come spiegare che ti sentivi invisibile perfino nella tua stessa casa?
“Mi sembra che ci stiamo allontanando,” iniziò cauta.
“Ma che dici?” Luca aggrottò la fronte. “Stiamo benissimo. Non ci sono problemi.”
“Quando è l’ultima volta che abbiamo parlato davvero? Non di bollette o spese, ma di noi?”
“Non so. Ti sembra così importante?”
La domanda era indifferente, e Giovanna capì che non ce l’avrebbero fatta. Luca non vedeva il problema perché non voleva vederlo.
“Forse no,” rispose, tornando alla rivista.
Il giorno dopo, Giovanna decise di iscriversi in palestra. Ci pensava da tempo, ma rimandava sempre. Adesso aveva più tempo libero – Beatrice era più grande, le faccende di casa diminuivano.
Nello spogliatoio s’imbatté in Francesca.
“Giovanna!” esclamò la vicina. “Che sorpresa! Anche tu ti sei iscritta?”
“Sì, ho pensato che fosse ora,” sorrise Giovanna.
Francesca era bellissima nella tuta da ginnastica. Fisico tonico, nessun segno dell’età. Giovanna si paragonò a lei e si rattristò.
“Sai che c’è? Facciamo allenamento insieme!” propose Francesca. “È più divertente in due.”
“D’accordo,” acconsentì Giovanna, anche se dentro di sé tutto si ribellava.
Dopo l’allenamento, andarono in un bar lì vicino.
“Non hai idea di quanto sia felice di avere finalmente un’amica qui,” disse Francesca, mescolando il caffè. “Dopo il divorzio mi sentivo così sola.”
“Perché vi siete lasciati?” chiese Giovanna, anche se sapeva di entrare in un territorio privato.
“Mi ha tradita. E non si è neanche sforzato di nasconderlo. Forse pensava che avrei chiuso un occhio per amor della famiglia.”
“E tu non l’hai fatto.”
“No. Non ha senso vivere con chi non ti rispetta. Meglio sola che in un matrimonio finto.”
Giovanna rimase in silenzio, riflettendo su quelle parole. E se anche Luca non la rispettava più? Se per lui era diventata solo un accessorio della casa, una comoda governante?
“Tu e Luca state bene?” chiese improvvisamente Francesca. “Siete una coppia solida.”
“Sì, tutto bene,” rispose Giovanna, anche se le parole le si incastravano in gola.
“Lui è un uomo meraviglioso,” continuò Francesca. “Intelligente, gentile, premuroso. Sei fortunata.”
Nella sua voce c’era qualcosa di speciale. Un calore che andava oltre il semplice rapporto da vicini.
“Sì, sonoGiovanna lo guardò negli occhi e sorrise, sapendo che finalmente era pronta a ricominciare da sola.