Dieci anni sprecati

**Dieci Anni Sprecati**

— Ma che stai dicendo, Valeria?! — gridò Silvia, afferrando dal tavolo la tazza di caffè ormai freddo. — Dieci anni! Dieci anni di amicizia, e tu…

— Io cosa? — la interruppe Valeria, alzandosi dal divano. — Dovevo forse renderti conto di ogni mio passo? Eri tu a dire che non ti importava più nulla di Marco!

— Sì, lo dicevo! Ma non perché tu ti buttassi su di lui! — Silvia sbatté la tazza con tale forza che il caffè schizzò sul piattino. — Dio santo, come faccio ora a guardarvi in faccia?!

Valeria si lasciò ricadere sul divano, stringendo tra le dita i suoi capelli scuri. Sapeva che questo dialogo sarebbe arrivato, ma non si aspettava una tempesta così violenta.

— Silvia, ascoltami… — cominciò a dire con voce più calma. — Siamo persone adulte. Tu e Marco vi siete lasciati un anno fa. Un anno intero! E per tutto questo tempo hai ripetuto di essere libera, che non saresti mai tornata con lui…

— Sì, l’ho detto! E quindi? — Silvia camminava avanti e indietro per la cucina, aprendo e chiudendo gli sportelli a caso. — Questo non significa che voglia vederlo con la mia migliore amica!

— Ex migliore, a quanto pare, — commentò Valeria con un sorriso amaro.

Si erano conosciute all’università, al primo anno di Economia. Silvia era una ragazza vivace, con una cascata di riccioli rossi, mentre Valeria era la tipica secchiona con gli occhiali spessi. Non avevano niente in comune, eppure si erano subito trovate in sintonia.

— Valerì, sai almeno truccarti? — le aveva chiesto Silvia dopo la prima lezione, osservandola con curiosità.

— No, perché? — aveva risposto Valeria, sorpresa.

— Ti insegno io! E tu mi aiuti con la matematica, d’accordo? Con i numeri faccio schifo.

Fu così che era nata la loro amicizia. Silvia trasformò la timida Valeria in una ragazza carina, mentre Valeria salvò Silvia dall’essere bocciata. Erano inseparabili: studiavano insieme, uscivano con i ragazzi, sognavano il futuro.

— Sai una cosa, Valerì? — diceva Silvia mentre erano sdraiate sui letti angusti del dormitorio — Io voglio sposare un vero uomo. Forte, bello, che con uno sguardo mi faccia tremare le ginocchia.

— Io voglio solo amare, — rispondeva Valeria — qualcuno che mi capisca al volo, con cui poter stare in silenzio e sentirmi felice.

Marco entrò nella loro vita al terzo anno. Alto, atletico, con un sorriso aperto e modi sicuri di sé. Si era trasferito da un’altra università e attirò subito l’attenzione di tutte le ragazze della facoltà.

— Ragazze, sono spacciata! — sospirò teatralmente Silvia la prima volta che lo vide. — Ecco il mio principe!

Valeria sorrise senza commentare. Marco era bello, certo, ma c’era qualcosa in lui che la insospettiva… era troppo perfetto, troppo calcolato.

— Silvia, ciao! — la chiamò Marco dopo lezione. — Mi fai vedere dove si mangia decentemente qui intorno?

— Certo! — rispose lei raggiante. — Valeria, vieni con noi?

— No, devo andare dal professore, — mentì Valeria. — Andate pure.

Silvia si innamorò a prima vista. E Marco, a quanto pareva, rimase colpito dalla sua vitalità. Dopo un mese stavano insieme, e Valeria si ritrovò a fare da terza ruota, anche se tutte e due fingevano il contrario.

— Dai, Valerì, non fare la permalosa! — la supplicava Silvia. — Siamo come sorelle! E Marco ti adora, lo sai!

— Ma sì, tutto bene, — rispondeva Valeria evasiva. — È solo che ho gli esami, devo studiare.

Ma non era vero. Perché Marco era davvero diverso. Era l’unico che ascoltava davvero i suoi pensieri, che poteva parlare con lei per ore di libri e film. Con lui poteva condividere cose che con Silvia non aveva mai detto.

— Valeria, hai mai pensato di fare ricerca? — le chiese una volta mentre erano in tre al bar. — Hai una mente brillante!

— Ma dai! — rise Silvia. — Valerì è pratica, farà carriera nel mondo degli affari, diventerà ricca!

— Non saprei, — rispose piano Valeria. — Forse.

Marco la guardò intensamente, e lei sentì il viso scaldarsi. C’era qualcosa nei suoi occhi… comprensione? Interesse? Non riusciva a capirlo, ma il cuore le batteva forte.

— Silvia, potresti… — cominciò Marco, ma lei lo interruppe:

— Oddio, ragazze, mi ero dimenticata! Avevo un appuntamento dal dentista! Valerì, accompagni Marco al dormitorio?

E scappò via senza aspettare una risposta.

Camminarono in silenzio nel parco dell’università. Era l’inizio di ottobre, le foglie scricchiolavano sotto i piedi, l’aria profumava di autunno e pioggia.

— Valeria, — disse improvvisamente Marco fermandosi. — Lo sai che sei molto bella?

— Cosa? — quasi inciampò. — Ma che dici?

— Dico quello che penso. Silvia è carina, esuberante, ma tu… tu sei speciale. Hai degli occhi, uno sguardo…

Valeria distolse lo sguardo. Il cuore le batteva così forte che sembrava potessero sentirlo in tutto il parco.

— Marco, smettila, — sussurrò. — Tu stai con Silvia.

— È vero, — ammise lui. — Ma questo non significa che non veda altre donne. Che non veda te.

— Silvia è la mia migliore amica.

— Lo so. E per questo non succederà nulla. Ma se…

— Gli “se” non contano, — tagliò corto Valeria. — Andiamo.

Arrivarono al dormitorio in silenzio. Marco voleva aggiungere qualcosa, ma Valeria sparì dentro l’edificio.

Quella sera, Silvia tornò con la guancia gonfia ma felicissima.

— Valerì! — urlò entrando nella stanza. — Hai presente che il dente non era nemmeno malato! Il dottore ha detto che è stress! E sai perché sono stressata? Perché sono pazza di Marco! Lui è… un uomo vero! E oggi mi guardava con quegli occhi…

— Che occhi? — Valeria si irrigidì.

— Occhi profondi. Come se mi vedesse dentro. Sento che mi chiederà di sposarmi presto! — Silvia ballonzolava per la stanza abbracciando un cuscino. — Io, sposata! E tu sarai la mia testimone!

Valeria ascoltava quelle parole e sentiva qualcosa contrarsi dentro. Marco non stava guardando Silvia in quel modo. Ma come poteva dirlo alla sua migliore amica?

Due anni dopo si sposarono davvero. Matrimonio sontuoso, abito bianco, genitori felici. Valeria era la testimone, sorrideva in tutte le foto ed evitava di incrociare lo sguardo dello sposo.

— Valerì, grazie per tutto! — piangeva Silvia in bagno, ritoccandosi il trucco. — Sei la migliore amica del mondo! Senza di te non ce l’avrei mai fatta!

— Ti auguro ogni felicità, — le disse Valeria accarezzandole la schiena.

Intanto pensava a quanto sarebbe stato doloroso vederli insieme. Quanto le avrebbe fatto male il cuore ogni volta che Marco avrebbe abbracciato Silvia, baciandola, dicendoleE mentre Marco le stringeva la mano sotto la pioggia, Valeria finalmente capì che la vita, a volte, ti ridona ciò che aveva ingiustamente preso, anche se a caro prezzo.

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