Il tuo numero è scomparso

— Mamma, ma quanto ancora devo sopportare?! — Donatella lanciò il telefono sul tavolo con tale violenza che lo schermo lampeggiò e si spense. — Ogni giorno la stessa storia! Ogni maledetto giorno!

— Donatella, tesoro, non lo faccio apposta… — Rosaria stringeva tra le mani il suo vecchio telefonino a tasti, dove i numeri si erano ormai cancellati. — È solo che me lo dimentico. La memoria non è più quella di una volta.

— Dimenticato! — Donatella balzò dal divano e iniziò a camminare su e giù per la stanza. — Mamma, te l’ho spiegato cento volte! Quando squilla, premi il tasto verde. Quello verde! Non il rosso, non quello blu, il verde!

— Ho premuto il verde…

— No, mamma, hai premuto il rosso perché ho sentito il segnale di occupato. Significa che hai rifiutato la chiamata!

Rosaria guardò la figlia con aria smarrita, poi il suo telefono. Piccolo, nero, con tasti che le sembravano ora troppo piccoli, ora troppo luminosi. Si ricordava i tempi in cui c’era un solo telefono in tutto il condominio, appeso nel corridoio, e tutti lo usavano a turno. Allora tutto era più semplice.

— Piccola, ma davvero mi serve questo aggeggio? — chiese piano. — Prima si viveva anche senza.

— Mamma! — Donatella si fermò, fissandola con un’espressione che tradiva dolore, come se avesse sentito qualcosa di terribile. — Come fai a dire così? E se ti succede qualcosa? E se mi preoccupo? E se…

— Va bene, va bene — si affrettò a dire Rosaria. — Continuerò a imparare. Mostrami ancora una volta.

Donatella si sedette accanto alla madre e prese il telefono tra le mani. Le sue dita erano lunghe, curate, con una manicure che Rosaria trovava sempre troppo appariscente. Le sue mani, invece, segnate dalle macchie dell’età e dalle vene in rilievo, sembravano quelle di un’anziana al confronto.

— Guarda, mamma. Quando squilla, si illumina lo schermo. Vedi? Qui a sinistra c’è il tasto verde con la cornetta. Vuol dire “accetta”. A destra c’è quello rosso, che significa “rifiuta”. Ricorda: verde sì, rosso no.

— Verde sì, rosso no — ripeté Rosaria con obbedienza. — E se sbaglio?

— Non sbaglierai — sospirò Donatella. — Prova a pensarla così: il verde è come l’erba, le foglie, la vita, è una cosa buona. Il rosso è come il sangue, il pericolo, è una cosa negativa.

— Capisco — annuì Rosaria, anche se non riusciva a collegare erba e sangue a un telefono. — E come faccio a chiamare te?

— Mamma, l’abbiamo già fatto. Premi sulla mia foto nella rubrica. Vedi? Te l’ho impostata io. Ecco la mia immagine, con scritto “Donatella figlia”. Premi lì e il telefono comporrà il numero da solo.

Rosaria guardò lo schermo. C’era davvero la foto di Donatella — sorridente, giovane, bellissima. Per niente come adesso, stanca e irritata.

— E se dimentico dove sta la tua foto?

— Mamma, è la prima in lista! Quella in alto!

— Va bene. E se si rompe il telefono?

— Non si romperà — Donatella si massaggiò le tempie. — Senti, scrivo il numero sul frigorifero, con numeri grandi. Così puoi chiamare dal telefono di casa.

— Ma non ho il telefono di casa. Hai detto che non mi serviva, visto che ho il cellulare.

— Allora chiedi ai vicini.

— Quali vicini? — Rosaria si confuse. — Non ci parlo nemmeno. Sono tutti giovani, lavorano, non hanno tempo.

— Mamma — Donatella si sedette sul divano, nascondendo il volto tra le mani. — Non so più cosa fare. Ti chiamo ogni giorno e non rispondi. Mi preoccupo, penso che ti sia successo qualcosa. Arrivo qui e sei sana, hai solo sbagliato tasto.

— Scusami, piccola. Non voglio farti stare male.

— Lo so che non vuoi. Ma è così che finisce.

Rosaria rimase seduta, osservando le sue mani. Quelle stesse mani che un tempo cucinavano per la famiglia, lavavano, pulivano, accudivano la piccola Donatella. Saper fare tutto. E ora non riuscivano a gestire una scatoletta con dei tasti.

— Ti ricordi — disse all’improvviso — quando eri piccola e io e tuo padre ti comprammo quel telefono giocattolo? Rosa, con i tasti grossi. Ci parlavi per ore, fingendo di chiamare la nonna in campagna.

— Me lo ricordo — Donatella alzò lo sguardo. — Con quello imparai i numeri.

— Vedi? Ora tocca a me impararli — sorrise malinconica Rosaria. — Il mondo si è capovolto.

— Mamma — Donatella si avvicinò. — Proviamo ancora, piano. Ti chiamo adesso e tu rispondi. D’accordo?

— D’accordo.

Donatella compose il numero, premette il tasto verde. Il telefono di Rosaria vibrò, sullo schermo apparve la foto della figlia.

— Guarda, sto chiamando. Vedi la mia foto?

— Sì.

— Ora premi il tasto verde. Questo.

Rosaria fissò lo schermo. Due pulsanti: verde e rosso. Sapeva che doveva premere il verde. Eppure la sua mano andò verso il rosso.

— No, mamma, non quello! — Donatella le afferrò la mano. — Questo, il verde!

— Sì, scusa. Lo so che è il verde.

Rosaria premette il tasto giusto. Il telefono emise un suono e all’improvviso sentì la voce di Donatella — vicina e lontana insieme.

— Pronto, mamma, mi senti?

— Sì! — esclamò Rosaria. — Ce l’ho fatta!

— Brava! — Donatella chiuse la chiamata. — Vedi com’è facile? Proviamo ancora.

Si esercitarono per mezz’ora. Donatella chiamava, Rosaria rispondeva. Su dieci tentativi, sette erano corretti. Tre volte premette il rosso.

— Mamma, perché premi il rosso? — chiese Donatella. — Sai che devi usare il verde.

— Lo so. Ma la mano va lì da sola. Forse è più grande. O più luminoso.

— Forse dovremmo cambiare telefono. Ce ne sono di semplici, per anziani. Tasti grandi, schermi chiari.

— No — rispose subito Rosaria. — Questo va bene. Me l’hai regalato tu per il compleanno, ricordi? Ci sono affezionata. Ho solo bisogno di più tempo.

— Va bene — Donatella la baciò sulla guancia. — Devo andare a lavoro. Domani ci riproviamo.

— Certo, piccola. Non fare tardi.

Donatella se ne andò, lasciando Rosaria sola con il suo telefono. Lo posò sul tavolo e lo fissò a lungo. Poi lo prese, lo girò tra le mani. Piccolo, leggero, stava tutto nel palmo. Eppure così complicato.

Provò ad accenderlo, a cercare la foto di Donatella. La trovò. Premette. Il telefono emise un suono, udì i toni di chiamata. Si spaventò all’idea che la figlia potesse preoccuparsi e premette il rosso in fretta.

Provò ancora. E ancora. A sera, aveva imparato a trovare il numero di Donatella e a chiamarla. Ma rispondere? Non ci riusciva. Le mani tremavano, i tasti si confondevano, e sbagliava sempre.

Il giorno dopo, Donatella tornò irritata.

—Rosaria prese il telefono tra le mani, chiuse gli occhi per un attimo e, quando lo riaprì, premette con fermezza il tasto verde mentre sentiva il cuore battere forte, e finalmente riuscì a rispondere alla chiamata della figlia, sorridendo tra le lacrime per quella piccola, grande vittoria.

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