La madre ha chiamato un estraneo

— Ma che stai dicendo, mamma?! — esplose Francesca, afferrando lo schienale della sedia. — Come sarebbe “estranea”? Sono tua figlia!

— Non alzare la voce con me! — Rita Mancini fece un gesto di fastidio, senza nemmeno alzare lo sguardo dal giornale. — Ho detto quello che ho detto. E tu chi sei per darmi ordini?

— Mamma, ma cosa ti prende? — entrò di corsa in salotto Luca, il marito di Francesca. — I vicini stanno già bussando al muro!

— E lasciali bussare, — borbottò la vecchia. — In casa mia dico quello che voglio.

Francesca si lasciò cadere sul divano, sentendo le gambe cedere. Era iniziato tutto per un nonnulla: aveva chiesto a sua madre di non buttare gli avanzi del minestrone, voleva riscaldarli il giorno dopo. E in risposta aveva sentito parole che ancora faticava a credere.

— Mamma, forse hai la pressione alta? — chiese Francesca con cautela. — Hai preso le medicine?

— C’entra qualcosa la pressione? — Rita finalmente posò il giornale e fissò la figlia con occhi gelidi. — L’ho detto chiaro e tondo: tu per me sei un’estranea. E lo sei sempre stata.

Luca scambiò un’occhiata con la moglie. In trent’anni di conoscenza della suocera, l’aveva vista di tutti i colori, ma mai così fuori di sé.

— Rita, vuoi che chiamiamo il dottore? — propose lui. — Oggi non ti sembri in te.

— Sono lucidissima! — sbottò la donna. — Sono stufa di fingere! Basta con questa farsa della famigliola felice!

Francesca sentì il respiro mozzarsi. Un nodo le serrò la gola, e nella mente le rimbombava una sola domanda: ma davvero sua madre aveva sempre pensato questo? Aveva davvero nascosto per tutta la vita di non amarla?

— Mamma, ma che discorsi sono? — la sua voce tremava. — Io sono sempre stata qui. Ho curato te quando stavi male. Ti ho aiutato con i soldi, con la spesa…

— Ecco, appunto! — Rita si alzò di scatto, il giornale cadde a terra. — Tutto per pietà! Pensavi di avere un dovere verso di me! E a che mi serve un affetto così?

— Per pietà? — Francesca non credeva alle proprie orecchie. — Ma stai scherzando? Io ti amo!

— Non mentire! — la donna si avvicinò alla finestra e fissò il cortile. — Nessuno mi ama. Neanche tu.

Luca prese delicatamente la mano di sua moglie. Francesca era pallida come un cencio e tremava.

— Andiamo in cucina, — sussurrò lui. — Lasciala calmare.

— No. — Francesca si alzò. — Mamma, spiegami cosa sta succedendo. Perché dici queste cose?

Rita si voltò lentamente. Sul suo volto c’era uno strano sorriso amaro.

— Cosa c’è da spiegare? Credi che non sappia cosa dici di me? Vecchia, malata, di peso a tutti…

— Io non ho mai detto una cosa simile!

— Ma va’! — Rita scrollò le spalle. — Vi ho sentiti con tuo marito. Sussurravate in cucina, pensavate che non sentissi. Ma io ho l’udito fine, sai?

Luca aggrottò le sopracciglia. Cercava di ricordare di cosa avessero parlato per turbare così la suocera.

— Di cosa abbiamo parlato? — chiese.

— Non ti ricordi? — Rita strizzò gli occhi. — Di quanto sarebbe meglio mettermi in una casa di riposo. Che vi complico la vita.

Francesca sussultò. Era vero, un mese prima ne avevano parlato con Luca. Ma non per liberarsi di lei, solo per preoccupazione. Rita dimenticava il gas acceso, non riconosceva più la vicina con cui chiacchierava da dieci anni.

— Mamma, non volevamo metterti da nessuna parte, — cercò di spiegare Francesca. — Eravamo solo preoccupati…

— Smettila di raccontarmi frottole! — la interruppe Rita. — Ho capito tutto! Sono stanca di voi, della vostra falsa premura!

— Rita, sa bene che le vogliamo bene, — intervenne Luca. — Francesca non ti ha mai lasciata quando stavi male. Ha passato notti insonni.

— Per dovere! — tagliò corto Rita. — Perché è così che si fa! Ma vero amore non ne ho mai visto!

Francesca sentì le lacrime salirle agli occhi. Come poteva dire così? Aveva sempre cercato di essere una buona figlia. Anche quando era difficile, anche quando i suoi stessi figli chiedevano attenzione, aveva sempre trovato tempo per la madre.

— Mamma, ma perché? — la voce le si incrinò. — Cosa ti ho fatto di male?

— E cosa mi hai fatto di bello? — Rita si risedette. — Vivi la tua vita, vieni quando è necessario, chiedi del mio stato di salute per formalità. E credi che basti?

— Ma ti telefono ogni giorno! Ti faccio la spesa, chiamo i dottori!

— Fai tutto per formalità! — Rita scosse la testa. — Ma dov’era il tuo cuore? Quand’è l’ultima volta che sei venuta senza motivo, solo per bere un tè insieme e parlare di cose vere?

Francesca ci pensò. È vero, ultimamente si vedevano solo per questioni pratiche. Medicine, visite, cose da sistemare in casa.

— Mamma, ho la mia famiglia, il lavoro…

— Appunto! — la interruppe Rita. — Tu hai tutto, e io chi ho? Nessuno! Sono qui sola tra queste quattro mura, ad aspettare che la figlia si degni di passare!

— Ma vieni a vivere con noi! Te l’abbiamo chiesto mille volte!

— E per fare cosa? Essere un peso? Vedere i nipoti che mi guardano male e il genero che sospira?

Luca aprì la bocca per replicare, ma Rita non gliene diede il tempo.

— Pensi che non veda? Quando vieni, ti affretti per fare tutto e scappare. Come se dovessi scontare una pena!

Francesca si sedette sul divano e si coprì il viso con le mani. Nelle parole della madre c’era del vero, e questo era il più doloroso. Era vero, spesso correva via, pensava ai suoi problemi mentre stava con lei.

— Ho cercato di aiutarti in tutto, — disse piano.

— Aiutare! — Rita sbuffò. — Ma parlarmi come a una persona viva? Chiedere cosa sento, cosa penso? Raccontarmi di te?

— Io ti racconto…

— Cosa mi racconti? Che al lavoro è un caos, che Giulia va male a scuola, che mancano i soldi. E di te? Di cosa ti preoccupi, di cosa gioisci, di cosa soffri?

Francesca alzò lo sguardo. La madre la guardava con disperazione negli occhi.

— Pensavo non ti interessasse…

— Non mi interessasse? — Rita si avvicinò e si sedette accanto a lei. — Sento ogni tua emozione! Capisco quando sei triste, quando sei felice. Ma tu non condividi nulla con me!

— Non volevo caricarti dei miei problemi.

— E allora a cosa serve una madre? — chiese Rita. — Solo per farti da badante?

Un silenzio pesante calò nella stanza. Luca si era avvicinato alla finestra, sentendosi fuori posto. Le due donne tacevano, ognuna immersa nei propri pensieri.

— Sai cosa mi ferisce di più? — disse improvvisamente Rita. — Non mi vedi. Per te sono solo una vecchia malata da assistere.

— Non è vero…

— È vero! Quand’è l’ultima volta che mi hai chiesto cosa penso? Cosa mi tormenta? Cosa voglio?

Francesca cercò di ricordare, ma nella mente affioravano solo conversazioni pratiche.

— Allora, mamma, dimmi tu cosa vuoi davvero, — sussurrò Francesca stringendole la mano, — e prometto che stavolta ascolterò con il cuore.

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