Mattina: la caposquadra corre lungo l’edificio di cui è responsabile.

È mattina. La responsabile del condominio corre lungo l’edificio dove gestisce tutto. Sembra stia puntando a un record mondiale nei cento metri. Con uno chignon scompigliato dal vento, pugni insanguinati e una gonna il cui bottone si è spostato davanti trasformandosi in una zip. Il fianco sinistro della blusa ormai logora è scivolato, mentre il destro resiste ancora. Nell’alone dei lampioni mattutini sembra quasi una Libertà che guida il popolo di Delacroix.

Ecco il motivo del suo aspetto sconvolto. Stava passeggiando nel giardino contando le cacche sul prato. Quando improvvisamente da dietro l’angolo appare Giacomo Maria dalla sessantadue, portando con sé il cane Peppe. Peppe è un bravo cane, di solito. Magari rosicchia una gomma d’auto in movimento, ma sono sciocchezze. Si sarebbero passati oltre, se non fosse che proprio davanti alla responsabile Peppe si ferma, alza la zampa e spruzza con una pressione da tre atmosfere sui suoi amati gerani rossi.

Alla responsabile del condominio sale la rabbia dal fondo del corpo fino al viso… essa si lascia trasportare. Le donne quando vengono prese da una tale onda si sentono in autunno e pensano egoisticamente. Afferrata da questo impeto, colpisce Peppe sul muso con un tubo arrotolato di “Il Messaggero”. Il giornale si sbriciola e le rimane in mano solo la lista del comitato redazionale.

Ora Peppe corre dietro alla responsabile, piangendo e informandola a scatti che i miti sul cannibalismo dei pitbull non hanno fondamento scientifico. Che è indifferente ai gatti e il suo film preferito è “Beethoven”. Non farebbe male a una mosca. Ma se riuscisse a prenderla ora, Giacomo Maria si troverebbe a passare dai sette ai dodici anni dietro le sbarre. E se non intervenissero in tempo, dai dieci ai venti.

Dietro Peppe, Giacomo Maria avanza con al passo di una mucca. Stringe in mano la parte sinistra del reggiseno e cerca di convincere la responsabile che si può aggiustare e sembrerà come nuovo. E che le extension di capelli della Furzeva non sono più di moda; oggi vanno di moda i dreadlocks. Inoltre, lui in prigione non può proprio finirci. Ha un esame di storia del cristianesimo ortodosso il venerdì.

Sembra si potesse arrivare a un compromesso. Ma quando mai un problema arriva da solo? Dal terzo portone sbuca con il padrone al guinzaglio un Schnauzer gigante di nome Mario. Rendendosi conto di aver già perso troppo, inizia a lanciarsi contro Giacomo Maria, costringendolo a scegliere tra coprirsi con una tazza da caffè o rinunciare all’esame.

Nel frattempo, Peppe provoca danni alla responsabile del condominio, allo Schnauzer gigante e al suo padrone. Sulla via del ritorno a casa si fa uno spuntino col bastone di una vecchietta seduta su una panchina e inzuppa un cestino.

Ora la responsabile va a tormentare l’intero commissariato con la sua presenza. Ogni giorno interroga l’ufficiale di zona, pretendendo di sapere quanti anni daranno a suo marito Giacomo Maria e quando il tenente della polizia deciderà di sopprimere il maledetto Peppe.

Non si possono porre domande agli ufficiali in questi termini. Sono impotenti di fronte ai fenomeni naturali, e mortali. Per ora, l’accusa è ferma a disturbo della quiete pubblica. Ma come interrogare Peppe come sospettato… Supponiamo sia possibile superare questo ostacolo. Mettiamo anche che firmi. La sua calligrafia, a giudicare dai gerani, è solida e chiara. Ma come consegnargli un atto d’accusa è la vera questione. Pare che da un po’ di tempo guardi con sospetto alle pubblicazioni stampate.

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