Niente Matrimonio

– Fiorenza, finalmente ti sposi! – esclamò sorridendo Beatrice alla figlia. – Che gioia che Giacomo ti abbia chiesto di sposarlo! Sai com’è oggi la situazione coi ragazzi? Sembrano solo interessati a divertirsi, mentre Giacomo è diverso, aggrappati a lui.

– Mamma, ma insomma, non sono mica l’ultima arrivata – scherzò Fiorenza. – Sono bella, intelligente e meriterei pure un principe come marito.

– Ecco, appunto, un principe proprio no – rise Beatrice. – Non dimenticare che hai già 35 anni, questo è il tuo… come dire, ultimo treno.

Fiorenza sentì una fitta al cuore all’udire “ultimo treno”. Ma evitò di discutere: sapeva quanto sua madre si preoccupasse per la sua vita sentimentale. Gli anni passavano, ma file di pretendenti non si vedevano. E Beatrice aveva paura che la figlia non si sarebbe mai sposata, né le avrebbe dato dei nipoti.

Il matrimonio era fissato tra due settimane. Tutto era già pronto: il banchetto prenotato nel miglior ristorante di Firenze, gli invitati confermati, gli abiti scelti. O quasi… Fiorenza ancora esitava tra due vestiti e doveva tornare per un’ultima prova.

In quel momento, il campanello suonò. – È Giacomo! – gridò Beatrice, correndo ad aprire.

– Buongiorno, signora Beatrice! Buongiorno, Fiorenza! – salutò Giacomo. – Non mi presento a mani vuote: per lei, signora, ho portato una scatola di cioccolatini, e per te, Fiorenza, un mazzo di fiori.

– Ma che gentile! – sorrise Beatrice. – Ancora mi chiedo come abbia fatto mia figlia a conoscere un uomo così meraviglioso! Mi sembra che non abbia neanche un difetto! Entri pure, Fiorenza ti aspetta in camera sua.

Fiorenza e Giacomo si frequentavano da appena sei mesi. A volte lei stessa si chiedeva perché si fosse interessato a lei: lui lavorava in municipio, mentre lei insegnava musica alle medie. Fin dal primo incontro, Giacomo le aveva fatto capire che cercava una moglie… adatta.

Era un uomo serio, strutturato, “perfetto sotto ogni punto di vista”, come ripeteva Beatrice. Solo cinque anni più grande di Fiorenza, eppure lei a volte aveva voglia di chiamarlo “signor Giacomo”, come se fosse il suo professore.

– Fiorenza, ecco dei tulipani per te. Vedi che non ti dimentico mai? – disse Giacomo con tono paternalistico. – Hai controllato che tutto sia pronto per il matrimonio?

– Grazie per i fiori. Sì, sembra tutto a posto. Mi manca solo il vestito e un paio di scarpe.

– Ricordati che devi essere impeccabile quel giorno – disse lui severo. – I miei parenti devono rimanere colpiti. Non badare a spese, compra quello che ti serve.

Estrasse il portafoglio e posò dei soldi sul comò:

– Ecco, per le spese del matrimonio. Ah, e la settimana prossima vai a trovare mia madre. Ti darà le ricette dei miei piatti preferiti. Vorrei evitare litigi fin dall’inizio, quindi imparerai da lei come gestire la casa.

– Giacomo, ti ricordi che ho 35 anni? – sorrise Fiorenza. – Di solito a quest’età una donna sa già come fare. E poi, siamo ancora nel periodo romantico, lasciamo perdere pentole e fornelli.

– No, Fiorenza, è meglio che impari da mia madre – insistette lui. – A casa sua è tutto perfetto, e cucina divinamente. Sarebbe imbarazzante se dopo il matrimonio venisse a trovarci e ti facesse notare ogni dettaglio.

Fiorenza promise che sarebbe andata, e Giacomo se ne andò, citando impegni di lavoro. A un tratto, Fiorenza si sentì stranamente triste. Desiderava leggerezza, romanticismo, qualcosa di dolce. Ma Giacomo era sempre così rigido, controllato, avaro di tenerezze.

Il giorno dopo, Fiorenza tornò a provare l’abito. Stavolta ci mise poco: accettò il primo che le proposero. Non era dell’umore adatto per decidere.

“Tutto bene”, si ripeteva. “Sto per sposare un uomo perbene, benestante, esattamente come volevo. Chi non mi invidierebbe? Mamma è felice, io avrò una vita tranquilla… Cosa potrei volere di più?”

Stanchissima, si diresse verso la fermata dell’autobus, benché il giorno prima volesse ancora fare shopping. Fu allora che una voce la chiamò:

– Fiorenza, sei tu? Che sorpresa! Ti ricordi di me?

Certo che si ricordava. Era Lorenzo, il suo ex. Il suo primo grande amore. L’uomo che l’aveva lasciata per un’altra e ora la guardava come se nulla fosse successo.

– Ciao, Lorenzo – disse cercando di apparire tranquilla. – Non mi aspettavo di incontrarti qui. Come stai?

– Tutto bene, ho un ufficio qui vicino. Il lavoro va a gonfie vele, ma in amore… beh, mi sono appena lasciato. Lasciamo stare. E tu? Sei sposata?

– No, ma ho un fidanzato. Anche se… non so se andrà tutto bene – mentì, arrossendo.

– Capisco – fece lui pensieroso. – Hai fretta? Andiamo a prendere un caffè, ti va?

Fiorenza accettò. Sapeva che era sbagliato, ma non poté resistere. Nella sua mente affiorarono ricordi di ore passate a parlare di tutto, di quanto fosse stato semplice e dolce stare con lui.

Non riusciva a staccare gli occhi da Lorenzo. Alto, atletico, con quegli occhi castani che facevano perdere la testa… un contrasto enorme con Giacomo, rotondetto e dai lineamenti anonimi.

Passarono un’ora al bar. Quando fu ora di andare, Lorenzo pagò e le disse, in un modo che la fece tremare:

– Ti chiamerò, promesso. Non fraintendermi, è stato solo bello rivederti. Scambiamoci i numeri, così non ci perdiamo.

Fiorenza volò a casa piena di speranza. Era sicura che quell’incontro non fosse casuale. Proprio il giorno della prova dell’abito… un segno del destino!

A casa, Beatrice l’aspettava impaziente.

– Allora? Hai scelto l’abito? Com’è? E le scarpe? Fammi vedere!

– Mamma, niente matrimonio – rispose Fiorenza con voce gelida, dirigendosi in camera sua.

Quelle parole caddero come un macigno. Beatrice sbiancò.

– Fiorenza, che succede? Non ti piace l’abito? Cosa ha fatto Giacomo? Lui ha annullato? Per l’amor del cielo, parla!

– Non voglio sposarmi. Non voglio vestiti, né tantomeno Giacomo. Che vita sarebbe? Credi che mi ami? No, gli serve solo una donna comoda, praticamente una governante ben presentabile.

– Ma che dici? Sarà lo stress prematrimoniale! Riposati e non dire sciocchezze. Hai la fortuna di sposare un uomo come Giacomo! Cosa potresti volere di meglio?

Fiorenza si sedette sul divano e, con una gioia appena trattenuta, sussurrò:

– Mamma, ho rivisto Lorenzo.

– Chi?! Quello che ti ha piantato? Ecco cos’è successo! Per lui vuoi rovinare tutto? Ti prego, non rovinarti la vita!

Ma Fiorenza aveva già deciso. Niente e nessuno l’avrebbe costretta a sposare Giacomo.

Beatrice, senza perdere tempo, chiamò lo sposo. Sperava che potesse far cambiare idea a Fiorenza.

Ma Giacomo reagì male. Senza mezzi termini, si arrabbiò e rimproverò persino Beatrice:

– Bella educazione che le avete dato! Mia madre me lFiorenza si svegliò qualche mese dopo con la consapevolezza che, forse, il vero amore non era né in Giacomo, né in Lorenzo, ma nel coraggio di scegliere se stessa.

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