Non chiamarmi di nuovo

— Mamma, sei completamente fuori di testa! — La voce di Alessandro tremava di rabbia. — Come hai potuto credere a quella serpe?

— Non osare parlare così di Elena! — lo interruppe bruscamente Valentina Rossi. — È come una figlia per me!

— Una figlia? — Alessandro rise nervosamente. — Mamma, ti ha derubata! Ha preso tutti i tuoi risparmi!

— Non mi ha rubato niente! Glieli ho dati io quei soldi! — Valentina batté il pugno sul tavolo. — E non sono affari tuoi come spendo i miei soldi!

— I *miei* soldi, mamma! Sono i soldi della nonna! La tua pensione e quello che ti do io! E lei li ha presi tutti ed è sparita!

Valentina si voltò verso la finestra. Fuori pioveva, le gocce scendevano sul vetro come lacrime. Ma lei non piangeva. Aveva finito le lacrime ieri, quando aveva capito che Elena l’aveva ingannata.

— Non è sparita, — disse piano. — È andata a trovare sua sorella a Napoli. Ha detto che tornerà tra un mese.

— Mamma, svegliati! Quale sorella? Sai bene che non ha nessuno! È orfana!

— Forse ha ritrovato una sorella… forse…

Alessandro si avvicinò e le mise le mani sulle spalle.

— Mamma, guardami. Elena Bianchi è una truffatrice. Si è avvicinata a te solo per i soldi. Ha già fregato decine di donne come te.

— Come fai a saperlo?

— Ho assunto un investigatore privato. Ecco, guarda.

Tirò fuori dalla borsa una cartella con documenti e fotografie.

— Elena Bianchi, trentotto anni. Precedenti per frode. Si specializza in donne anziane e sole. Ecco le foto con altre vittime.

Valentina prese la cartella con mani tremanti. Nelle foto c’era Elena abbracciata a donne diverse, tutte della sua età, tutte sorridenti, tutte felici.

— Non può essere vero, — sussurrò.

— Mamma, ti ha preso ventimila euro. Ha detto che sua figlia era malata e serviva un’operazione. Ma non ha figli!

Valentina cadde sulla sedia. Le mani le tremavano, tutto le girava davanti agli occhi.

— Ma noi… siamo state amiche per un anno intero… Mi aiutava, mi faceva la spesa, mi accompagnava dal dottore…

— Stava preparando il terreno, mamma. Si è fidata di te solo per colpirti quando meno te l’aspettavi.

Valentina ricordò come aveva conosciuto Elena. Era in fila dal cardiologo all’ASL. Una donna giovane si era seduta accanto a lei, avevano chiacchierato. Anche Elena era sola, il marito morto, la figlia lontana. Proprio come lei.

Poi gli incontri casuali al supermercato, in farmacia. Elena era sempre gentile, sempre pronta ad aiutare. A poco a poco erano diventate amiche. Veniva a trovarla, bevevano il caffè insieme, si raccontavano la vita.

— Ti ricordi che ti avevo avvertita? — continuò Alessandro. — Ti ho detto di stare attenta con le persone nuove?

— Me lo ricordo, — annuì Valentina. — Ma tu sospetti sempre di tutti. Credi che tutti siano cattivi.

— Non tutti. Ma molti. Specialmente quelli che diventano i tuoi migliori amici in quattro e quattr’otto.

Valentina chiuse gli occhi. Ricordava il giorno in cui Elena era arrivata da lei in lacrime. Le aveva detto che sua figlia, Giulia, era malata, serviva un’operazione urgente. Che i soldi non bastavano e il tempo stringeva.

— Vale, non so a chi chiedere aiuto, — piangeva Elena. — Sei l’unica persona che ho.

E Valentina le aveva dato tutti i suoi risparmi. Senza pensarci, senza dubitare. Come poteva non aiutare un’amica in difficoltà?

— Ma perché non me l’hai detto? — chiese Alessandro. — Ti avrei fermata.

— Perché sapevo che saresti stato contro. Non l’hai mai sopportata.

— Sapevo che era falsa. Rideva troppo, elogiava troppo. Gli amici veri non si comportano così.

Valentina si alzò e si avvicinò al mobiletto. Sopra c’era una foto in cornice: lei ed Elena al parco, vicino alla fontana. Sorridevano, abbracciate. Valentina prese la cornice e la scagliò a terra. Il vetro si frantumò.

— Mamma! — si spaventò Alessandro.

— Stupida! — urlò Valentina. — Vecchia stupida! Come ho potuto essere così ingenua?

Cominciò a piangere. Alessandro la abbracciò forte.

— Non colpevolizzarti. È una truffatrice professionista. Sa come ingannare la gente.

— Ma perché proprio io? Perché ha scelto me?

— Perché sei buona. Perché ti fidi. Perché sei sola.

Valentina si allontanò e lo guardò negli occhi.

— Farò denuncia alla polizia.

— È troppo tardi, mamma. Se n’è andata. Non la troveranno.

— La troveranno. Di sicuro.

Alessandro scosse la testa.

— Anche se la trovano, i soldi non li riavrai. Li avrà già spesi.

— Almeno le altre non cascheranno nel suo tranello.

Valentina si asciugò le lacrime e si raddrizzò. Negli occhi le brillava la determinazione.

— Domani vado in commissariato. Scriverò la denuncia.

— Va bene. Vengo con te.

— Non serve. Me la cavo da sola.

Alessandro rimise i documenti in borsa.

— Mamma, perché non mi hai chiamato in questi giorni? Ero preoccupato!

— Mi vergognavo. Sapevo che mi avresti sgridata.

— Non ti sgrido. Mi preoccupo per te.

— Lo so. Perdonami, Ale.

Il figlio le baciò la fronte.

— Mamma, vuoi venire a casa mia? Non voglio lasciarti sola.

— No, — rispose ferma Valentina. — Sono abituata a fare da me.

— Ma dopo un colpo del genere…

— Proprio dopo un colpo del genere devo rimanere qui. Se scappo ora, non mi perdonerò mai.

Alessandro voleva ribattere, ma capì che aveva ragione. Sua madre era sempre stata una donna forte, capace di affrontare tutto da sola.

— Va bene. Ma passerò ogni giorno.

— Non serve ogni giorno. Una volta alla settimana basta.

— Mamma…

— Ale, ce la farò. Davvero.

Alessandro se ne andò, e Valentina rimase sola. Camminò per casa, raccogliendo i pezzi della cornice rotta. Strappò la foto in mille pezzi e la gettò nel cestino.

Poi si sedette sulla sua poltrona preferita accanto alla finestra e iniziò a pensare. Come aveva potuto essere così sciocca? Come aveva potuto credere più a una sconosciuta che a suo figlio?

Il telefono squillò. Valentina guardò lo schermo e riconobbe il numero. Elena.

Restò a fissare il telefono, indecisa se rispondere. Alla fine, rispose.

— Vale, ciao! — disse Elena allegra. — Come stai? Mi sei mancata tantissimo!

— Elena… — sussurrò Valentina.

— Vale, ho buone notizie! Hanno operato Giulia! Tutto è andato bene! Sta già meglio!

— Che bello, — rispose Valentina, monotona.

— Vale, cosa c’è che non va? Hai una voce strana.

— Niente. Sono solo stanca.

— Capisco. Senti, torno tra una settimana! Mi sei mancata tanto! Ci vediamo, ti racconto tutto!

— Elena, — disse lentamente Valentina, — fammi vedere una foto di tua figlia— Che foto? — chiese Elena, la voce improvvisamente tesa.

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