Non ho rivelato nulla

– Lorenza De Luca, come ha potuto permettere una cosa del genere? – gridò indignata la vicina Valeria Rossi, agitando le mani nel corridoio dell’appartamento condiviso. – Lei è una madre! Come può restare così indifferente di fronte a quello che sta succedendo a sua figlia?

– Stia zitta, per favore! – sibilò Lorenza, guardandosi intorno. – Sveglierà tutto il palazzo con queste urla!

– E che me ne importa! Che tutti sappiano che madre è! Michelina non esce dalla sua stanza da tre mesi, non mangia quasi nulla, e lei finge che non stia succedendo niente!

Lorenza strinse le labbra ed entrò nella sua stanza, sbattendo la porta. Valeria rimase ancora un attimo nel corridoio, poi se ne andò a sua volta, sbuffando rumorosamente.

Nella stanza faceva caldo e c’era un silenzio opprimente. Michelina era sdraiata sul letto, rivolta verso il muro, fingendo di dormire. La madre si avvicinò alla finestra e la spalancò. L’aria fresca dell’autunno entrò nella stanza, facendo ondeggiare le tende.

– Michelina, alzati. È ora di pranzo – disse Lorenza con voce bassa.

La figlia non si mosse. La madre si sedette sul bordo del letto.

– So che non dormi. Parliamo, va bene?

– Di cosa vuoi parlare? – rispose Michelina con voce spenta, senza girarsi. – Ormai è tutto finito.

– Finito o no, la vita va avanti. Dobbiamo decidere cosa fare.

Michelina si girò di scatto verso la madre. Il suo viso era pallido, gli occhi gonfi per il pianto.

– Decidere cosa, mamma? Cosa? Lui sposa quell’altra tra una settimana! Quella Lucia dell’università! E io, la stupida, aspettavo che si laureasse per sposarmi!

– Michelina, tesoro, perché ti torturi così? – Lorenza le accarezzò i capelli. – Se non è destino, non è destino. Ne troverai un altro, migliore.

– Un altro? – Michelina si sedette sul letto e fissò la madre con uno sguardo vuoto. – Mamma, non capisci. Io…

Si interruppe e si girò di nuovo verso il muro.

– Cosa, piccola mia? Dimmi cos’è successo.

– Niente. Fa solo tanto male.

Lorenza sospirò e si alzò.

– Va bene, riposati pure. Ma stasera devi cenare. Sei diventata pelle e ossa.

La madre uscì per preparare il pranzo. Michelina rimase sdraiata, fissando il soffitto. Qualcosa nel suo stomaco la tormentava. Appoggiò una mano sulla pancia e la accarezzò attraverso il vestito leggero.

– Cosa facciamo adesso? – sussurrò.

In cucina, le pentole sbattervano e qualcosa friggeva nella padella. L’odore di cipolla e patate si diffuse nella stanza. Michelina sentì un lieve senso di nausea, come ogni giorno da settimane.

Quella sera arrivò zia Carla, la sorella minore della madre. Lavorava come infermiera in ospedale ed era l’unica in famiglia con una formazione medica.

– Allora, Lorenza, come sta la nostra paziente? – chiese, togliendosi il cappotto nell’ingresso.

– È sempre lì, non mangia niente. Mi sta mandando al manicomio – si lamentò Lorenza.

– L’hanno fatta visitare da un medico?

– E dove vuoi che la porti? Non vuole neanche alzarsi.

Zia Carla entrò nella stanza di Michelina.

– Ciao, nipote. Come stai?

– Bene – borbottò Michelina, senza voltarsi.

– Dai, girati verso di me – disse zia Carla con tono deciso. – Fammi dare un’occhiata.

Michelina si girò a malincuore. Zia Carla le osservò attentamente il viso, poi le prese il polso.

– Quando hai mangiato decentemente l’ultima volta?

– Non ricordo – mormorò Michelina.

– E l’ultimo ciclo mestruale?

Michelina trasalì e la fissò.

– Non ricordo.

– Come non ricordi? Pensa bene.

– Beh… molto tempo fa. Due mesi, forse.

Zia Carla aggrottò la fronte.

– Michelina, alzati. Andiamo in bagno.

– Perché?

– Per controllare una cosa.

Michelina si alzò dal letto a fatica. Le gambe erano molli e la vista le si annebbiò.

– Oh – si aggrappò al muro.

– Cos’hai?

– Mi gira la testa.

Zia Carla la aiutò a raggiungere il bagno e chiuse la porta.

– Spogliati – disse brevemente.

– Zia Carla, perché?

– Per questo. Fai come ti dico.

Michelina si svestì lentamente. Zia Carla la esaminò, le palpò il ventre e i seni.

– Va bene, rivestiti.

Tornarono in camera. Zia Carla si sedette e la guardò a lungo.

– Michelina, dimmi la verità. Tu e quel ragazzo avete avuto rapporti?

Michelina arrossì fino alle radici dei capelli.

– Cosa intendi?

– Sai benissimo cosa intendo. Avete avuto un rapporto intimo?

Michelina abbassò lo sguardo e annuì.

– Sì.

– E vi siete protetti?

– Lui diceva che era tutto sotto controllo, che sapeva come fare…

– Capisco. Michelina, sei incinta.

Le parole rimasero sospese nell’aria come una condanna. Michelina restò immobile, come se non avesse capito.

– Cosa? – chiese alla fine.

– Sei incinta. Di almeno tre mesi.

Michelina si coprì il viso con le mani e scoppiò in lacrime. Zia Carla la abbracciò.

– Su, su, non piangere così.

– Cosa faccio ora? – singhiozzò Michelina. – Lui sposa un’altra! E io… io…

– Prima dobbiamo esserne certe. Domani andiamo dal medico. Poi decideremo.

– La mamma lo viene a sapere?

– Non dire niente a nessuno, per ora.

Zia Carla se ne andò, e Michelina rimase seduta sul letto fino al mattino, senza sapere cosa fare o pensare. Frammenti di pensieri le passavano per la mente: i ricordi di Marco, delle loro uscite, di quando le aveva promesso di sposarla dopo la laurea.

Il mattino dopo, andarono in ospedale con zia Carla. Il medico confermò ciò che lei già sapeva. Gravidanza, quattordici settimane.

– Cosa vogliamo fare? – chiese zia Carla uscendo dallo studio.

– Non lo so – rispose Michelina, confusa. – Davvero non lo so.

– Prima dobbiamo parlare con quel ragazzo. Forse cambierà idea quando lo saprà.

– No, zia Carla. Non cambierà idea. Lui ama un’altra.

– Come fai a saperlo? Magari ha solo paura delle responsabilità. Tanti uomini fanno così.

Michelina scosse la testa.

– Li ho visti insieme. La guarda in un modo completamente diverso da come guardava me. È amore vero.

– Allora devi decidere da sola. O tenere il bambino e crescertelo da sola, o…

– O cosa?

– Beh, lo sai. Ci sono modi per interrompere la gravidanza.

Michelina trasalì.

– Ma è un peccato.

– Peccato o no, la vita è una sola. Pensa se sarai in grado di crescere un bambino da sola. Senza un marito, senza sostegno.

Tornarono a casa in silenzio sull’autobus. Michelina guardava fuori dal finestrino gli alberi autunnali e il cielo grigio. Dentro di sé cresceva una nuova vita, e lei non sapevaQuel giorno, Michelina decise di non confessare mai a nessuno il segreto che portava nel cuore, ma ogni volta che vedeva un bambino con gli occhi di Marco, si chiedeva silenziosamente chi sarebbe potuto essere il suo.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

5 × one =

Non ho rivelato nulla