**23 ottobre 2023**
Una donna, Lucia Martini, era innamorata di un uomo, Andrea Bianchi. Lo adorava, lo trovava affascinante, irresistibile. Credeva di amarlo davvero.
Ma era frustrata. Lui non ricambiava i suoi sentimenti, anche se lei faceva di tutto per attirare la sua attenzione: usava un tono di voce seducente, gli lanciava sguardi languidi, cercava scuse per parlare con lui, si slacciava persino il primo bottone della camicetta… Tutto inutile.
Poi Andrea iniziò a mostrare interesse per un’altra collega, una donna qualunque, più grande di lui, niente di speciale. Passava ore a chiacchierare con lei, le portava il caffè dal distributore, la guardava con tenerezza… Poi iniziò ad accompagnarla a casa. A darle un passaggio in macchina. E quella donna non sapeva nemmeno guidare!
Ma com’era possibile? Lucia era più bella, più giovane. Eppure non lo aveva conquistato. Non suscitava in lui alcun sentimento.
Il motivo era semplice. Lucia non sapeva nulla di Andrea, e non voleva saperne. Sapeva che era single, che guadagnava bene, che indossava abiti costosi e guidava un’auto di lusso. E basta. Non le importava altro.
Le importava solo lui, il suo fascino, il desiderio di essere tra le sue braccia. Voleva una relazione, sposarlo.
Ma di cosa parlava con quella donna così normale? Messaggi, telefonate, ore in macchina solo a parlare… Ma l’amore non è quello, pensava.
L’amore **è** parlare. È capire l’altro fino in fondo. È ridere di una battuta prima ancora che la finisca, perché la conosci già. È parlare la stessa lingua, senza mai stancarsi. È interessarsi a tutto di lui. Sempre. Dalla prima risata all’ultimo respiro.
Ti preoccupi se ha mangiato. Chiedi di suo padre, se le cure hanno funzionato. “Ti fa ancora male la schiena?” “Ti ricordi quel vecchio film di Sinbad, con il mostro di plastilina che lo inseguiva? Che ridere!” “Metti la giacca, oggi fa freddo.” “Giocavamo a palla avvelenata in colonia, vero?”
Poi c’è quella frase di Maugham… “Guarda, le foglie sono gialle come vecchie lettere. La mia violetta è fiorita, dopo anni! Eri tu quello che coltivava i cactus a scuola, no? Quello che fiorì e ti emozionò tanto…”
“Fammi sentire la fronte, hai la febbre? Metti il cappello, c’è vento.”
E poi un abbraccio. Perché per te io vivo. E tu sei mio. Io sono tua.
Per gli altri, sono solo parole. Chiacchiere. Sciocchezze. Ma no. È il linguaggio dell’amore, che solo chi ama capisce. È interesse vero per l’altro.
Lucia si interessava solo a sé stessa. A quel che lei chiamava “amore”, ma era solo desiderio. Fame. Voglia di possedere ciò che la affascinava.
Ma nulla sarà mai tuo, se non lo capisci. La musica che non comprendi, non sarà mai tua. Le poesie che non capisci, non ti appartengono. E una persona non sarà mai tua, se non la capisci. Se non vuoi capirla. Se sei solo affamato di possederla.
Nessun trucco può far nascere l’amore. Puoi solo suscitare la stessa fame in un altro egoista. E poi? Cosa farete insieme? Sarete due estranei.
Puoi amare un cigno. Ammirarlo, occupartene, nutrirlo, proteggerlo. Oppure puoi amarlo… e cucinarlo. Farne un paté, come faceva Enrico VIII. Mangiarlo. E poi? Dov’è il cigno?
Così è per l’amore. Alcuni non capiscono gli altri, né l’amore stesso. Allora si slacciano i bottoni, usano voci suadenti, sguardi invitanti. A volte catturano il cigno. Ma non c’è felicità. Solo sazietà momentanea.
Spiegarglielo è difficile. Non capirebbero.
**La lezione oggi?** L’amore non è possesso. È ascolto. È capire. O resterai sempre solo.