«Futura mamma pensa a saloni e feste, come se non dovesse partorire…»

La figlia è in dolce attesa, eppure nella sua testa ci sono solo saloni e feste. Come se non stesse per mettere al mondo un bambino…

Anna Maria Rossi è seduta in cucina e fissa la finestra, dove i primi fiocchi di neve di dicembre iniziano a cadere. Il cuore le si stringe non per il freddo, ma per l’ansia che prova per sua figlia, per il nipotino, per il domani. Caterina, la sua unica figlia, aspetta un bambino. Sono già passate trentotto settimane, il parto è imminente. Eppure, invece di pensare a pannolini e culle, a poppate e notti insonni, la sua mente è occupata da appuntamenti per la manicure, massaggi, servizi fotografici, caffè con le amiche e vacanze per Capodanno.

Anna Maria non riesce a crederci. Com’è possibile? Dov’è l’istinto materno? Quel tremore interiore che si risveglia perfino nelle gatte selvatiche quando stanno per partorire? Dov’è la premura, l’emozione, la paura? Caterina ha solo una lista di centri estetici e un’agenda in cui ha inserito… la nonna. Cioè lei stessa. Toccherà ad Anna Maria occuparsi del neonato mentre la giovane mamma “si sistema”.

— Mamma, tanto tu sei libera. Tienimi il bambino, io vado solo a farmi i capelli e le unghie. Non posso mica fare le foto con il moccioso indossando una vestaglia!

Anna Maria quella volta ha quasi soffocato. Dimmi un po’, Caterina, stai per partorire un figlio o un accessorio per Instagram?

Caterina è sposata da sei anni. Si sono uniti in matrimonio ancora all’università. Suo marito è un bravo ragazzo, tranquillo, rispettoso. Hanno un lavoro stabile e un appartamento in affitto, grazie all’aiuto dei genitori. Non hanno avuto fretta di fare figli, prima hanno costruito la loro carriera, sistemato le cose. E ora, finalmente, la gravidanza tanto attesa. Le nonne, ovviamente, erano felicissime. Ma si è scoperto che la futura mamma si avvicina a questo evento con un atteggiamento del tutto diverso.

All’inizio Anna Maria pensava che forse fosse solo una fase. Forse aveva paura, era agitata, e si nascondeva dietro alle battute. Ma tutto è diventato chiaro quando ha scoperto che sua figlia passava ore a cercare su internet una tata… per un neonato! Il bambino non è ancora nato, e lei già pensa a a chi affidarlo.

— Caterina, ma sei impazzita? Che tata! Con un neonato devi esserci tu! Devi stabilire il ritmo, l’allattamento, il legame! Non è un gattino a cui butti i croccantini e basta!

— Mamma, tu non capisci. In Europa tutti hanno una tata fin dalla nascita. La mamma non è una schiava. Anch’io ho diritto di vivere. Basta mettersi il marsupio e via! Al giorno d’oggi tutti portano i bambini ovunque, la vita continua!

Quelle parole hanno spezzato il cuore di Anna Maria. Ai suoi tempi si partoriva giovani, a diciannove, vent’anni. Ma nessuno pensava che fosse un ostacolo. Anzi, era la vita stessa. Le notti insonni, la corsa dal lavoro per tornare dal bambino, i sacrifici per comprare il latte in polvere e il sapone per neonati. Non c’erano Instagram né servizi fotografici in ospedale. C’era l’amore, la paura, la responsabilità. E la felicità, vera, non messa in scena. E ora…

Tutte le cose per il bambino sono state acquistate solo perché Anna Maria ha insistito. Lei e la nonna del marito hanno trascinato Caterina per negozi, a scegliere passeggini, culle, body. Caterina acconsentiva, ma con indifferenza, solo per toglierseli di torno. Tutto è stato lavato, stirato, sistemato… e tutto dalle nonne. Mentre la figlia sognava le vacanze di Capodanno.

— Io e le amiche pensavamo di andare al ristorante il primo dell’anno, se tutto va bene. Non è che adesso sono in prigione!

Anna Maria non ha retto. Ha detto tutto a sua figlia, senza mezzi termini. Che non ci si comporta così. Che la maternità non è una passeggiata, ma una responsabilità enorme. Che un neonato non è un giocattolo. Che non si può pensare alle foto se ancora non si è visto il parto, le notti insonni, le coliche, le prime gocce di latte. Che una madre è prima di tutto l’anima del bambino, non solo chi lo nutre.

Ma a Caterina quelle parole sono entrate da un orecchio e uscite dall’altro.

— Dai, mamma, esageri. Oggi è tutto diverso. Abbiamo altri valori. L’importante è essere felici, e le mamme felici sono quelle belle.

Anna Maria, ogni sera, si chiede: dove ho sbagliato? L’ho viziata troppo? Non le ho insegnato l’essenziale? O è semplicemente questo il nostro tempo, un’epoca in cui le donne diventano madri prima, e forse crescono dopo?

Eppure, spera. Spera che quando Caterina vedrà quel piccolo fagottino in ospedale, quando stringerà il suo ditino minuscolo, quando si sveglierà di notte per il suo pianto… qualcosa scatterà. Non saranno più i saloni di bellezza al primo posto, ma quel piccolino per cui lei sarà l’intero universo.

Per ora, Anna Maria prega. Per sua figlia. Per il nipotino. E perché nel cuore della sua bambina ormai cresciuta si risvegli una maternità vera, non fatta di foto, ma d’amore.

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