Voleva solo adottare il figlio della sua ex moglie, ma scoprì che era suo figlio biologico…

Oggi rileggo queste pagine con il cuore che ancora batte forte. Quando Giulia mi lasciò, mi sembrò che il sole avesse smesso di splendere per sempre. Sei anni insieme, quattro dei quali sotto lo stesso tetto. L’amavo con tutta l’anima, fino a sentire un dolore fisico nel petto. Ma lei scelse un altro. Uno più ricco. Le promise un appartamento nuovo, una vita agiata e libertà dai sacrifici quotidiani. Io rimasi solo. Distrutto.

Mi buttai nel lavoro, cercando di anestetizzare il dolore. Tornavo a casa solo per dare da mangiare al mio gatto, Leo. Gli amici sparirono, gli hobby anche. Ma dopo due anni diventai dirigente di reparto, poi aprii la mia attività. Solo allora il dolore cominciò ad attenuarsi. Ritrovai il tempo per vivere, per le persone. Per me stesso.

Poi un giorno arrivò la notizia terribile: Giulia era morta. Il marito, quel cosiddetto “ricco”, la picchiava, e durante una lite cadde male, in modo fatale. Restava un bambino piccolo, destinato all’orfanotrofio. Non ci pensai due volte: andai da lui.

Lo trovai seduto in un angolo, il viso nascosto tra le braccia, che piangeva. Piccolo, indifeso, annientato. Come se il mondo intorno a lui si fosse spento. Non potei restare a guardare. Iniziai a visitarlo ogni giorno: gli portavo giocattoli, dolci, stavo seduto accanto a lui in silenzio. Piano piano si aprì, cominciò a fidarsi. E allora presi la decisione: l’avrei adottato. Amavo ancora Giulia, come avrei potuto abbandonare suo figlio?

Dopo due settimane venne a vivere con me. Un anno dopo, non riuscivo più a immaginare la mia vita senza di lui. Era mio figlio nell’anima: allegro, intelligente, buono. Giravamo il mondo insieme, ci divertivamo sulle giostre. Poi, al compleanno di un amico, sentii una frase che mi gelò il sangue:
“Ma sei sicuro che non sia tuo figlio? Ti somiglia tantissimo…”

Scoppiai a ridere:
“No, Giulia me l’avrebbe detto.”
“E se non lo sapeva nemmeno lei?”

Quel pensiero mi tormentò. Feci il test del DNA. Il risultato? Positivo. Era mio figlio. Mio, per sangue.

Non sapevo cosa provare: gioia, dolore, colpa. Non sapevo di averlo concepito. E Giulia… forse non lo sapeva nemmeno lei. O forse aveva scelto di tacere.

Adesso capivo perché quel bambino mi era sembrato così familiare fin dall’inizio. Perché si era affezionato proprio a me. Non avevo solo salvato un figlio di un altro dall’abbandono. Avevo riportato a casa il mio sangue. Il passato non si può cambiare, ma ora ho la possibilità di ricominciare—per mio figlio, per la memoria di Giulia, per me.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

one × 2 =

Voleva solo adottare il figlio della sua ex moglie, ma scoprì che era suo figlio biologico…