Appartamento Privato: Libertà dalla Parentela

L’appartamento di Giulia — e zero parenti

Giulia stava lavando i piatti quando suonò il campanello. Sulla porta, come un fulmine a ciel sereno, c’era sua suocera.

— Ciao, Giuliè — disse con falsa dolcezza Nella Renata. — Ho deciso di farvi visita. Sono venuta a trovarti!

Giulia la invitò in cucina, mise l’acqua sul fuoco e chiamò il marito:

— Enzo, è arrivata tua madre!

Pochi minuti dopo, tutta la famiglia era seduta al tavolo. La suocera mescolava lentamente lo zucchero nel tè, lanciando occhiate all’altezza delle nozze a Giulia, che ormai aveva imparato a riconoscere dietro quello sguardo l’inizio di una manipolazione.

— Sai, Enzino — iniziò Nella Renata — Marco ha chiesto a Michelina di trasferirsi da lui ancora prima del matrimonio!

— Be’, è fritto — fece Enzo ridacchiando. — Michelina gli farà vedere i sorci verdi. Di pace non ne vedrà mai!

— Ti sbagli! — ribatté la suocera con orgoglio. — Michelina è diversa. È modesta, intelligente, non come certe altre…

Giulia colse lo sguardo. Il sasso, come sempre, era diretto verso di lei. E ancora una volta, fece finta di non averlo notato.

— E sai cos’altro ha fatto Marco? — annunciò trionfante la suocera, alzando un dito. — Le regalerà un appartamento! Per il matrimonio! Un vero uomo!

Enzo fece una smorfia.

— Vediamo cosa le regalerà davvero. Finché non vedo le carte, non ci credo.

— Ecco cos’è una scelta giusta! — continuò Nella. — Tu, invece, hai una moglie con l’appartamento, ma non sei neanche tra i proprietari.

Giulia uscì dalla stanza. Il cuore le si strinse. La solfa di sempre: “registra metà”, “dov’è la giustizia”, “siamo una famiglia”. Ormai erano sposati da un anno, e da un anno Nella Renata cercava di spillare anche solo un centimetro quadrato dell’appartamento del genero.

Anche Enzo aveva iniziato a insistere: diceva che lo prendevano in giro, un uomo senza casa. Eppure aveva comprato la macchina, fatto i lavori, comprato i mobili… ma tutto era ancora “di lei”.

— Nessuno ti ha ingannato, Enzo — rispondeva Giulia. — Non hai sposato un appartamento, hai sposato me. O no?

Lui taceva. Fino alla prossima visita di sua madre.

Quando arrivò la zia autoritaria di Enzo, lui iniziò a raccontare favole.

— Sì, abbiamo comprato l’appartamento. Con i miei soldi, soprattutto — dichiarò convinto.

Giulia rischiò di strozzarsi con il caffè. Le bugie scorrevano come il fiume Po. Tacque. Non per lui, ma per se stessa.

Poi arrivò l’amico Sandrone. Enzo mise di nuovo la coda di pavone:

— Entra pure, sei a casa tua. L’appartamento è mio e di Giulia!

— Bravo! — disse l’amico, ammirato. — Ti sei sposato, hai comprato casa. E la macchina che ti sei preso, che spettacolo!

Giulia lo guardava senza credere ai suoi occhi. Dov’era finito il ragazzo semplice e gentile con cui era uscita?

Fece le valigie e andò dai suoi genitori.

— Mamma, non ce la faccio più. Mi sento una moglie o un investimento? Si è sposato solo per l’appartamento…

— Pensa bene, cara. Ma l’appartamento a nessuno, capito? Nemmeno un millimetro!

Giulia tornò a casa. E poco dopo, la suocera si presentò di nuovo. Senza avvisare, scarmigliata, con le lacrime agli occhi.

— Enzo, disastro! Michelina, Marco l’ha lasciata. Niente più matrimonio. E si è riempita di debiti: macchina, vestiti, telefono…

— E noi che c’entriamo? — si confuse Enzo.

— Dobbiamo aiutarla. Che Giulia registri metà dell’appartamento a te. Lo ipotechi, paghiamo i debiti. Poi restituiamo tutto!

Giulia rimase senza parole. Ma si riprese in fretta.

— Mai! Questo appartamento è un regalo dei miei genitori. E non ci metterete nemmeno un dito sopra!

— Senza cuore! — urlò Nella.

Giulia entrò in camera, ma origliò mentre madre e figlio sussurravano vicino alla porta.

— Ho fatto tutto, figliolo. Ma lei non ne vuole sapere…

— Proverò a inventarmi qualcos’altro — disse cupo Enzo.

Giulia spalancò la porta:

— Inventate! Inventate pure altro! Ma sappiate che di questo appartamento non avrete nulla. Nemmeno un mattoncino. Se volete vivere del vostro, lavorate, come tutti!

Il giorno dopo, Enzo se ne andò a vivere con sua madre.

Giulia chiese il divorzio. L’aveva capito tardi, ma meglio tardi che consegnare tutto a loro. Perché l’appetito degli altri non finisce mai. Ma la dignità, quella è unica.

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