La Casa in Cui Dimora l’Autunno

12 Ottobre 2023

La casa dove sospira l’autunno

Quando Beatrice venne a sapere che la madre era morta, non pianse. Solo spense il telefono, infilò i guanti e si sedette sulle scale tra il terzo e il quarto piano. Lì, dove la lampadina tremolava come un cuore stanco e i muri erano scarabocchiati di numeri di telefono e frammenti di parole. Nessuno saliva, nessuno scendeva. Solo il suo respiro—rotto, pesante—e il ronzio sordo delle tubature disturbavano il silenzio. L’aria si fece spessa, quasi appiccicosa, come se il mondo avesse smesso di girare per un attimo, schiacciandola contro il cemento freddo e sussurrandole: “Ricorda questo momento. È più importante di tutto.”

Non parlavano da cinque anni. Da quella notte d’inverno in cui sua madre, con in mano il terzo bicchiere di vino, la guardò a lungo con occhi spenti e le disse: “Tu scegli sempre le persone sbagliate.” Non era un rimprovero, ma lo sfogo di chi non ce la faceva più—come un sospiro dopo anni di silenzio. Beatrice, quella volta, scelse sé stessa. Per la prima volta. Se ne andò. Affittò una stanza in una città lontana. Ricominciò da capo. Non litigarono mai, non urlarono—semplicemente il filo si spezzò. Il silenzio divenne la loro compagna—pesante come una coperta logora, che non butti via ma non usi più. Impregnò tutto: le feste, i malanni, i compleanni dimenticati.

Fu la vicina a chiamare l’agenzia di pompe funebri. La voce era stanca, quasi estranea: “Diceva sempre che, se qualcosa fosse successo, tu saresti venuta lo stesso.” Nell’intonazione c’era compassione, mescolata a un dolce rimprovero, come uno sguardo che non si può evitare. Come se sapesse più di quanto dicesse, avesse visto tutto quello che accadeva oltre quelle mura.

La casa la accolse con un silenzio gelido, in cui sembrava nascondersi un’ombra. La porta cigolò aprendosi, come se sua madre la tenesse ancora dall’altra parte—non con rabbia, ma con una quieta speranza, o forse un rimprovero. Nell’ingresso, un odore di autunno: mele, erba secca, qualcosa di familiare e indefinibile. Un profumo vivo, ma intriso di vuoto, come l’eco di un calore scomparso. Tutto era al suo posto: la tazza della sua infanzia con il bordo scheggiato, la pila ordinata di riviste, la coperta sul divano sistemata con la stessa precisione di vent’anni prima. Solo la polvere copriva tutto, uniforme come neve, testimone di giorni in cui nessuno viveva più, ma tutto aspettava ancora.

In camera trovò una scatola con su scritto: “Da conservare”. Di cartone, semplice, un po’ deformata dall’umidità. Dentro, lettere. Non le sue—a lei. Mai spedite. Legate con uno spago, scritte con la grafia precisa ma tremula di sua madre. Scriveva ogni mese. Su pezzi di carta, cartoline vecchie, moduli con timbri sbiaditi. Parlava di sé. Della casa. Di quanto le mancasse. Del dolore alle ginocchia. Del ciliegio in fiore fuori dal cancello. A volte—di quanto fosse arrabbiata, di come non capisse, non riuscisse a perdonare. Altre—di quanto temesse che Beatrice non sarebbe tornata, che tutto quello che rimaneva fosse quella scatola. Erano come un dialogo con il vuoto, una conversazione che sua madre aveva tenuto da sola. Beatrice leggeva, e a ogni riga le mani le tremavano sempre di più. In quelle parole c’era tutto quello che non si erano mai dette. Tutto quello che, forse, non si poteva più aggiustare. Ma che esisteva.

Rimase quattro giorni. Non per necessità, ma per un bisogno interiore di completare ciò che era rimasto incompiuto. Sistemò la legna nel capanno—vecchia, umida, ma ancora buona. Tappò le fessure delle finestre—le cornici cigolavano, ma resistevano. Trovò in dispensa la ricetta della marmellata di sua madre—di mele, con una manciata di menta—e la preparò nella vecchia pentola con i margheriE poi, mentre chiudeva la porta alle spalle per l’ultima volta, sentì che qualcosa dentro di lei si era finalmente sistemato, come le foglie che a novembre trovano la loro pace sulla terra.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

1 × 5 =

La Casa in Cui Dimora l’Autunno