Il cammino verso il cuore attraverso le tempeste

Ecco la storia adattata alla cultura italiana:

La vita di Bianca stava crollando come un castello di carte. Il divorzio dal marito l’aveva lasciata senza terra sotto i piedi, e così, raccolti i pezzi del suo passato, era tornata nel suo paesino ai margini della provincia di Cuneo. La sua unica ancora era la nonna Rosa, che adorava Bianca e suo figlio Matteo.

“Matteo è l’immagine di suo padre, Davide,” diceva Bianca con un sorriso amaro. “L’unica cosa bella rimasta da quel matrimonio, come una luce nella notte.”

“Te l’avevo detto di non metterti con quel buono a nulla,” borbottava la nonna, scuotendo la testa. “Si capiva subito: un tipo volubile e con la passione per la bottiglia. Se comincia giovane, finisce male. E tu continuavi a ripetere: ‘Amore, amore!’ come se avessi perso la ragione.”

“Che senso ha rimuginare ora, nonna?” sospirava Bianca. “Me lo ripeterai per tutta la vita? Almeno abbiamo Matteo, ed è la cosa più importante.”

“Non ti abbattere, tesoro,” la nonna la stringeva a sé. “Non dirò più una parola. Guardati: sei una bellezza! Dove troverà un’altra come te, quel tuo Davide? Uno scemo, punto e basta.”

“A scuola metà della classe mi correva dietro,” Bianca si sistemava i capelli senza pensarci, “ma ora non ho voglia di storie. Non mi fido più di nessuno. All’inizio sono tutti dolci, e poi…” faceva un gesto vago con la mano.

“Non tutti sono come il tuo ex,” ribatteva Rosa. “Prendi Luca, per esempio. Ti ricordi come impazziva per te? Un ragazzo d’oro: lavoratore, senza vizi. E ancora single. L’ultimo della vostra classe a non essersi sistemato,” la nonna strizzava l’occhio con malizia.

“Oh, nonna, non ricominciare,” scuoteva la testa Bianca. “Non voglio pensare a nessuno. Devo preparare Matteo per la scuola, sistemare la casa. I miei genitori, appena sono partiti per la città, sono rimasti là a lavorare in fabbrica. Ora tocca a me occuparmi di tutto. E aiutare te…”

“Aiutare è una cosa buona,” annuiva la nonna, “ma non c’è fretta. Sistemati prima tu. Io? Sono viva, cammino, settant’anni non sono una condanna. Vedere te e Matteo è già una felicità. E i tuoi genitori non ci abbandoneranno, ci aiuteranno. Magari torneranno qui una volta in pensione. E vivremo tutti insieme: voi nella casa grande e io nella mia casetta accanto.”

“Oh, nonna, sei la nostra chioccia,” Bianca la stringeva forte e le dava un bacio sulla guancia.

“Ma pensaci, a Luca,” Rosa le dava una leggera pacca sulla spalla, come faceva da piccola. “Gente come lui non si trova per stagna.”

Bianca si era ormai sistemata nel paesino da tre mesi. Luca, il trattorista del posto, non la perdeva di vista. Lui, come Rosa, considerava il matrimonio di Bianca un errore da cui ancora non si era ripresa. Chissà come e quando si erano messi d’accordo con la nonna, ma capitava spesso di incontrarli insieme al mercato o alla posta. Rosa sussurrava aggiornamenti su Bianca e Matteo, lamentandosi che la nipote fosse ancora sola.

Luca arrossiva, sospirava, ma aveva paura di un nuovo rifiuto. Vedendo i suoi dubbi, la nonna lo incoraggiava:

“È cambiata, Luca. Ha capito molte cose. La bellezza non è tutto, non si vive di aria. E tu sei perfetto per la vita: affidabile, pratico, premuroso…”

“E non proprio un Adone,” sorrideva Luca, ma subito si faceva serio. “La amo ancora, Rosa. Tutti questi anni ho pensato solo a lei.”

La nonna si commuoveva e prometteva di aiutarlo.

“Ma non avere fretta, caro. Non forzarla. Non è ancora passato tanto dal divorzio, solo un anno e mezzo. Dalle tempo,” lo consigliava.

“E se qualcun altro se la porta via?” si preoccupava Luca. “L’ho già persa una volta. Non voglio ripetere l’errore. Farò di tutto per averla.”

“Allora ascoltami,” sorrideva maliziosamente la nonna. “Aiutala con le faccende, ma senza insistere. Non mostrare i tuoi sentimenti, resta discreto. Poi si vedrà.”

“Ma che psicologa che sei, Rosa!” rideva Luca. “Funzionerà davvero?”

“Eccome!” lo rassicurava. “E io farò una parolina per te. Ma ricordati: se la fai soffrire, mi spezzerai il cuore.”

Luca annuiva, e dentro di sé si sentiva già benedetto, come se avesse già ottenuto il sì di Bianca.

La primavera avanzava. Nei giardini e negli orti, i solchi neri erano pronti per la semina, e le gazze passeggiavano con aria importante. Una mattina Bianca sentì il rumore di un trattore davanti a casa. Uscita in cortile in ciabatte e con una giacca vecchia addosso, esclamò:

“Luca, ma che succede? A chi è tutta questa torba?”

“Per te, ovvio!” borbottò lui, scendendo dal trattore. “L’ha ordinata la nonna. Ha detto di portartela e basta. Apri il cancello. Aspetta, ma come esci vestita così? Vai a metterti qualcosa di pesante, prendi freddo!” Aprì lui stesso il cancello, entrò con cautela e scaricò la torba vicino alla recinzione.

“Quanto ti devo?” Bianca cercava il portafoglio.

“Niente. Alla nonna, da pensionata, è gratis. Tieni i soldi,” tagliò corto Luca, dandole un’occhiata fugace prima di ripartire.

Il giorno dopo, suo fratello minore, uno studente di nome Paolo, passò quattro giorni a spargere la torba nell’orto, senza volere un centesimo.

“Ho i miei conti con il fratello,” disse scrollando le spalle. “Se ha detto di non prendere nulla, non prendo.”

“Ma che sta succedendo?” esclamò Bianca. “Mi avete promossa a veterana? Siamo sotto il comunismo?”

La nonna confermò la versione di Luca, raggiante.

“Ecco le tue aiuole pronte per la primavera. La torba renderà il terreno fertile per anni. Pianta quello che vuoi.”

Una settimana dopo, Luca portò un carico di letame, ammucchiandolo dietro il giardino e coprendolo con un telo.

“Tienilo,” disse serio. “Ringrazia che te lo do gratis.”

“Grazie, Luca,” sorrise Bianca. “Non sapevo fossi così pratico. Vuoi fermarti per un caffè? Ho fatto le ciambelle al formaggio.”

Luca quasi saltò dalla gioia, ma ricordando i consigli della nonna, rispose con calma:

“Un’altra volta. Ho un sacco di lavoro, troppe consegne. Prendi, questo è per Matteo,” le porse una barretta di cioccolato. “Tutti mi regalano dolci, ma io non li mangio. Non so dove metterli.”

Bianca lo guardò con affetto, accettando il regalo.

“Grazie. Io, la nonna e Matteo ti aspettiamo per un caffè, quando avrai tempo.”

Luca tornò a casa cantando a squarciagola nel trattore. Il suo cuore era pieno di felicità. E Rosa notava come Bianca si stesse sciogliendo. Evitava di parlare di Luca, ma sorrideva quando la nipote menzionava la sua gentilezza e generosità.

Poco dopo, davanti alla casa diPoco dopo, davanti alla casa di Bianca apparve una montagna di sabbia, e Luca, lavorando sotto il sole primaverile, non riusciva più a nascondere il sorriso mentre ripensava alle sue parole.

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