Turbamento Familiare

Disaccordo familiare

Marta aveva deciso di fare una pulizia approfondita mentre sua figlia Giulia era in visita dai nonni in un piccolo paese vicino a Verona. Aveva lavato le finestre fino a farle brillare, pulito i tappeti e spolverato ogni mensola. All’improvviso, il silenzio fu rotto dal suono del telefono. Era Giulia, la sua voce tremante per le lacrime:

«Mamma, vieni a prendermi, per favore!»

«Tesoro, cosa è successo?» chiese Marta, sentendo il cuore stringersi per un brutto presentimento.

«Passa la nonna!»

Un attimo dopo, la voce di Rosa, la madre di Marta, risuonò dall’altra parte.

«Mamma, che succede?» gridò quasi Marta.

«Oh, Marta! È tutta colpa di tua cognata! Non immagini cosa ha combinato!» Rosa, dopo un sospiro pesante, cominciò a raccontare. Marta ascoltava, e con ogni parola il suo volto si irrigidiva sempre più per la rabbia.

«Tua figlia è una maleducata!» dichiarò Luciana, la moglie del fratello di Marta, con un sorriso velenoso. «Nessun rispetto! È venuta qui e ha rovistato nel frigorifero! Ha mangiato una fetta di torta e gli yogurt che avevo comprato per i miei figli! Quindi, se non ti dispiace, risarciscimi. Passerò a prendere i soldi stasera.»

I rapporti tra Marta e Luciana non erano mai stati cordiali. Sette anni prima, suo fratello Marco aveva sposato Luciana, e quella scelta aveva scatenato un putiferio in famiglia. Luciana era dieci anni più grande di Marco e aveva tre figli da un precedente matrimonio.

«Figlio mio, perché questa scelta?» si lamentava Rosa. «È più grande, con tre figli! Non riesci a trovare una coetanea, senza tutto questo bagaglio?»

«Non esistono figli degli altri, mamma,» ribatteva Marco. «I suoi bambini sono fantastici, ci siamo già affiatati. E Luciana è meravigliosa, semplicemente non la conosci. Sono sicuro che finirai per apprezzarla!»

Anche Marta non capiva la scelta del fratello, ma non volle interferire. Marco era adulto, poteva decidere da solo con chi vivere.

La prima scintilla del conflitto scoppiò quando Marco presentò Luciana ai genitori. Rosa e Franco fecero di tutto per accoglierla: prepararono una tavola imbandita e comprarono un regalo per la futura nuora. Ma alla fine della cena, Luciana lasciò tutti senza parole con una domanda:

«Avete già fatto testamento?»

Rosa rimase sconcertata:

«Perché? Io e tuo suocero stiamo benissimo e contiamo di vivere ancora almeno vent’anni.»

«Bisogna pensarci per tempo,» disse Luciana senza imbarazzo. «Così i figli e i nipoti non litigheranno per l’eredità. La vostra casa è stupenda, in centro, con un ottimo restauro. Varrà un bel po’, no? Non vorrei che i nostri venissero esclusi, capisci?»

Marco fece finta di non sentire, ma Rosa chiamò subito Marta:

«Marta, ti rendi conto? È appena arrivata e già fa la padrona di casa! Chiede a chi abbiamo lasciato tutto! Perché Marco ha scelto una donna così?»

«Non immischiarti, mamma,» consigliò Marta. «Lascia che se la sbrighi da solo. Ognuno impara dai propri errori.»

Il matrimonio fu modesto, cosa che deluse profondamente Luciana. Dopo la cerimonia, non trattenne la sua delusione con la suocera:

«Potevate almeno fare uno sforzo per l’unico figlio! Questo non è un matrimonio, sembra un funerale! Niente presentatore, niente ristorante decente: un locale scadente, trenta invitati e siete contenti? Non ho nemmeno potuto comprare un vestito, l’ho noleggiato!»

Rosa perse la pazienza:

«Perché dovremmo preoccuparcene noi? Siete adulti, dovete guadagnarvi la festa, non mendicarla dai parenti. A proposito, tua madre non poteva aiutare?»

«Mia madre è in pensione,» tagliò corto Luciana. «Da dove dovrebbe prendere i soldi? Voi invece lavorate entrambi, non credo che non abbiate risparmi!»

Luciana litigava non solo con la suocera. Anche con Marta i rapporti si erano incrinati. Era gelosa della cognata, e ogni incontro finiva con frecciatine:

«Come fa tuo marito a lasciarti andare al lavoro vestita così?» sibilò Luciana, scrutandola dalla testa ai piedi. «Dove lavori? In un centro estetico? Come tratti i clienti?»

«Cosa c’è che non va nel mio aspetto?» ribatté Marta. «Non indosso minigonne, a differenza tua. E mio marito si fida di me, per questo mi lascia andare.»

«Non so,» continuò Luciana con tono tagliente. «Labbra gonfiate, ciglia finte… Una donna sposata dovrebbe essere più modesta. Prendi esempio da me: io non do mai a Marco motivo di gelosia. Vero, tesoro?»

Luciana era famosa per la sua mancanza di tatto, vivendo secondo il motto: «Purché io stia bene, gli altri possono anche soffrire.» Poteva lasciare i suoi tre figli a casa della suocera o di Marta a qualsiasi ora:

«Io e Marco abbiamo bisogno di tempo per noi,» dichiarava. «Con i bambini in casa non c’è privacy. Li ripasso a prendere domani.»

All’inizio, sia Marta che Rosa accettavano, per evitare conflitti con Marco. Lui reagiva male alle critiche alla moglie:

«Non capisco perché vi comportate così con Luciana,» si arrabbiava. «Non potete darle una mano e badare ai bambini? Anche noi abbiamo bisogno di riposo! Mamma, questi sono anche i tuoi nipoti! E tu, Marta, sei loro zia. Pretendo rispetto per la mia famiglia!»

Rosa e Franco evitavano scontri aperti per non perdere il figlio. Ma non capivano perché dovessero occuparsi dei figli di un’altra donna, che non sentivano come nipoti. Luciana invece era convinta che i suoceri dovessero aiutare i suoi figli.

Prima di Natale, chiamò i parenti con un ultimatum:

«Aspettiamo i regali! E non robaccia, ma cose di valore! Il più grande vuole un telefono nuovo, il medio un tablet, il piccolo un set di costruzioni. E deve essere Lego originale, non cinesate!»

Luciana chiedeva spesso prestiti ai parenti e non li restituiva mai. All’inizio, Marta e i genitori cedevano, ma le richieste aumentavano. Una volta chiamò Marta:

«Tuo marito ha ricevuto lo stipendio?»

«Sì,» rispose Marta. «Perché?»

«Perfetto! Io e Marco abbiamo bisogno di mille euro. Me li presti?»

Marta aveva i soldi, ma non voleva trattare con la cognata: sapeva che non li avrebbe mai rivisti.

«Mi dispiace, non posso,» rifiutò. «Devo comprare il cappotto a Giulia per l’inverno, abbiamo risparmiato per mesi.»

«Non fare storie, Marta!» si infuriò Luciana. «Ci sarà tempo per vestire Giulia! Noi abbiamo bisogno ora!»

«Per cosa ti servono tutti questi soldi?» chiese Marta. «Se è qualcosa di serio, ne parlo con mio marito.»

«Ho visto degli stivali di marca in saldo, sconto del venti per cento! Temo che qualcuno me li rubi! Quando passo a ritirare?»

«Senti, Luciana, non se ne parla,» tagliò corto Marta. «Pensavo fosse un’emergenza, e invece stivali… E tra l’altro, devi ancoraMarta posò il telefono e si lasciò cadere sulla sedia, finalmente decisa a chiudere per sempre ogni rapporto con Luciana e Marco.

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