Percorsi Diversi

In un piccolo borgo circondato da oscuri boschi di pini e campi grigi, dove il vento spingeva foglie secche per le strade, la vita scorreva lenta, come un fiume in pianura. Verso la fine della giornata lavorativa, squillò il telefono di Matteo. La suoneria scelta dalla sua ragazza, Beatrice, spezzò il silenzio. Rispose e sentì la sua voce:

“Matteo, sono al salone di bellezza. Vieni a prendermi, sai dove.”

“Va bene, arrivo presto,” rispose lui brevemente e riagganciò.

Matteo sapeva che Beatrice passava almeno due ore al salone, così non si affrettò. Dopo il lavoro, parcheggiò l’auto vicino al salone e, deciso a ingannare l’attesa, entrò in un bar lì vicino.

“Mi chiamerà quando ha finito,” pensò, sedendosi a un tavolo. Il cameriere prese subito l’ordine.

Mangió, scorse le notizie, guardò qualche video, ma Beatrice non chiamava. “Chissà quanto spenderà oggi,” gli passò per la mente. Non era lei a pagare, ma suo padre, un uomo d’affari influente la cui ricchezza sembrava infinita. Beatrice non conosceva il significato del risparmio.

Stavano insieme da sette mesi, a volte vivevano nel suo modesto bilocale. Ma quando Beatrice si stancava di quella “modestia”, tornava dai genitori nella loro lussuosa villa fuori città. Figlia unica, non aveva mai conosciuto un rifiuto. Aveva presentato Matteo ai suoi genitori, ma la madre, Ginevra, lo guardava dall’alto in basso. Un semplice programmatore, ventisette anni – che poteva offrire? Beatrice, però, aveva convinto la madre a non interferire, e lei si limitava a essere distante, senza commenti. Matteo si sentiva un estraneo in quella casa.

Iniziava a capire che Beatrice non era la donna dei suoi sogni. Ma l’idea del matrimonio lo perseguitava, specie dopo le parole di suo padre: “Se rendi felice mia figlia, ti coprirò d’oro. Se la deluderai, te ne pentirai.” Il messaggio era chiaro.

Beatrice era capricciosa, ma di una bellezza accecante. Matteo non capiva perché passasse tanto tempo dal parrucchiere – era già perfetta così. Intelligente, con senso dell’umorismo, ma arrogante e viziata dal denaro paterno. La sera prima aveva detto:

“Matteo, tra dieci giorni partiamo per le Maldive. Papà paga tutto. Sono stanca, voglio riposarmi.”

“E di cosa sei stanca? Non lavori,” aveva risposto lui, stupito.

“Papà sistemerà il tuo lavoro, non preoccuparti.”

Le sue parole lo irritavano. La loro relazione diventava sempre più complicata. Matteo sentiva che erano di mondi diversi, ma pensava ancora di sposarla. Perso nei pensieri, all’improvviso sentì una voce:

“Matteo, sei tu?” Un uomo gli sorrideva come a un vecchio amico.

“Luca?” Matteo balzò in piedi, riconoscendo l’amico d’infanzia. “Non ci credo! Sono passati dodici anni?”

“Ti sei fatto uomo, fratello!” Luca gli diede una pacca sulla spalla. “Hai un’aria importante.”

“E tu non sei più un ragazzino,” rise Matteo. “Cosa ci fai qui?”

“Aspetto mia sorella, Chiara. Studia al conservatorio, è all’ultimo anno. Oggi ha un concerto, ma io non reggo la musica classica, così sono venuto qui,” spiegò Luca sorridendo.

“Chiara? Come sta?” si animò Matteo.

“Un talento! Una ragazza semplice di campagna, entrata al conservatorio senza raccomandazioni,” disse Luca con orgoglio.

“Vorrei vederla!” esclamò Matteo.

“Fra mezz’ora la chiamo, andiamo a prenderla. Se non sei occupato, unisciti a noi. Sei solo?”

“Aspetto Beatrice, la mia fidanzata. È al salone, arriverà presto.”

“Perfetto, passeremo con Chiara,” promise Luca prima di allontanarsi.

Matteo si immerse nei ricordi: l’estate dalla nonna in campagna, dove vivevano Luca e Chiara. Il loro cortile con meli, il lago, il fiume. Pesce alla griglia, canti intorno al falò. Chiara, una ragazzina magra con due trecce scure, era stato il suo primo amore. “Chissà com’è adesso,” pensò, sorridendo senza rendersene conto.

“Sorridere al nulla è da sciocchi,” disse la voce di Beatrice.

“Finalmente,” Matteo la osservò, cercando di capire cosa fosse cambiato in tre ore di salone.

“Come sto?” chiese lei, civetta.

“Niente male,” rispose lui.

“Niente male?!” sbottò Beatrice. “Sai quanto costa questa manicure e il trucco? Sono irresistibile, vero?”

“Come sempre,” annuì Matteo, per evitare litigi.

“Andiamo a casa mia, ci aspettano degli ospiti,” annunciò lei.

“Non posso, ho un impegno con degli amici d’infanzia. Arriveranno tra poco.”

Beatrice fece il broncio, pronta a fare una scenata, ma Luca e Chiara entrarono nel bar. Lei corse da Matteo e lo abbracciò:

“Matteo, quanti anni! Sei diventato un uomo, che bello!”

Lui rimase senza parole, colpito dalla sua bellezza – semplice, luminosa, con occhi caldi e castani. Non voleva lasciarla andare, ma Beatrice disse con freddezza:

“Salve.”

“Questa è Beatrice, la mia fidanzata,” si affrettò Matteo. “Loro sono Luca e Chiara.”

“Ciao, bella,” sorrise Luca.

I tre chiacchierarono di ricordi, mentre Beatrice taceva, ignorandoli con aria sprezzante. Matteo ripensava ai meli, al lago.

“Meglio alle Maldive sotto l’ombrellone,” interruppe Beatrice. “E la piscina di papà è più grande del vostro laghetto.”

“Ci sono pesci lì dentro?” la beffò Luca.

“Nei ristoranti dove mangio pesce fresco,” replicò lei con sdegno.

La conversazione si spense. Chiara propose:

“Matteo, vieni a trovarci in campagna.”

“Certo,” rispose lui, dando un’occhiata a Beatrice. “Ci passo il weekend.”

Beatrice sbottò:

“Va bene, verrò con te in quel buco.”

“Meglio di no,” si turbò Matteo. “Ci sono zanzare, boschi, il lago. Morirai di noia.”

“Prenderò dell’acqua minerale, lì non c’è acqua buona,” borbottò.

“E un bagno chimico col microonde,” replicò lui sarcastico.

In campagna furono accolti con calore. Una tavolata sotto i meli, carne alla griglia. Matteo si sentì vivo come ai tempi dell’infanzia. Beatrice invece non smetteva di lamentarsi:

“Matteo, l’erba mi punge. La carne sa di strano. Una zanzara mi ha punto. Il sole mi dà fastidio!”

“Basta, Beatrice,” perse la pazienza. “Goditi la natura o vai in casa.”

“Lì fa caldo,” brontolò, ma andò via, scappando dalle zanzare.

Sul lago, con la canna da pesca in mano, Matteo chiese:

“Chiara, hai un ragazzo?”

“No, ci siamo lasciati tempo fa. Perché me lo chiedi?” sorrise.

“Sei così… bella, spontanea,” le sfuggì.

“E talentuosa,” aggiunse Luca. “Sa anche cucinare e fare i tortellini.”

“Sì, mentre la tua fidanzata sa solo raccontare balle,” rise Chiara.

“Vero,” ammise Matteo, inaspettatamente. “Di tortellini non ne vedo l’ombra, soloMentre rientravano in città, Matteo sentì che il suo cuore aveva ormai scelto la strada della semplicità e del vero affetto.

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