Oggi ho avuto un’esperienza che mi ha lasciato senza parole.
È arrivato un invito da un vecchio amico, Luca, e sua moglie, Giulia. Si sono trasferiti in un nuovo appartamento in affitto a Bologna e hanno deciso di festeggiare. Felici dell’occasione, io e mia moglie, Sofia, abbiamo accettato con entusiasmo, portando una bottiglia di prosecco e un bel regalo: un set di bicchieri di cristallo.
Mi sono sempre chiesto perché, dopo otto anni insieme e senza figli, non avessero mai comprato casa. Lui fa il tassista, lei lavora in un salone di bellezza. Possibile che non riuscissero a permettersi un mutuo? Ma vabbè, ognuno ha le sue priorità.
Arrivati davanti al palazzo, Giulia ci ha accolto con un sorriso. Indossava un vestito elegante e tacchi alti, che affondavano nel linoleum consumato del corridoio, lasciando segni profondi. La scena era surreale: abiti da sera in un contesto di pareti scrostate e un’atmosfera grigia.
Appena entrati, ho notato il disordine. La polvere si accumulava sui mobili e nella hall c’era sabbia, come se il loro cane, Fido, fosse appena tornato dalla spiaggia. Ho cercato di non farci caso—dopotutto, eravamo lì per fare gli auguri, non per giudicare.
Poi ho aperto la porta della cucina. E mi sono bloccato.
Il tavolo sembrava la scena di un disastro. Piatti sporchi, avanzi di cibo, tovaglioli unte, ossa di pollo, barattoli di spezie aperte, una mela mezzo marcia e biscotti sbriciolati. Al centro, un vasetto di panna con qualcosa di verde e ammuffito dentro. Probabilmente lì da giorni.
Sofia ha sospirato e, senza pensarci due volte, ha chiesto: “Volete che vi diamo una mano a sistemare?” Giulia ha annuito, imbarazzata: “Sì, grazie, non abbiamo avuto tempo…”
Mentre mia moglie aiutava a pulire, ho provato un senso di tristezza. Come possono due adulti, senza bambini, lasciare che la casa diventi così? Certo, tutti hanno giornate storte, ma qui sembrava un’abitudine consolidata.
A tavola, il menù era frugale: formaggio affumicato, affettati rimasti e patatine. Tutto comprato all’ultimo minuto. Non avevo più fame, anche se ero arrivato affamato. Abbiamo brindato rapidamente e poi ci siamo congedati, inventando un impegno.
Durante il ritorno, io e Sofia abbiamo viaggiato in silenzio. Poi, a un certo punto, ha mormorato: “Io non resisterei nemmeno un giorno in quel caos.”
Non spetta a me dire come gli altri debbano vivere. Ma una cosa è certa: anche il regalo più bello perde valore se finisce in mezzo al disordine e all’indifferenza.
E voi, sareste rimasti a festeggiare in quelle condizioni?