Partito per un incontro amoroso, torna con due bambini altrui in braccio.

Molti anni fa, in un tranquillo paese della campagna toscana chiamato Castelfiorentino, accadde una storia che ancora oggi fa riflettere. Me la raccontò una vecchia amica, una certa Giovanna. In quei paesini, le voci volano più veloci del vento, ma quella vicenda lasciò tutti senza parole.

Gli sposi, Lucia e Matteo, lavoravano entrambi nell’ospedale locale. Lei, pediatra dal cuore d’oro, lui, chirurgo di talento promettente. Vivevano in armonia, con due bambini, una casa accogliente e il rispetto della comunità. Una famiglia perfetta, almeno in apparenza. Con l’arrivo dei figli, le responsabilità aumentarono, ma se la cavavano bene. Lucia si prese una pausa dal lavoro, mentre Matteo continuava a operare, a studiare, a viaggiare per convegni.

Poi, all’improvviso, come un fulmine a ciel sereno: si innamorò. Non di un’attrice famosa, né di una donna qualunque, ma di una giovane infermiera ambiziosa, sua collega. Lavoravano spesso insieme, di giorno e di notte, e a un certo punto Matteo perse completamente la testa.

Si trovò diviso tra due donne, incapace di confessare la verità a sua moglie. Aspettava il “momento giusto”, mentre la tresca si faceva sempre più intensa. Alla fine, la verità venne a galla, grazie alle chiacchiere degli altri dipendenti dell’ospedale. Quella stessa sera, Lucia gli fece preparare le valigie e lo cacciò di casa con una sola frase: «Hai fatto la tua scelta, ora vivi con le conseguenze».

Matteo se ne andò, confuso, ma alla fine andò a vivere con l’amante. Lei, astuta e determinata, non aveva intenzione di lasciarlo andare. Per legarlo a sé definitivamente, rimase incinta. E non di un solo bambino, ma di due gemelli.

Lucia, intanto, non riusciva più a lavorare nello stesso ospedale. Vedere ogni giorno la donna che l’aveva sostituita, ormai incinta, era troppo doloroso. Si licenziò e trovato un altro lavoro in una clinica privata, dove nessuno conosceva la sua storia. Lì si dedicò ai pazienti, cercando di curare anche il proprio cuore spezzato.

Poi, la tragedia. Durante il parto, qualcosa andò storto. L’infermiera non sopravvisse, lasciando i due neonati senza madre. Matteo, sopraffatto dal dolore, si ritrovò con in braccio due piccoli indifesi, senza sapere cosa fare. Notte e giorno, correva da un medico all’altro, solo, senza aiuto.

Al quinto giorno, bussò alla porta di Lucia. Tremava, con le lacrime agli occhi, e quando lei aprì, cadde in ginocchio.

«Perdonami. Sono stato un idiota. Salvali… salvami…»

Lucia rimase in silenzio a lungo. Poi, alla fine, lo fece entrare. Insieme a quei bambini che non erano suoi. Insieme a un passato che l’aveva tradita così crudelmente.

Da allora, vivono insieme. O forse, per essere precisi, in cinque, contando tutti i figli. Lucia è tornata a essere madre, questa volta anche di due piccoli che non ha messo al mondo. Lui, invece, è diventato un uomo silenzioso, piegato dal rimorso, come se avesse invecchiato vent’anni in uno solo.

Chissà se oggi sono felici o se è solo un compromesso. Ma una cosa è certa: il gesto di Lucia merita rispetto. Ha perdonato. Non si è voltata dall’altra parte di fronte al dolore altrui. E questa, davvero, è la forza di una donna.

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