Un peccato occasionale che non fu perdonato
— Lucia, cosa ti succede?! — esclamò Marina, spaventata nel vedere l’amica impallidire, fissando lo schermo del telefono.
— Elena è morta… — sussurrò Lucia.
— Elena? Avevi una sorella? Non me ne hai mai parlato. Era una cugina?
— No… era mia sorella maggiore. Solo che non ci parlavamo da quasi vent’anni. Io… non potevo.
— Dio santo… Quanti anni aveva?
— Nove più di me. Cinquantotto…
— Era malata?
— Non lo so, Marina… Non so nulla… — Lucia scoppiò in lacrime, lasciando cadere il telefono per terra.
Quando Lucia aveva solo tre anni, sua sorella Elena si prendeva già cura di lei come fosse sua figlia. I genitori lavoravano dalla mattina alla sera, e il peso della bambina ricadde su Elena. Erano inseparabili — Elena cresceva, e Lucia diventava grande al suo fianco.
A diciotto anni, Elena sposò Marco. Tutti lo adoravano. Soprattutto Lucia. Era innamorata di lui. Diceva sul serio che avrebbe sposato solo un uomo come lui.
La famiglia viveva in armonia, il rapporto tra le sorelle era tenero, quasi un’unica anima. Quando Elena e Marco si trasferirono a Napoli per lavoro, Lucia andava a trovarli quasi ogni weekend.
Passavano ore insieme in cucina, a rivangare ricordi, a confidarsi pensieri. Marco non si intrometteva — sapeva quanto fosse importante per entrambe.
Anche Lucia si sposò. Male. Il marito si rivelò un alcolizzato nascosto. Stava lontano dalla bottiglia per un po’, ma poi cedette. Lucia chiese il divorzio. Fu in quel momento che accadde tutto. Ciò che distrusse le loro vite.
Marco tornò nella loro città natale per lavoro. Elena gli chiese di andare a trovare la sorella:
— Sei come un fratello per lei. Parlale. Sta attraversando un momento difficile. Digli che non è sola…
— Certo, — annuì. — Ricordo quanto sia fragile dentro.
Comprò frutta, vino, i cioccolatini preferiti di Lucia. Suonò alla porta. Nessuno rispose per molto. Stava per andarsene.
Quando la porta si aprì, davanti a lui c’era lei — svuotata, con gli occhi gonfi di lacrime.
— Che bello che sei venuto… — sussurrò appena.
Si sedettero a tavola. Lucia taceva, mentre Marco cercava di tirarla su di morale, parlando di lavoro, dei figli.
Lei lo ascoltava, poi improvvisamente parlò:
— Non ce l’ho fatta, Marco. Lui beveva, si abbandonava… Come una bestia… Credevo che assomigliasse a te. Per questo l’ho sposato. Ma lui… non era affatto come te.
— Non dire così, Lucia… — disse con dolcezza. — Meriti ben altro.
Si avvicinò alla finestra. Lui la seguì, la abbracciò da dietro:
— Piangi… ti farà bene.
Si voltò, e nei suoi occhi c’era un dolore, una solitudine così profondi… Lui la strinse a sé. Non ricordò come le loro labbra si incontrarono. Non capì come finirono a letto insieme.
La mattina si svegliarono uno accanto all’altra. Marco si vestì in silenzio e se ne andò. Lucia rimase a guardare il cielo, incapace di credere a ciò che era successo.
Da quel giorno, tra loro si aprì un abisso. Nessuno seppe cosa era accaduto. Nessuno lo sospettò.
Lucia iniziò a evitare la sorella. Elena non capiva:
— Perché mi eviti? Cosa ho fatto di male?
Lucia non poteva dirle di aver tradito la sorella con suo marito. Non poteva. Voleva dimenticare, cancellare tutto. Ma nel cuore, bruciava.
Anche Marco soffriva. Amava Elena. Non l’aveva mai tradita. Fino a quella sera. Adesso viveva con un senso di colpa che nascondeva nell’angolo più oscuro dell’anima.
Passarono gli anni. Lucia si risposò, ebbe una figlia. Con Elena, nessun incontro, nessuna parola. Elena non veniva, e nemmeno Lucia. Marco si ammalò. Le cure non servivano. Lucia, saputolo, andò da lui, nonostante tutto.
Quando lo vide, il cuore le si strinse: un’ombra dell’uomo che era stato, magro, con gli occhi spenti. Lui distolse lo sguardo, non riuscì a guardarla.
Dopo che se ne fu andata, chiamò Elena:
— Perdonami, ti prego… — sussurrò. — Devo confessarti una cosa. Ti ho tradito. Una volta sola. Con Lucia… tanto tempo fa…
Elena si irrigidì. Poi si alzò lentamente e uscì dalla stanza. Quel giorno non tornò più da lui.
Quella notte, Marco morì.
Elena attraversò il lutto in silenzio. Due giorni dopo, quando Lucia suonò alla porta, fu lei ad aprire. Il suo volto era di pietra.
— Perché sei venuta? Anche tu a chiedere perdono? — le disse con rabbia.
— Cosa vuoi dire con «anche»?.. — Lucia impallidì.
— Lui mi ha detto tutto. Mi hai tradita. E poi hai finto che non fosse successo niente. Vattene. Non sei più mia sorella!
— Elena… almeno per il funerale…
— Non c’è posto per te, — sbatté la porta in faccia.
Lucia scappò per strada come una pazza. Il cuore le batteva forte. Gli occhi pieni di lacrime. Tornò, bussò, chiamò. Nessuno aprì.
Proò ancora per sei mesi. Lettere, telefonate. Nessuna risposta. Una volta Elena richiamò:
— Un’altra lettera e dirò a tutti chi sei davvero. Sparisci dalla mia vita.
Lucia sparì.
Passarono vent’anni. Nessuna chiamata, nessun incontro. E ora, dopo tanto tempo, quando Lucia si era finalmente lasciata andare — era andata a trovare un’amica — arrivò il messaggio: Elena era morta…
Lucia andò a salutarla per l’ultima volta.
I nipoti la accolsero. Uomini adulti, distanti. Le dissero che la madre aveva sofferto a lungo, in silenzio. Di Lucia, non aveva mai parlato.
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