La verità amara: dramma nel silenzio

**Il sapore amaro della verità: un dramma nel silenzio di Milano**

Nella cucina accogliente di un appartamento alla periferia di Milano regnava un silenzio rotto solo dal tintinnio di un cucchiaino da tè. Giulia, seduta al tavolo, sfogliava le notizie sul telefono sorseggiando una tazza di tè profumato. Dalla stanza da bagno uscì suo marito, Matteo, canticchiando sottovoce. Il suo viso brillava di una gioia strana, come se custodisse un segreto sconosciuto agli altri.

«Cos’hai che sei così contento?» chiese Giulia, strizzando gli occhi e distogliendo lo sguardo dallo schermo.

«Niente, è solo una bella giornata» rispose evasivo Matteo, versandosi del tè. Si sedette di fronte a lei con un sorriso accennato. «Giulia, hai controllato la tua posta ultimamente?»

«No, perché?» rispose lei, accigliandosi.

«Dovresti farlo. C’è una sorpresa per te» aggiunse lui con aria misteriosa, bevendo un sorso.

Giulia, presa da un brutto presentimento, afferrò il telefono. Nella casella di posta c’era una mail non letta. Aprì il messaggio, lesse il testo e si bloccò. La tazza nella sua mano tremò, versando il tè sul tavolo.

Giulia e Matteo erano insieme da otto anni. La loro storia era cominciata come tante: incontri romantici, convivenza e infine un matrimonio semplice. Insieme si erano trasferiti a Milano, ricominciando da zero. Vivevano in un appartamento in affitto, risparmiavano per comprarne uno, condividevano gioie e difficoltà.

«Tu non sai gestire i soldi» disse una volta Matteo. «Passami lo stipendio, ci penso io a quello che serve alla famiglia.»

Giulia non obiettò. Si fidava ciecamente di lui. Da quel giorno, lui prese il controllo delle finanze. Grazie alla sua oculatezza, ottennero un mutuo e poi comprarono un terreno per una casetta in campagna. Non vivevano nel lusso, ma con stabilità. Matteo le dava qualche soldo per le piccole spese, e Giulia sapeva che lui non si concedeva eccessi.

Quando tutto cambiò, non se ne accorse subito. Un giorno, Matteo tornò da lavoro prima del solito, il viso serio.

«Giulia, mia madre verrà a vivere con noi» annunciò. «È dura per lei stare da sola. Possiamo sistemarla nella casetta? È solida, e ci sono negozi vicini.»

«Certo» rispose Giulia. Con sua suocera, Maria Teresa, aveva un rapporto tranquillo, ed evitavano litigi con la famiglia.

Una settimana dopo, la suocera si trasferì nella casetta. Giulia era sommersa dal lavoro, con mille cose da fare. Quando finalmente riuscì a andarci, rimase scioccata.

«Maria Teresa, che succede qui?» esclamò, inciampando in scatole ammucchiate sulla soglia.

«Ciao, Giulia» rispose la suocera con indifferenza. «Niente di che. Matteo mi ha detto che la casetta è mia, così ho messo via le vostre cose.»

«Tua?» Giulia sentì il sangue salirle alle tempie. «Come tua?»

«Non te l’ha detto?» sorrise Maria Teresa. «Ho dato il mio appartamento al fratello minore di Matteo. Non avevo più un posto dove stare.»

«Come?» Giulia sentì il fiato mancarle dall’indignazione.

Il fratello minore di Matteo, Davide, era sposato, ma Giulia ignorava che non avesse una casa. C’erano voci su di lui, ma le aveva trascurate.

«Così, semplicemente» scrollò le spalle la suocera. «Hanno dei bambini, mica potevano restare in strada?»

Giulia tacque. Tornata a casa con le valigie piene, si scagliò contro Matteo.

«Ci hai pensato almeno? Cosa vuol dire che hai dato la casetta a tua madre?»

«E tu che salti fuori?» sbottò lui. «È mia madre, ho il diritto di decidere.»

«E io? Io non conto niente?» urlò Giulia. «Voglio essere coinvolta nelle decisioni!»

«Ah, ora sei così indipendente!» rise amaro Matteo. «Quando servono i soldi, sono io quello sbagliato, ma se si tratta di decidere, allora vuoi comandare tu?»

Non si parlarono per una settimana. Giulia, calmata, cercò di spiegarsi.

«Voglio solo essere informata» disse piano. «Quella casetta mi piace. Non voglio regalarla, capisci?»

Matteo rimase cupo, ma tacque.

«Quando si tratta di aiutare la tua famiglia, siamo pronti» continuò lui. «Ma se aiuto la mia, è un problema?»

La lite riprese con forza. Giulia cominciò ad andare alla casetta quasi ogni giorno, sperando di costringere la suocera ad andarsene.

«Non avrei mai pensato di diventare così» si lamentò con l’amica Francesca. «La perfida nuora che tormenta la povera suocera.»

«Lott«Combatti per quello che è tuo» la incoraggiò Francesca, «altrimenti ti porteranno via tutto e rimarrai senza niente.»

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