**Il segreto che ha distrutto una famiglia**
In una graziosa cittadina affacciata sul fiume, dove di sera si accendevano i lampioni, Giulia stava sistemando la cucina. L’aroma della torta appena sfornata ancora si diffondeva nell’aria quando improvvisamente squillò il telefono. Sullo schermo apparve il nome dell’amica Chiara, con cui Giulia non parlava da anni.
“Chiara, ciao! Che piacere!” esclamò Giulia, asciugandosi le mani sul grembiule.
Dopo qualche convenevole, Chiara all’improvviso chiese:
“Giulia, tu e Luca vi siete separati?”
“No! Perché dici così?” rispose Giulia, sentendo un groppo al cuore.
“Strano, allora come spieghi questo?” nella voce di Chiara c’era un tono inquieto.
Un attimo dopo, arrivò un messaggio con una foto. Giulia lo aprì, guardò l’immagine e si bloccò, come se il mondo intorno a lei fosse crollato.
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“Diamine, ne ho abbastanza di tutto!” entrò sbattendo la porta Luca, lanciando le chiavi sul mobile nell’ingresso.
“Luca, che succede?” chiese Giulia, sorpresa. Lei tornava sempre dal lavoro prima del marito, trovando il tempo per sistemare la casa e preparare la cena.
“Che succede? Tutto!” sbottò lui, scrollandosi di dosso la giacca. “Questo lavoro, la routine, la solita noia! Non c’è via d’uscita, non c’è vita! Giulia, andiamocene via, almeno per un po’. Al lago, in un resort, non importa. Sono allo stremo!”
“Ma dobbiamo chiedere i permessi,” rifletté Giulia. “Abbiamo promesso a tuo padre di aiutarlo con la casa al mare…”
“Al diavolo la casa al mare!” l’interruppe Luca. “Non scapperà in due settimane, mentre io sono sul punto di esplodere! Cos’è più importante, le mie esigenze o quelle piante?”
“Tu, ovviamente,” rispose Giulia a voce bassa, vedendo quanto fosse serio. “Parlerò al lavoro, non mi diranno di no. Sono due anni che non mi prendo una pausa.”
“Allora prenoto i biglietti?” si animò Luca, strofinandosi le mani.
“Prenota,” annuì Giulia. Anche a lei mancava una pausa dal solito tran-tran: la maturità del figlio, l’iscrizione all’università in un’altra città, l’allagamento causato dai vicini del piano di sopra che aveva reso necessario rifare l’intonaco. Le forze stavano per esaurirsi.
“Deciso,” annunciò Luca. “Il lago costa troppo, andiamo in un resort. C’è natura, un laghetto vicino, e non ci rovineremo.”
Giulia non obiettò. Raramente discuteva con il marito. Anche quando, dopo l’allagamento, Luca aveva comprato una carta da parati economica invece di quella che piaceva a lei, o quando l’aveva dissuasa da un buon lavoro, dicendole:
“Dovresti attraversare tutta la città! Trascureresti la casa. E poi, che te ne fai di uno stipendio più alto? Non guadagno abbastanza io? Lì al supermercato cercano cassieri. È vicino e hai la spesa a portata di mano.”
Giulia cedette. Il lavoro al supermercato non le piaceva, ma almeno riusciva a tenere tutto in ordine a casa. L’unica volta in cui si oppose davvero fu quando Luca cercò di costringere il figlio a non iscriversi all’università che aveva scelto.
“No!” tagliò corto Giulia. “Nostro figlio decide da solo dove studiare. Non osare mettergli pressione!”
Luca, sorpreso da tanta fermezza, si tirò indietro, ma poi non perse occasione per lamentarsi di non essere più “considerato”. Giulia ogni volta lo calmava, assicurandogli che non era vero.
I biglietti per il resort furono acquistati, le valigie fatte, i permessi richiesti. Mancavano due giorni alla partenza quando chiamò il suocero, Antonio.
“Giulia, ciao,” la sua voce tremava. “Non riesco a contattare Luca. Sta bene?”
“Buongiorno, Antonio. Luca è andato in farmacia, ha lasciato il telefono a casa,” rispose Giulia. “Cosa c’è? Sembri preoccupato.”
“Mi è venuto un dolore alla schiena,” sospirò il suocero. “Non riesco a muovermi. Potrebbe passare mio figlio? Almeno per aiutarmi con un po’ di pomata, è davvero forte. L’infermiera chiede troppo, e la vicina che mi aiutava si è trasferita.”
“Certo, glielo dico. Appena torna, veniamo,” promise Giulia.
Quando Luca rientrò, ascoltò la moglie e fece una smorfia.
“Ma che sfortuna! Proprio adesso?”
“Luca, cosa dici?” si indignò Giulia. “È tuo padre! La malattia non guarda in faccia a nessuno. Andiamo, vediamo come sta.”
“Ha una sorella, se te lo sei dimenticato,” borbottò lui.
“Sua sorella fa fatica a camminare, se te lo ricordi!” alzò la voce Giulia. “Basta, andiamo.”
Mormorando tra i denti, Luca la seguì. La porta di casa del suocero era socchiusa. Antonio stava in cucina, curvo dal dolore.
“Mi sono girato male,” mormorò colpevole, guardando il figlio e la nuora. “Se ci fosse ancora Maria, non vi avrei disturbato.”
Maria, la madre di Luca, era mancata anni prima. Da allora, il suocero viveva solo. Il figlio e la nuora lo visitavano raramente, mentre il nipote, prima di trasferirsi, passava spesso a trovarlo dopo scuola.
“Papà, ma perché ora?” sbottò Luca infastidito. “Stavamo per partire!”
Giulia lo strattonò per la manica.
“Scusate il vecchio,” la voce del suocero si incrinò, e Giulia sentì una stretta al cuore. “Non l’ho fatto apposta.”
“Non fa niente,” disse lei con dolcezza. “Dov’è la pomata? Ti aiutiamo subito.”
Mezz’ora dopo, Antonio riuscì a raddrizzarsi e, sorretto dalla nuora, raggiunse il divano. Giulia controllò il frigo: c’era cibo per un giorno.
“Domani passo ancora, ti preparo qualcosa,” promise.
A casa scoppiò una lite tra i due.
“Ma che ti è preso?” si irritò Luca. “Partiamo, e tu vuoi cucinare per mio padre?”
“È tuo padre!” cercò di fargli capire Giulia. “Chi lo aiuterà, se non noi?”
“Chiama un’ambulanza, che lo portino in ospedale!” continuò Luca. “Lì lo cureranno e lo sfameranno.”
“Sai bene che non verrà. E non è detto che con quel dolore lo tengano. A casa guarirà prima,” insistette Giulia, sconcertata dalla freddezza del marito. “Magari domani starà meglio.”
Ma il giorno dopo, Antonio non migliorò. A stento si muoveva, non poteva né cucinare né lavarsi.
“Luca, dobbiamo rimandare,” sospirò Giulia.
“Fai come vuoi!” tagliò corto lui. “Io parto, con o senza di te. Non ho lavorato un anno intero per stare a guardare un vecchio!”
Giulia sperò che si ravvedesse, ma al mattino scoprì che né lui né le valigie erano in casa.
“Al diavolo i doveri! Al diavolo la coscienza!” pensava Luca, mentre il treno sferragliava. “Sono esausto e ho diritto a riposare!”
Mentre Giulia rinunciava alle ferie per assistere il suocero, Luca si godevaLuca tornò mesi dopo, solo e pentito, ma ormai la famiglia che aveva abbandonato aveva trovato la forza di andare avanti senza di lui, dimostrandogli che l’egoismo non costruisce nulla, mentre l’amore vero lascia sempre una traccia.