La vecchia casa, dove la felicità è tornata a fiorire

La vecchia villa, dove la felicità ritornò in vita

Lorenzo invitò gli amici alla sua casa di campagna. Dai loro sguardi si capiva che le aspettative erano state deluse. Qualcuno fece una smorfia guardando le pareti scrostate e il giardino incolto.

“Che cosa si aspettavano?” pensò Lorenzo, osservando le loro reazioni. “Credevano che li avrei portati in una lussuosa residenza? È la vecchia casetta della nonna, non una villa moderna…”

Ma presto il barbecue cominciò a fumare, la carne sfrigolava, la musica usciva dalle casse. Risate, battute, carne alla griglia, l’aroma del legno che bruciava – la serata prese una piega più allegra. Lo spiedino era perfetto, il vino scorreva, e l’umore della compagnia migliorò.

Anche i posti per dormire bastarono. Qualcuno si accoccolò sul vecchio divano, altri sui materassi della veranda. La mattina dopo, tutti tornarono a casa sazi e contenti.

Lorenzo rimase. Non aveva voglia di tornare nella città rumorosa. Seduto in silenzio, osservava i vecchi piatti nella credenza, quando una voce arrivò dall’esterno:

“Ehi, c’è qualcuno?”

Uscì sulla veranda e si bloccò. Sul sentiero c’era una ragazza – carina, con uno sguardo leggermente imbarazzato. Lo fissava con cautela.

“Lei… lei è il proprietario? Qui vivevano Anna e Vittorio. Lei chi è?”

“E tu chi sei?” ribatté Lorenzo, brusco. “Sembro un impostore?”

Ma la ragazza all’improvviso sorrise, con dolcezza, quasi con affetto.

“No, è solo che… non vengo qui da tanto tempo. Una volta ero amica del nipote di Anna. Lei, sinceramente, non gli somiglia per niente.”

“Non gli somiglio?” fece Lorenzo con un sogghigno. “Be’, sono proprio io quel nipote – Lorenzo. Mi hai confuso con qualcun altro.”

La ragazza arrossì profondamente.

“Io sono Giulia. Ero la sorella di Ale, il tuo amico. Mi facevi salire con voi, ricordi? Una volta mi hai dato una caramella vicino al fuoco, quando arrostivamo le salsicce…”

Lorenzo la osservò meglio. C’era qualcosa di familiare nel suo viso, specialmente in quello sguardo luminoso. Tanti anni prima, forse dieci, lei li seguiva dappertutto, e lui e Ale cercavano di sfuggirle.

“Ma sei tu?” disse sorpreso. “Quella ragazzina con le lentiggini?”

“Be’, ora non sono più così piccola,” rise Giulia.

Entrarono in casa. Lorenzo mise sul fuoco la pentola per il caffè, mentre Giulia prese dalla credenza le vecchie tazze della nonna.

“Posso? Ho sempre desiderato bere da queste. Sono così belle…”

Bevvero il caffè, sgranocchiando i biscotti avanzati dalla sera prima. L’orologio a muro ricominciò a ticchettare – Lorenzo l’aveva caricato dopo anni. Era come se la casa, a lungo dimenticata, tornasse in vita.

“Ero venuta a cercare funghi, ma avevo paura di andare da sola,” confessò Giulia, tenendo la tazza con entrambe le mani come una bambina.

“Ti piacciono i funghi?” sorrise Lorenzo. “Allora questo weekend andiamo insieme?”

Anche lui si stupì di quanto si sentisse a suo agio con lei.

Da quel giorno cominciarono a vedersi. Ogni cosa che Giulia toccava sembrava rinascere. Lavò le finestre, lucidò i vecchi mobili, sistemò la biancheria nell’armadio – con ordine, proprio come aveva fatto la nonna.

“Qui sembra tutto nuovo,” osservò meravigliata. “Come se la tua nonna avesse saputo che saremmo venuti a vivere qui.”

Ed era vero: la vecchia casa pareva svegliarsi. Lorenzo riparò la veranda, ridipinse le imposte. Persino la vecchia vespa del nonno si rimise in moto. La vita ricominciò a scorrere.

“Non sapevo che si potesse amare così,” disse una volta Lorenzo, seduto accanto al fuoco, a bassa voce.

“Neanch’io,” ammise Giulia.

Quando Lorenzo decise di lavorare da remoto e trasferirsi in campagna, i genitori si stupirono.

“Hai perso la testa? In questo posto sperduto?” esclamò la madre.

Ma lui si strinse nelle spalle. Lì c’era tutto ciò che era autentico – il bosco, il fiume, la vecchia casa e… Giulia.

La nonna e il nonno vennero a trovarli per un giorno, solo per vedere.

Anna accarezzò le pareti di legno.

“È come se la casa ci avesse aspettato,” sussurrò.

E il nonno sembrò ringiovanire. Salì sulla vespa, scattò le dita, fece battute. Chiese perfino di far funzionare il trenino giocattolo che Lorenzo aveva riparato tempo prima.

“Che bello che non l’avete abbandonata,” disse guardando il nipote con orgoglio. “Io e la nonna abbiamo vissuto qui tanti anni felici… E ora qui tornerà la gioia. La vita continua.”

“Grazie, nonna, nonno, per questa casa,” disse Lorenzo mentre si salutavano. “Senza di essa non avrei mai incontrato Giulia.”

E Giulia, accanto a lui, aggiunse:

“E grazie per il vostro calore. È rimasto qui. In ogni ass”In ogni mattina che ci sveglieremo qui, ci ricordaremo di voi e di tutto l’amore che avete lasciato tra queste mura.”

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