Ospiti Inaspettati: La Sorella della Sposa Raddrizza le Cose

La cucina si riempie dell’aroma intenso del minestrone che bolle vigorosamente, mescolato con energia da Antonella Rossi, che ansima e respira rumorosamente. Domina lo spazio ridotto come una regina, impartendo ordini con un gesto del cucchiaio di legno. Fuori dalla finestra, l’oscurità dell’inizio primavera avvolge tutto, ma per Laura, nuora di Antonella, non c’è tempo per godersi la quiete. La sua routine pacifica è stata sconvolta dall’arrivo dell’ospite eternamente scontenta, che non solo ha stravolto l’ordine ma sembra essersi auto-proclamata capofamiglia con il motto: «Qui comando io».

Antonella Rossi è una donna imponente. Le guance paffute le conferiscono un’aria di autorità, e gli occhi freddi sotto le folte sopracciglia ancora non grigie osservano con una perspicacia giudicante che ti fa venire voglia di scusarti anche solo per uno starnuto. Ha l’abitudine di parlare con una durezza offensiva, come se le sue parole fossero verità assoluta. Sta facendo dei lavori in casa sua ed è venuta a stare dai giovani «per un po’».

— La camera da letto è piccola, certo, — borbotta la suocera la prima sera, guardandosi intorno. — Ma va bene. Preparami un letto con lenzuola pulite, non quelle che usate voi. Non sono in un albergo, sono dai miei figli.

Laura si blocca, scioccata.

— Ma questa è la nostra camera, — obietta timidamente, senza nascondere l’irritazione. — Dormiamo qui io e Marco!

La suocera sbuffa.

— E allora? Avete un divano largo in salotto. Siete giovani e sani, accomodatevi lì. Ti piace troppo il comfort, eh? Io invece ho la schiena da risparmiare! Fatemi spazio. E non preoccuparti, non starò qui per sempre.

«Per sempre» suonava rassicurante, ma Laura già intuiva che questa visita “temporanea” le sarebbe costata cara.

Stava appena abituandosi all’ospite indesiderata quando, due giorni dopo, suonano alla porta. Sulla soglia c’è Giulia, la figlia minore di Antonella. Vivace, spensierata e disoccupata, la ventenne entra senza cerimonie con una borsa enorme.

— Ciao, sono qui da voi, — dice, lasciando gli stivali sotto la porta. — Starò un paio di giorni. Dormirò pure per terra, ma sono a secco e la mamma è qui, quindi nessuno mi sfama. Voi siete così ospitali, resterei per sempre. Laura, fammi un tè, sono stanca morta.

Laura rimane come fulminata. L’appartamento è suo. È la sua casa, il suo spazio. Ma con ogni ospite si sente sempre più un’estranea.

— Marco! — esclama più tardi, quando sono soli in cucina. — Cos’altro succederà? Perché devo sempre servire tutti? Perché si comportano come se fosse la loro casa? Quando tua madre se ne va? E perché c’è pure Giulia?!

Marco alza le spalle.

— Lo sai com’è mamma, — risponde tranquillo. — Cerca di ignorarla. Se ne andranno presto.

— Presto quando? Tra una settimana o un mese? — ribatte Laura, alzando la voce a fatica. — E la «regina» si è presa la NOSTRA camera, Marco!

— Non iniziare, va bene? — la interrompe seccato. — Mamma è anziana, dobbiamo aiutarla.

Laura tira un respiro profondo e tace. Ma la rabbia repressa le ribolle dentro.

Ogni giorno che passa è una tortura. Antonella continua a comandare, manda Laura a fare la spesa, spiega come «cucinare come si deve» e critica tutto: dai capelli di Laura alle sue «scarse doti culinarie». Laura stringe i denti e prepara minestrone e cavolo stufato, piatto preferito della suocera.

Poi Antonella annuncia:

— Tra un paio di giorni arriva Luca, mio figlio e fratello di Marco. Spero non abbiate niente in contrario? È solo dopo il divorzio, si annoia. Starà qui una settimana. Siete parenti stretti, avete spazio. E poi ha iniziato a bere da solo, meglio che stia con noi.

Queste parole fanno traboccare il vaso.

— No. — La voce di Laura è ferma, persino a lei stessa sorprende.

— Cosa? — Antonella aggrotta la fronte.

— Ho detto no. Basta. Niente Luca, niente Giulia, niente voi. È una settimana che siete qui e ne ho abbastanza.

La suocera si gira lentamente e la fissa con occhi di ghiaccio.

— Con che tono parli? Hai chiesto a tuo marito?

— Mio marito non c’entra. Io sono la padrona di casa. E non tollererò più che voi imponiate le vostre regole qui. Questa è casa mia, Antonella. La vostra è la vostra. Se vuoi comandare, fallo lì, non qui.

Antonella aggrotta le sopracciglia. Il volto le si arrossa; sembra sul punto di esplodere. Ma qualcosa nel tono di Laura la ferma.

— Ah sì? — ribatte dopo un minuto. — Allora credo proprio che me ne vado. Non si può vivere in queste condizioni. Almeno ora so quanto sei ospitale.

E già quella sera Antonella e Giulia fanno le valigie, guardando Laura con disprezzo.

Marco borbotta qualcosa per giustificare la madre, ma Laura lo fissa dritto negli occhi smarriti.

— Se vuoi che la nostra famiglia funzioni, Marco, è meglio che stia dalla mia parte.

Sei mesi dopo, Antonella chiama per fare gli auguri per il loro anniversario. Nel suo tono c’è una cordialità mai sentita prima. Non dorme più nel loro appartamento, non reclama la camera e persino loda i dolci di Laura quando viene in visita. Non è più la regina, ma un’ospite. E Laura, per la prima volta da tanto tempo, sente di essere finalmente rispettata.

Secondo voi, Laura ha fatto bene a cacciare la suocera di casa?

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