**La felicità dimenticata**
Valentina era in piedi davanti alla finestra della sua piccola cucina, osservando il cielo autunnale grigio. Mancava ancora una settimana allo stipendio, nel portafoglio aveva solo due banconote da 10 euro, e suo figlio Luca le aveva chiesto un paio di scarpe nuove. Il cuore le si strinse dolorosamente al pensiero di dovergli spiegare che avrebbe dovuto aspettare ancora. Aveva solo dieci anni, ma già guardava il mondo con occhi troppo seri. Era cresciuto troppo in fretta, anche se Valentina aveva sempre sognato di dargli un’infanzia felice.
«Mamma, e se aspettassimo il mese prossimo? Queste scarpe vanno ancora bene!» le disse Luca durante la cena. Valentina trattenne a stento le lacrime, commossa dalla maturità di quel bambino.
Quell’anno era stato il più difficile della sua vita. L’anno che era iniziato con suo marito, Marco, un uomo che credeva affidabile e solido, fare le valigie e annunciarle che se ne andava. Andava da un’altra donna. «Ho bisogno di aria nuova, capisci? Sono stanco di questa routine, di questa povertà!» le aveva detto, ignorando i suoi occhi pieni di lacrime.
Valentina non riusciva a crederci. Tutto crollava. La cosa più terribile era che si ritrovava sola con suo figlio, quasi senza mezzi per sopravvivere. Marco aveva smesso di contribuire, e non veniva nemmeno più a trovare Luca. La sua nuova relazione non aveva distrutto solo il loro matrimonio, ma anche le loro finanze.
Ma Valentina era forte. Aveva trovato un secondo lavoro: di giorno faceva la segretaria in uno studio medico, la sera puliva uffici. A volte le sembrava di non farcela più. Ma poi ricordava gli occhi di Luca, il suo sorriso dolce, e questo le dava la forza di andare avanti.
Una sera, dopo una lunga giornata di lavoro, decise di passare un po’ di tempo con Luca al parchetto vicino a casa. Era il loro modo per rilassarsi: lei con una tazza di caffè economico, lui sulle altalene o a giocare a pallone.
Fu lì che notò una bambina dagli occhi azzurri e una costellazione di lentiggini sulle guance. Giocava poco distante, accanto a un uomo alto, dall’aria riservata ma con un sorriso gentile. La guardava con lo stesso affetto che Valentina avrebbe voluto vedere negli occhi di Marco quando guardava Luca.
Naturalmente, suo figlio fece subito amicizia con la bambina. I bambini, a differenza degli adulti, non perdono tempo in formalità. In pochi minuti correvano già l’uno dietro all’altra gridando: «Non mi prendi!»
«È un bravo ragazzo, il tuo» le disse l’uomo rivolgendosi a Valentina.
«Grazie» rispose lei, sorridendo timidamente. «Tua figlia è molto carina.»
«Sì, questa è Sofia» annuì lui. «Io sono Matteo.»
Così cominciò la loro amicizia. Sedettero su una panchina fresca, osservando i bambini giocare. La conversazione era lenta ma naturale. Valentina parlò di come cresceva sola il suo bambino, Matteo raccontò che ormai da tre anni viveva senza sua moglie, che dopo il divorzio si era trasferita in un’altra città lasciandogli la figlia.
«È difficile, ma ce la facciamo» disse lui con un sorriso gentile.
Matteo e Valentina erano vicini di casa, ma lui si era trasferito da poco e non si erano mai incontrati prima.
Nei mesi seguenti, la loro amicizia crebbe. Iniziarono a portare i bambini a teatro, alle feste di compleanno e un giorno andarono tutti insieme al parco divertimenti. Luca e Sofia ridevano sulle giostre, e Valentina, per la prima volta da tanto tempo, sentì che la tristezza e la disperazione se n’erano andate. Si sentiva leggera e felice. Perché accanto a lei c’era Matteo: calmo, affidabile e incredibilmente premuroso.
Una sera, dopo che Luca si era addormentato esausto dopo una giornata all’aria aperta, Valentina si concesse finalmente un momento di relax. Era seduta in salotto, avvolta in una coperta, a sorseggiare una tazza di tè caldo. Il vento scuoteva i rami spogli degli alberi, picchiettando leggermente contro la finestra. Matteo, dopo aver messo a letto Sofia, andò a trovarla. Così rimasero insieme in silenzio, sotto la luce soffusa della lampada.
«Valentina» disse improvvisamente Matteo, girando la tazza tra le mani. «Sai… ci penso da tre mesi a come dirtelo. Sei una donna straordinaria.»
Lei alzò lo sguardo, sorpresa.
«Fai così tanto per tuo figlio. Da sola. Eppure trovi sempre il modo di sorridere. Onestamente, mi lascia senza parole. Non so come fai.»
«Non ho scelta» sospirò lei. «Ho Luca. Non posso permettermi di… crollare. Perché lui non ha nessun altro su cui contare.»
Matteo distolse lo sguardo per un attimo, come per raccogliere i pensieri. Poi, lentamente ma con fermezza, disse:
«Tutto questo tempo che passiamo insieme, non smetto di pensare quanto vorrei essere al tuo fianco. Per aiutarti, sostenerti. Con te sento qualcosa di… vero. So che hai passato tanto, ma… Vorrei far parte della tua vita.»
Le sue parole furono come un fulmine a ciel sereno per Valentina. Rimase immobile, cercando di capire ciò che aveva appena detto. Per un istante, fu sopraffatta dalla confusione. Da una parte, la sua attenzione e premura erano evidenti, ma aveva paura. Paura che quel fragile equilibrio che aveva faticato tanto a costruire potesse crollare di nuovo.
«Matteo, devi capire…» iniziò con cautela. «Io… non so se sono pronta per qualcosa di nuovo. Dopo tutto quello che è successo, è difficile fidarsi. E…»
Si interruppe, sentendo un nodo in gola.
Lui non la interruppe. Annuì con calma, dandole il tempo di finire. Ma nei suoi occhi c’era una tale pazienza che non dovette spiegare altro. Matteo disse soltanto:
«Capisco. E voglio che tu sappia: non ti chiedo di decidere subito. Se hai bisogno di me, sarò qui. Basta che tu lo sappia.»
Il calore delle sue parole sciolse il ghiaccio che portava nel cuore da anni. Forse, per la prima volta da tanto tempo, si sentì meno sola. Ma aveva bisogno di tempo per lasciarsi alle spalle le sue paure.
Matteo cominciò a farsi vedere sempre più spesso nella loro vita. Senza invadere, senza stravolgere. Veniva la sera, portava la frutta per i bambini o dei dolci fatti in casa per Luca. Non c’erano gesti eclatanti, niente di forzato, tutto sembrava naturale.
Matteo aiutò Luca a scegliere le scarpe nuove. Organizzò un Capodanno speciale: quando Valentina tornò dal lavoro, trovò che lui aveva addobbato l’albero insieme a Luca e Sofia. Le risate dei bambini riempirono la casa, e a cena Luca le chiese:
«Zio Matteo, tu rimarrai sempre con noi?»
Valentina si irrigidì, ma Matteo non si perse d’animo. Sorrise e rispose:
«Se tua mamma è d’accordo, certo.»
Lei non rispose subito. Si limitò a sorridere, un po’ triste ma grata.
Passarono i mesi. La vita di Valentina cominciava a migliorare. Le offrirono un ruolo migliore al lavoro, così poté lasciare il secondo impiego. Aveva più tempo per Luca, per sé… e per Matteo e Sofia.
Per Luca, Matteo divenne presto una figura importante. Lo aiutava con iE alla fine, mentre il sole tramontava dietro i tetti di Roma, Valentina capì che a volte la felicità arriva quando meno te l’aspetti, basta avere il coraggio di lasciare che entri.