Quattro anni fa, io e la mia ragazza eravamo studenti a una svolta.

Quattro anni fa, io e la mia ragazza, Sofia Rossi, studiavamo a Bergamo, in Lombardia. Una sera, verso le dieci e mezza, uscimmo per incontrare un’amica e andare a cena. La sua casa era a un isolato dall’appartamento di Sofia, così decidemmo di andare a piedi. Tutto sembrava normale: chiacchieravamo e camminavamo tranquilli. Per arrivare, dovevamo girare a sinistra all’angolo.

Stavamo per raggiungere la casa quando, nel mezzo della conversazione, Sofia mi chiese a bassa voce cosa fosse quella cosa in lontananza. Guardai di sfuggita e, a due isolati di distanza, vidi una sagoma che si muoveva verso di noi. Era alta, massiccia, e camminava di lato, con la schiena curva. Anche se la strada era buia, si vedeva che si muoveva veloce, come se volesse raggiungerci.

Ci sembrò strano, ma pensammo che forse era qualcuno del quartiere, magari un senzatetto. Continuammo e svoltammo all’angolo. Mancavano solo due case quando Sofia mi strinse forte la mano. Mi sussurrò con paura se avessi visto quello che veniva dietro. Mi girai subito e lì, proprio all’angolo da cui eravamo passati, c’era la stessa figura.

Non era possibile che ci avesse raggiunti così in fretta. L’avevamo vista molto più lontana pochi secondi prima. La paura ci bloccò, soprattutto quando ricominciò a camminare veloce, con fatica, ma sempre più vicino.

Corremmo senza pensarci e arrivammo a casa dell’amica, Giulia Bianchi. Bussammo disperati e lei aprì subito. Entrammo senza parlare. Notò che eravamo pallidi e agitati. Il suo cagnolino, Tartufo, iniziò ad abbaiare insistente verso la strada, come se ci fosse qualcuno.

Vedendoci così sconvolti, Giulia pensò che ci avessero rapinato. Quando ci calmammo un po’, le raccontammo tutto. Lei e i suoi genitori uscirono a guardare, ma non videro nessuno. La strada era deserta.

Quella notte decidemmo di non tornare a casa. Dormimmo da Giulia, ancora con la paura nel petto. Ancora oggi non sappiamo cosa ci stesse seguendo, ma su una cosa siamo d’accordo: qualunque cosa fosse, non sembrava umana.

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