Mio figlio è stato il mio migliore amico e il mio sostegno per tutta la vita, ma dopo il suo matrimonio, ci siamo trasformati in estranei.

**Diario**

Mio figlio è stato il mio amico e il mio sostegno per tutta la vita, ma dopo il matrimonio, siamo diventati estranei.

Alessandro, il mio unico figlio, è sempre stato un ragazzo d’oroeducato, gentile, sempre pronto ad aiutare. È cresciuto così ed è rimasto così anche da adulto. Prima che si sposasse, eravamo inseparabili: ci vedevamo spesso, parlavamo per ore di tutto e di niente, ci confidavamo giochi e dolori, ci sostenevamo a vicenda. Certo, senza esagerarenon mi intromettevo più del necessario nella sua vita. Ma tutto è crollato quando lei è entrata nella sua vitaGinevra.

Per il loro matrimonio, i genitori di Alessandro hanno regalato loro un appartamento appena ristrutturato nel centro di Firenze. È diventato il loro nido. Non sono mai stata invitata, ma mio figlio mi ha mostrato le foto: pareti chiare, mobili nuovi, unatmosfera accogliente. Dopo la morte di mio marito, non avevo un soldo da parte, così ho deciso di regalare ai giovani quasi tutti i miei gioiellicollane doro, anelli, orecchini accumulati negli anni. Ho detto a Ginevra: «Se vuoi fonderli, non ho nulla in contrario». Volevo solo aiutarli allinizio della loro vita insieme.

Ma Ginevra Ha subito mostrato la sua vera natura. Una donna forte, tagliente come una lama. Ho notato come frugasse tra le buste del matrimonio, gonfie di eurola sua curiosità per la somma contenuta mi ha turbata. Da un lato, quel tratto lavrebbe resa una brava moglie, dallaltro bisognava stare attenti. Le donne di oggi spesso vedono il marito come un portafoglio, spendono i suoi soldi come fossero i loro, poi divorziano, prendono la metà e cercano una nuova preda. Non auguro un destino simile ad Alessandro, ma lansia mi rode dentro.

Sei mesi dopo il matrimonio, Ginevra ha detto che non voleva figli. «Non oraha spiegato, in questo piccolo appartamento è impossibile». Alzava le spalle: «Che possiamo fare? Non voglio chiedere un mutuo, e non sappiamo quando potremo permetterci una casa più grande. Alessandro non è ancora un grande dirigente». Parlava come se ragionasse ad alta voce, ma sentivo il calcolo nella sua voce. Io, intanto, vivo nella casa che mio marito aveva iniziato a costruire prima di morire. È incompiuta, con i muri pieni di fissure. Dinverno, il freddo è pungentela mia pensione non basta a riscaldarla tutta. E Ginevra ha lanciato la bomba: «Vendi la casa, comprati un monolocale e dacci il resto per un nuovo appartamento. Allora penseremo ai bambini».

Capite cosa significa? Vuole che io, vecchia e debole, mi ritiri in un buco mentre loro prendono il meglio. E poi? Chissà, forse mi metterebbero in una casa di riposo. Allinizio ho persino pensato di accettarepurché perdessero un po di soldi al mese per aiutarmi. Ma ora? Mai nella vita! Con una come Ginevra bisogna essere prudentida lei ci si può aspettare qualsiasi cosa.

Dopo quel discorso, Alessandro è venuto da me più volte. Ha insinuato con delicatezza che la sua idea non fosse male: «Perché ti serve una casa grande? Sarebbe più facile in un appartamento, con meno spese». Sono rimasta ferma: «La città si espande, fra cinque o dieci anni la casa varrà di più. Il mio terreno non è più in periferia, vendere ora sarebbe una follia». Una volta ho proposto uno scambio: sarebbero venuti a vivere da me, e io nel loro monolocale. Dopotutto, è la stessa cosa, no? Ma Ginevra ha rifiutato. Non le piaceva che la casa avesse bisogno di lavori e investimenti, mentre io avrei vissuto serena nel loro appartamento regalato. Lei vuole comfort, anche se la mia proposta era più conveniente. È fatta cosìe non si può farci niente.

Poi mi sono ammalata. Gravementefebbre alta, tosse, mal di testa insopportabile. Ho chiamato Alessandro, supplicandolo di venire, di portarmi cibo e medicine. Sapevo che i giovani sono sempre occupati, ma non avevo nemmeno la forza per bollire lacqua. Una volta, non avrei mai immaginato che mi avrebbe abbandonata. E ora? È arrivato solo il giorno dopo. Mi ha preparato una polvere di «Tachifludec», ha lasciato una scatola di aspirina scaduta sul tavolo, ha alzato le spalle e se nè andato. Fortunatamente, unamica mi ha salvataportandomi minestra, medicine, tutto il necessario. E se non ci fosse stata lei? Cosa sarebbe stato di me?

Mio figlio è stata la mia luce, il mio sostegno per tutta la vita. Mi fidavo di lui ciecamenteera più di un figlio, era un amico, una parte di me. Ma il matrimonio ha spazzato via tutto. Siamo diventati estranei, e non posso cambiarlo. Lui è il mio unico figlio, il mio amore, la mia fierezza, ma ora vedo che il suo cuore non è più con me. Ha scelto lei. Ginevra si è messa tra noi come un muro, e io sono rimasta dallaltra partesola, abbandonata, inutile. La ragione mi dice che il legame è spezzato. È tempo che lui scelgasua madre o sua moglie. E la scelta è chiara come il sole. Ma il mio cuore spera ancora che si ricordi di ciò che sono stata per lui, che torni. Eppure, ogni giorno, questa speranza si scioglie come neve al sole.

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Mio figlio è stato il mio migliore amico e il mio sostegno per tutta la vita, ma dopo il suo matrimonio, ci siamo trasformati in estranei.