«Esci subito di casa mia! Non sopporto più mia sorella e i suoi figli»

«Vattene subito da casa mia! Non ce la faccio più con mia sorella e i suoi figli!»

«Chiara, esci dal mio appartamento, adesso!» il mio cuore batteva forte, la rabbia mi soffocava. Non ce la facevo più.

In un piccolo paese vicino a Firenze, dove il profumo del pane appena sfornato si mescola alle voci del mercato, la mia vita a quarantanni era diventata un inferno per colpa di mia sorella. Mi chiamo Francesca, vivo da sola in un bilocale che ho faticosamente pagato dopo il divorzio. Ma Chiara, la mia sorella minore, i suoi tre figli e la sua irresponsabilità hanno esaurito la mia pazienza. Ieri le ho urlato dalla porta: «Sparisci, immediatamente!» e ora, mi chiedo se ho fatto bene. Ma, Dio santo, non potevo più sopportarlo.

**La sorella che era così vicina**

Chiara è più giovane di me di cinque anni. Eravamo sempre state unite, nonostante i nostri caratteri opposti. Io, precisa, lavoratrice, ho sempre portato tutto sulle mie spalle. Lei, spensierata, sempre in cerca di una vita migliore. I suoi tre figli hanno tre padri diversi: Matteo ha dodici anni, Luca otto e Tommaso cinque. Viveva in una stanza minuscola, sopravvivendo con lavoretti saltuari, e io, come sempre, la aiutavo con soldi, spese, vestiti per i bambini. Quando mi ha chiesto di stare da me solo due settimane, non ho saputo dirle di no. Sono già passati tre mesi.

Il mio appartamento è il mio rifugio. Dopo il divorzio, ci ho investito tutto: i risparmi, i mobili, la tranquillità. Lavoro come receptionist in un hotel, e la mia vita è fatta di ordine e stabilità. Ma da quando Chiara e i suoi bambini sono arrivati, casa mia è diventata un campo di battaglia. I suoi piccoli diavoli corrono per i corridoi, urlano, rompono tutto, scarabocchiano sui muri. Chiara, invece di educarli, passa il tempo al telefono o esce per commissioni, lasciandomeli in braccio.

**Il caos che ha distrutto il mio nido**

Dal primo giorno, ho capito lerrore. Matteo, il più grande, mi risponde male, Luca ha disegnato sui muri, Tommaso spalma la pappa ovunque. Non ascoltano né Chiara né me come se fossero abituati a essere sballottati da un uomo allaltro, e il mio appartamento fosse solo una tappa. Chiara non pulisce, non cucina, non fa nulla. «Francesca, sei sola, che ti costa?», dice. Io, intanto, soffoco sotto il peso del suo egoismo.

Il mio salotto sembra un campo dopo una festa. Piatti sporchi nel lavandino, giochi dappertutto, macchie di cioccolato sul divano. Torno dal lavoro e, invece di riposare, passo lo straccio, cucino per cinque, cerco di calmare quei monelli. Chiara, intanto, dorme o chiacchiera al telefono. Quando le chiedo di sistemare, alza gli occhi al cielo: «Oh, Francesca, non ricominciare, sono stanca.» Stanca? Di cosa? Di vivere alle mie spalle?

**La goccia che ha fatto traboccare il vaso**

Ieri, rientrando, non ho riconosciuto casa mia. I suoi bambini correvano ovunque, uno mi è quasi venuto addosso. In cucina, una montagna di piatti, in salotto, succo versato sul pavimento. Chiara era sdraiata sul divano, persa nel suo telefono. Ho perso il controllo: «Chiara, vattene da qui, subito!» Mi ha guardato come fossi pazza: «Sei seria? Dove dovrei andare con i bambini?» Le ho risposto che non era un problema mio, ma dentro tremavo. I suoi figli, immobili, ci osservavano, e un senso di colpa mi ha trafitto. Ma non potevo più sopportarlo.

Le ho dato una settimana per trovare un posto. Si è messa a piangere, dicendo che ero crudele, che abbandonavo mia sorella. Ma dovera la sua gratitudine per tutto quello che ho fatto? Le mie amiche mi dicono: «Francesca, hai ragione, smettila di mantenerli.» Ma mia madre, saputo della lite, mi chiama supplicando: «Non metterla in strada, ha dei figli.» E io? Non ho diritto alla mia tranquillità?

**Paura e decisione**

Ho paura di essere stata troppo dura. Chiara e i bambini sono davvero in difficoltà, e mi sento in colpa, soprattutto per i miei nipoti. Ma non posso sacrificarmi per la sua irresponsabilità. Il mio appartamento è tutto ciò che ho, e rifiuto che diventi il ripostiglio del suo caos. Le ho offerto di aiutarla a cercare una casa, ma ha rifiutato: «Vuoi solo sbarazzarti di noi.» Forse sì. E allora?

Non so come andrà questa settimana. Mia madre mi perdonerà? Chiara capirà che è stata lei a provocare tutto questo? O sarò io la sorella cattiva che ha cacciato la sua famiglia? Ma una cosa è certa: ne ho abbastanza di essere la loro salvatrice. A quarantanni, voglio vivere nella mia casa, in ordine, respirare liberamente, senza che nessuno calpesti i miei limiti.

**Il mio grido per la libertà**

Questa storia è il mio diritto a una vita mia. Chiara ama i suoi figli, ma la sua irresponsabilità distrugge il mio equilibrio. I bambini non hanno colpe, ma non posso essere io la loro madre. A quarantanni, voglio riavere il mio spazio, la mia pace, la mia dignità. Sarà doloroso, ma non mi arrenderò. Sono Francesca, e scelgo me stessa anche se questo spezzerà il cuore di mia sorella.

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