**La Chiave dei Dubbi**
Quando Luisa stava per sposarsi, le amiche non facevano che raccontarle storie dell’orrore sulle suocere. Ognuna aveva un esempio terrificante: una parlava di prestiti, un’altra di intrighi, la terza di odio puro. Nei loro racconti, le madri dei mariti erano delle vere mostri, pronte a distruggere le giovani coppie.
Luisa ascoltava, annuiva, e a un certo punto, senza rendersene conto, iniziò a temere davvero la sua futura suocera. Così, quando la relazione con Marco diventò seria, iniziò a chiedergli con cautela, tra una cosa e l’altra, notizie sulla madre.
«La visiti spesso? Influenza le tue decisioni? Ti aiuta economicamente?»
Marco rise: «Che interrogatorio? Mamma è una persona normale. Le sono grato, certo, mi ha cresciuto. Ma non si intromette nella nostra vita.»
Queste parole la rassicurarono un po’. Ma i semi del dubbio erano già stati piantati. E quando Marco la portò per la prima volta a conoscere Elena Maria, Luisa era in guardia. Ma quella si rivelò una donna accogliente e gentile. Era felice per il figlio e si scioglieva in complimenti:
«Che bella che sei! Tu e Marco farete dei bambini meravigliosi! Non vedo l’ora di diventare nonna…»
E tutto sembrava andare bene. Elena Maria non si intrometteva, non chiamava ogni giorno, non arrivava senza preavviso. A volte chiedeva aiuto al figlio—il marito era morto anni prima, e per lei era difficile gestire tutto da sola. Luisa manteneva un atteggiamento neutrale: né troppo vicina, né troppo fredda. Fino a un certo discorso con le amiche.
«Ma figurati,» fece gli occhi al cielo Sofia. «All’inizio sono tutte dolci e affettuose, poi tirano fuori le unghie. La mia faceva lo stesso, e ora mi guarda dall’alto in basso perché non sono “del loro livello”. Non fidarti!»
«Esatto,» aggiunse Giulia, che aveva vissuto un divorzio difficile. «La mia prima giurava di amarmi, poi ci ha trascinato in un prestito, ha preso i soldi e ora siamo noi a doverlo pagare. Una suocera è come una bomba a orologeria.»
Luisa cercò di opporsi:
«Ma Elena Maria non è così. È gentile, educata, mi sembra…»
«”Mi sembra” è la parola chiave,» rise sarcastica Sofia. «Aspetta e vedrai. Si mostrerà per quella che è.»
E presto arrivò il motivo per dubitare. Una sera Marco si avvicinò alla moglie:
«Luisa, mamma ci ha chiesto un prestito. Vuole comprare un casale in campagna. Ti dispiace se le diamo i nostri risparmi? Tanto per ora non servono per il mutuo…»
Luisa si irrigidì:
«La cifra non è piccola. E siamo sicuri che ci restituirà tutto?»
«Certo. Dice che il padre aveva delle azioni, le venderà e ci ripagherà.»
«Mmm…» Luisa ricordò le parole delle amiche. «Non mi convince. Perché le serve una casa in campagna ora?»
Ma Marco insistette. Si fidava di sua madre. Alla fine, la convinse.
Quando Luisa lo raccontò alle amiche, queste montarono uno spettacolo:
«Ecco, è iniziato! Addio soldi, addio casa. Sei troppo ingenua…»
Il tempo passava. Luisa si ritrovava sempre più ansiosa. E se avessero ragione? E se Elena Maria non avesse intenzione di restituire i soldi? Quel pensiero non le dava pace.
Un giorno, quando la suocera venne in visita, Luisa decise di parlare. Entrò in cucina, dove già sedevano Marco e sua madre, e con voce tesa disse:
«Vorrei discutere una cosa con voi.»
Elena Maria si girò sorridendo:
«Anche noi volevamo parlarti, Luisa cara.»
Luisa si sedette. Il cuore le batteva forte. Di cosa avevano parlato prima che lei arrivasse? Che stavano combinando?
Elena Maria tirò fuori dalla borsa una scatolina elegante:
«Questo è per voi. Avevo promesso un regalo di nozze, ma allora non potevo. Ora è arrivato il momento.»
Marco annuì alla moglie:
«Apri, tesoro.»
Luisa sollevò il coperchio… e vide un mazzo di chiavi.
«Che cosa…?»
«Sono le chiavi di casa vostra,» disse tranquillo Marco.
«Hai fatto un mutuo?!»
«No,» sorrise. «Mamma ci ha comprato una casa.»
«Cosa…?» Luisa guardò la suocera.
«Sì, figlia mia. Quando mio marito è morto, ho venduto le sue azioni e ho investito il ricavato. Gli interessi crescevano. Volevo regalarvi questa casa per la vostra nuova vita. La storia del casale l’abbiamo inventata io e Marco per non farti sospettare. Ci mancavano ancora dei soldi, e il vostro prestito ci ha aiutato.»
«Davvero?» Luisa era senza parole.
«Assolutamente sì. Quell’appartamento che tu e Marco sognavate da anni—è vostro,» disse Elena Maria. «Tutto è già registrato a nome vostro.»
Le lacrime le salirono agli occhi. Le amiche, i dubbi, la paura—tutto svanì in un attimo.
«Grazie! Grazie davvero!» Si gettò tra le braccia della suocera. «Non lo dimenticheremo mai!»
Elena Maria rispose semplicemente:
«Vivete felici. E ricordate—vi voglio bene, a entrambi.»
Quando Luisa raccontò tutto alle amiche, queste rimasero in silenzio. Poi, ovviamente, iniziarono a criticare:
«Sei sicura che la casa sia intestata a voi? E se cambiasse idea?»
«Sì,» rispose Luisa. «Sono certa. Dell’appartamento, e della persona.»
Le amiche rimasero sulle loro posizioni. Ma Luisa aveva imparato una lezione: non tutte le suocere sono uguali. A volte, sotto una maschera di sospetti, si nasconde la bontà. L’importante è non giudicare prima del tempo. E non ascoltare chi vede solo il male negli altri.