Nell’appartamento buio alla periferia di un paesino costiero chiamato Ventoso, dove il vento salmastro del mare si infilava dalle fessure delle vecchie finestre, Giulia stava davanti al frigorifero vuoto, stringendosi le tempie. Il cibo spariva a una velocità inquietante, come se si fosse dissolto nell’aria. Solo ieri aveva preparato la cena, e oggi nemmeno un pezzo di pane. Suo marito, Marco, aveva mangiato tutto di nuovo, pensava lei, e quella convinzione le tormentava la mente come il freddo mare in tempesta.
Le discussioni con Marco erano come combattere contro un’ombra—ogni volta finivano in urla e accuse reciproche. La sua disoccupazione, ormai al terzo mese, stava trasformando la loro vita in un incubo. Giulia lavorava fino allo sfinimento per comprare il cibo, che sembrava svanire come per magia. Era abituata a bere caffè amaro senza zucchero e a mangiare pane secco, perché dopo il turno non aveva più energie per cucinare. Marco, invece, sembrava vivere nel suo mondo, dove il cibo compariva da solo e sua moglie doveva sopportare tutto in silenzio.
“Domani vado da zio in campagna, per aiutarlo con la ristrutturazione,” disse Marco dalla camera da letto, senza staccare gli occhi dalla televisione.
A Giulia non importava. La stanchezza e la febbre la costrinsero a letto. La mattina dopo, la temperatura era salita e decise di restare a casa. Dopo aver preso le medicine, cadde in un sonno pesante, sperando in un po’ di pace.
Ma la quiete fu interrotta da un rumore strano proveniente dalla cucina. Qualcuno sbatteva le pentole, apriva e chiudeva il frigorifero, poi iniziò persino a cantare—con insolenza, senza preoccupazione. Giulia, barcollando, si trascinò verso il rumore. In cucina, come se fosse a casa sua, c’era la sorella di Marco, Lucia—una donna che Giulia cercava di evitare. Lucia credeva sempre che suo fratello dovesse mantenere non solo la sua famiglia, ma anche lei e i suoi figli. Marco spesso le dava soldi, strappandoli dal magro bilancio familiare, e Giulia aveva sopportato, stringendo i denti. Ora Lucia rovistava nel loro frigorifero, mettendo il cibo in contenitori di plastica.
“Ciao,” disse Giulia, cercando di trattenere la rabbia.
“Oh! E tu cosa ci fai qui?” Lucia trasalì, quasi facendo cadere un barattolo di sottaceti.
“Sto male. E tu, sembri proprio a casa tua.”
“Marco stesso mi ha dato le chiavi,” rispose seccamente Lucia, senza nemmeno arrossire.
“Allora non era lui a divorare tutto, ma sei tu con le mani troppo veloci,” disse Giulia, la voce tremante di rabbia.
“È mio fratello! Ho il diritto di prendere del cibo per i miei figli!” Lucia si raddrizzò, come per difendersi.
“Tuo fratello non lavora, e io dovrei sfamare due famiglie? Senza nemmeno saperlo?” Giulia sentiva un nodo alla gola.
“Ti dispiace forse per un pezzo di formaggio? Sono sola, è difficile per me!” Lucia alzò la voce.
“Ridammi le chiavi. Subito. O chiamo la polizia. Questa casa è mia, e tuo fratello qui non conta niente,” disse Giulia avvicinandosi, gli occhi pieni di fuoco.
“Chiamare la polizia per una sciocchezza? Sei davvero meschina!” Lucia lanciò le chiavi sul tavolo. “Glielo dirò tutto a Marco, e si pentirà di essersi messo con una come te!”
“Sarà lui a pentirsi di aver coperto le tue scorribande,” ribatté Giulia, mentre le lacrime le scorrevano sul viso.
Crollò sulla sedia, sconvolta. Per tutto quel tempo l’avevano ingannata, facendola passare per stupida. Nessuno avrebbe creduto che la cognata svuotasse il loro frigorifero spudoratamente, lasciando solo briciole, e che Marco coprisse tutto, dando la colpa al suo “appetito”. Ma la cosa peggiore era rendersi conto che lui sapeva e taceva, tradendo la sua fiducia.
Giulia ricordò la suocera—una donna che prendeva senza vergogna tutto ciò che voleva, senza chiedere. La mela non cade lontano dall’albero, e Marco con Lucia avevano ereditato la stessa arroganza. Il cuore le si stringeva dal dolore, ma la decisione arrivò da sola. Con mani tremanti, compose il numero del marito.
“Chiedo il divorzio,” disse, senza dargli il tempo di parlare.
“Aspetta, torno, ne parliamo,” balbettò Marco.
“Non c’è più niente da dire. Ho capito tutto.”
“Te ne pentirai, tornerai da me!” gridò lui.
Ma Giulia non lo ascoltava più. Marco era diventato un estraneo—un’ombra dissolta nel vento freddo di Ventoso. Rimpiangeva solo gli anni sprecati con un uomo che non aveva mai valorizzato né lei né la loro famiglia. Il divorzio non era la fine, ma la liberazione—un passo verso una nuova vita, dove nessuno avrebbe osato rubarle la pace.