Domani gli dirò tutto
Luca era seduto sulla poltrona, fissando il pavimento. La testa gli ronzava per la litigata, e nel petto il rancore ancora ribolliva. Si sentiva spaesato e ferito. Era tornato a casa tardi, distrutto dopo una giornata pesante in ufficio. Aveva la mente occupata da rapporti, scadenze e stress infinito. Quando aveva visto il disastro in casa, i nervi avevano ceduto.
— Sofia, ma perché non fai mai niente?! — aveva urlato senza trattenersi. — È così difficile tenere in ordine?
La sua voce aveva echeggiato per la stanza, e Luca aveva subito avvertito l’aria diventare pesante tra loro. Sofia aveva risposto gelida, quasi indifferente, ma lui aveva notato le lacrime che le lucidavano gli occhi. Avrebbe voluto dire qualcosa per calmarla, ma le parole gli erano rimaste in gola. Così aveva continuato a gridare, sfogando tutta la frustrazione accumulata.
Sofia sedeva sul bordo del letto, gli occhi arrossati e il cuore che batteva forte, come se volesse scapparle dal petto. Stringeva i pugni, sentendo la rabbia salirle dentro, invadendo ogni cellula del suo corpo. Solo il giorno prima era felice, ma ora tutto era cambiato. Era l’ennesima lite che sembrava cancellare ogni sua speranza.
— Perché? — sussurrava a se stessa mentre la testa le girava per le emozioni. — Perché gli uomini credono che dobbiamo servirli?!
Ogni giorno era la stessa storia: Luca dava per scontato che lei si occupasse di tutto. E quando provava a spiegare che anche lei era stanca e voleva un po’ di attenzione, la sua reazione era sempre quella: urla, accuse e parole che facevano male.
Lo sguardo le cadde sulla pila di vestiti sporchi che avrebbe dovuto fare il giorno dopo. Ma ormai non importava più. Le parole di Luca le risuonavano in testa: «Non hai proprio altro da fare?», «Certo, come al solito ti sei dimenticata di me!». Erano frasi diventate routine, come il caffè del mattino, ma oggi avevano lasciato un retrogusto particolarmente amaro.
— Non devo giustificarmi! — sogghignò Sofia, guardando il suo riflesso nello specchio di fronte. Il viso era stanco, ma gli occhi brillavano di determinazione. — Lavoro quanto lui. I miei soldi sono miei!
Ricordò l’ultimo acquisto: quel vestito bellissimo che desiderava da tempo. La gioia era durata poco. Appena lui aveva scoperto che aveva speso per sé, era partito il solito dramma. «Egoista! Pensi solo a te stessa!» — quelle parole le bruciavano ancora dentro.
Ma la cosa che la faceva più arrabbiare era che lui non tentava nemmeno di capirla. Vedeva solo le sue esigenze. Le sue cose erano sparse ovunque, ma toccava sempre a lei raccoglierle. Tutte quelle piccolezze diventavano un problema enorme, che sgretolava il loro rapporto giorno dopo giorno.
— Basta! — disse ad alta voce, scuotendo la testa. — Merito di meglio. Non sono la serva di nessuno. Voglio vivere la mia vita, non soggiacere alle aspettative altrui.
Sofia si alzò e si avvicinò alla finestra. Sapeva che era arrivato il momento di prendere una decisione. Non poteva più tollerare quel trattamento. Era ora di riprendersi la libertà, il diritto di scegliere per sé.
— Domani — decise con fermezza. — Domani gli dirò tutto. Che impari a cavarsela da solo. Che provi com’è stare per conto proprio.
Quella notte faticò ad addormentarsi, rigirandosi tra le lenzuola. I pensieri continuavano a rincorrersi, ma ora erano rivolti al futuro. Sofia immaginava una vita nuova: avrebbe fatto ciò che voleva, comprato ciò che le piaceva, senza sentirsi in colpa per ogni suo desiderio. Per la prima volta da tanto tempo, provò una strana leggerezza, nonostante la difficile conversazione che l’aspettava.
La mattina dopo si svegliò presto, ancora prima della sveglia. Lo sguardo cadde sulle magliette stirate il giorno prima. «Queste sono le ultime» pensò, riponendole nell’armadio. Quel giorno sarebbe stato l’inizio di un nuovo capitolo. E anche se la strada sarebbe stata in salita, l’avrebbe portata dove avrebbe trovato la vera felicità: un posto dove sarebbe stata amata per com’era davvero.