**14 ottobre 2023**
Oggi è successo qualcosa che mi ha fatto riflettere.
“Come ti permetti, Elisabetta?! Come osi provare il mio vestito da sposa?!”. La voce di Valeria Tremonti tremava di rabbia, mentre si aggrappava allo stipite della porta con le nocche bianche.
Elisabetta si voltò, la cerniera sulla schiena non ancora completamente chiusa. Il vestito di seta avorio aderiva alla sua figura snella, evidenziando la vita e cadendo in pieghe eleganti fino a terra.
“Valeria, io… volevo solo vedere se mi stava…”, balbettò la ragazza, arrossendo fino alle orecchie. “Daniele mi ha detto che potevo…”
“Daniele te l’ha detto?!”. La suocera entrò nella stanza, stringendo i pugni. “Mio figlio non ha il diritto di permetterti di toccare le mie cose! Per me è sacro! Capisci? Sacro!”.
Elisabetta cercò di sbottonarsi in fretta, ma la cerniera si inceppò. Più tirava, più si bloccava.
“Valeria, mi aiuti, per favore? Non riesco a toglierlo…”
“Non osare strapparlo!”, strillò la donna. “Se lo rovini, non te lo perdonerò mai! Stai ferma!”.
Le dita di Valeria tremavano mentre cercava di liberare la cerniera. Elisabetta sentiva la tensione emanare da quella donna magra, con i capelli stretti in una crocchia severa.
“Capisci cosa significa questo vestito?”, sussurrò Valeria, sfilandolo con cura dalle spalle della nuora. “Non è un pezzo di stoffa qualunque! In questo vestito mi sono sposata con il padre di Daniele… che riposi in pace…”.
Elisabetta si rivestì in silenzio, infilando il suo maglione semplice. Nello specchio, vide la suocera lisciare ogni piega del vestito, controllando che non si fosse sgualcito.
“Mi dispiace”, disse piano. “Non volevo turbarla. È solo che il matrimonio è tra un mese e non ho i soldi per un vestito…”
Valeria si voltò di scatto.
“E chi ti obbliga a sposarti, se non hai i soldi? Credevi che mio figlio ti mantenesse? Lui è ancora un ragazzo!”
“Ci amiamo”, mormorò Elisabetta.
“Amore!”, sbuffò la suocera. “Con l’amore non paghi l’affitto e non sfami i figli! Anche io credevo nell’amore, e poi ho passato una vita in miseria!”.
Nell’ingresso si sentirono passi, e Daniele entrò nella stanza. Alto, biondo, percepì subito la tensione.
“Che succede? Mamma, perché sei così arrabbiata?”
“Chiedilo alla tua futura moglie cosa ha combinato!”, disse Valeria, appendendo il vestito nell’armadio e sbattendone la porta.
Daniele guardò Elisabetta, poi la madre.
“Elisa, hai provato il vestito?”
“Te l’avevo detto che volevo vederlo… Tu mi hai detto che tua mamma non avrebbe avuto problemi…”
“Pensavo non fosse a casa”, rispose lui, imbarazzato.
“Ah, ecco!”, Valeria alzò le mani. “Quindi vi siete messi d’accordo alle mie spalle! Nella mia casa, con le mie cose!”
“Mamma, ma che esagerazione! È solo un vestito che sta lì, inutile!”
Un silenzio pesante calò nella stanza. Valeria si voltò lentamente verso il figlio, e Elisabetta vide il suo volto cambiare. Un dolore antico e profondo le attraversò gli occhi.
“Inutile?”, disse con una voce che quasi non si sentiva. “Capisco. Quindi anche io sono inutile, e i miei ricordi, e tutto quello che mi è caro…”
“Mamma, non volevo dire quello…”
“Sai cosa, Daniele?”, Valeria si raddrizzò. “Vivete come volete. Ma il mio vestito non lo toccate. Risparmiate e compratevene uno vostro.”
Uscì dalla stanza, e Elisabetta sentì sbattere la porta della cucina.
“Ora siamo nei guai”, sospirò Daniele. “Non mi parlerà per un mese.”
“Daniele, perché reagisce così? Non ho fatto niente di male…”
Lui si sedé sul letto, sfregandosi il viso.
“È una lunga storia, Elisa. Mamma… è cambiata dopo la morte di papà. Prima rideva sempre. Adesso… Conserva tutte le sue cose come in un museo. E quel vestito… A volte lo tira fuori, lo stira, gli parla…”
“Gli parla?”
“Sì. Pensa che non la senta. Ma da piccolo l’ho sentita. Diceva al vestito quanto le mancava papà, quanto era stato un uomo buono… Fa un po’ paura, ma la capisco.”
Elisabetta si sedé accanto a lui.
“Vuoi che parli con lei? Che le spieghi che non volevo offenderla?”
“Prova. Ma con cautela. È ancora arrabbiata…”
In cucina, Valeria tagliava le verdure per il minestrone con colpi secchi, come se stesse spaccando legna.
“Valeria, posso entrare?”
“Entra pure”, rispose lei, senza alzare lo sguardo.
Elisabetta si avvicinò incerta al tavolo.
“Volevo scusarmi. Davvero non volevo turbarla. Solo che… mia madre è morta quando ero piccola, e la zia che mi ha cresciuto non è ricca. Ho pensato che…”
“Che potevi approfittarne”, borbottò Valeria.
“No!”, arrossì Elisabetta. “Pensavo che forse… mi avreste trattato come una figlia…”
Valeria si fermò di colpo e la fissò.
“Una figlia? Ma chi ti credi di essere? Una figlia te la devi guadagnare!”
“Come posso guadagnarmelo?”, chiese piano Elisabetta. “Me lo dica, e farò del mio meglio…”
La donna posò il coltello, asciugandosi le mani.
“Sai una cosa, siediti. Ti racconto di questo vestito.”
Elisabetta si sedé con cautela.
“Avevo diciannove anni quando sposai il padre di Daniele. Era bellissimo, tutte lo guardavano. Ma scelse me. Questo vestito lo cucimmo io e mia madre in tre mesi. Ogni sera, a mano, punto dopo punto. Mia madre mi diceva: ‘Valeria, ricorda questo giorno, ne avrai solo uno così’.”
La sua voce si fece più dolce, gli occhi luminosi.
“E fu davvero un giorno unico. Marco — si chiamava così — mi portò in braccio fino a casa, con questo vestito addosso. Mi disse che ero la sposa più bella del mondo. Poi… la vita andò avanti. Nacque Daniele, il lavoro, le faccende… Il vestito finì nell’armadio.”
“E non l’ha più indossato?”
“Lo feci. Ogni anniversario lo provavo. Marco rideva: ‘Valeria, ma sei ancora una ragazzina!’. Ma a me piaceva sentirmi di nuovo una sposa… L’ultima volta lo indossai una settimana prima che morisse. Mi guardò… Come se si stesse congedando…”
Valeria tacque, fissando la finestra.
“Ora capisci perché reagisco così?”
“Capisco”, annuì Elisabetta. “Mi perdoni, per favore. Non ci avevo pensato…”
“Va bene.”, Valeria fece un gesto con la mano. “Siete giovani. Come potreste sapere cosa sono i veri ricordi?”
“Posso… vedere le foto del vostro matrimonio?”, chiese timidamente Elisabetta.
La suocera la guardò sorpresa.
“Perché?”
“Curiosità. Daniele assomiglia a suo padre?”
Valeria aprì un mobile, tirò fuori un album ingiallito.
“Avvicinati,Mentre sfogliavano le foto insieme, Valeria sorrise per la prima volta e sussurrò: “Forse possiamo riempire un altro album con i vostri ricordi.”