Il dono che ha rovinato il mio matrimonio

Il regalo che mi è costato il matrimonio

Luisa tastò nella tasca dell’accappatoio una piccola scatola di velluto e la strinse forte nel palmo della mano. Il cuore le batteva così forte che sembrava potesse sentirsi in tutta la casa. Dall’altra parte della parete risuonava il ronzio monotono della televisione – Andrea guardava il telegiornale serale, come faceva ogni sera da ventisette anni di matrimonio.

«Luisa, vuoi un tè?» gridò lui dal salotto.

«Arrivo,» rispose lei, continuando a stringere la scatola. «Fammi finire qui.»

Era ferma davanti alla finestra della cucina e osservava il cortile, dove i bambini del vicinato giocavano a pallone tra le macchine parcheggiate. Una scena normale, di tutti i giorni, eppure oggi le sembrava speciale, come se fosse l’ultima volta che la vedeva.

La scatola nella tasca le scaldava la mano. Dentro c’erano dei gemelli da polso in oro con piccoli diamanti – un regalo che aveva preparato per Andrea per il loro anniversario, risparmiando per tre mesi. Aveva messo da parte soldi da ogni stipendio, rinunciando a tutto, persino alle creme e alle medicine. Voleva fargli una sorpresa, dimostrargli quanto lo apprezzava.

Ma ieri tutto era cambiato.

«Allora, vieni o no?» la chiamò Andrea, impaziente. «Il programma è già iniziato.»

Luisa respirò profondamente e andò in salotto. Andrea era seduto sulla sua poltrona preferita, con una maglietta slacciata e i pantaloni da casa. Sul tavolino c’erano due tazze di tè e un giornale aperto.

«Senti, ti ricordi Livia Conti dei nostri tempi?» chiese Andrea, senza staccare gli occhi dallo schermo.

Luisa si bloccò con la tazza in mano. Era proprio di Livia che aveva pensato tutta la notte.

«Sì, ricordo,» rispose cauta. «Perché?»

«L’ho incontrata oggi vicino al supermercato. Dice che ha divorziato da poco. Il marito l’ha lasciata per una più giovane. Ti rendi conto? Dopo trent’anni di matrimonio.»

Luisa rimise la tazza sul tavolo. Le mani le tremavano.

«E lei adesso cosa fa?»

«Vive da sola in un bilocale, fa le pulizie in qualche posto. Poverina, peccato. Era una brava ragazza ai tempi.»

Andrea scosse la testa e cambiò canale. Sullo schermo lampeggiarono le pubblicità.

Luisa tacque. Non poteva dirgli di aver visto quell’incontro con i suoi occhi. Di essere stata lì, nell’altro corridoio del supermercato, e di aver sentito ogni loro parola. Di aver visto Andrea abbracciare Livia, lei stringersi a lui, mentre decidevano di incontrarsi l’indomani sera.

«Luisa, perché sei così silenziosa?» Andrea finalmente la guardò. «Non ti senti bene?»

«No, tutto a posto,» cercò di sorridere. «Solo stanchissima oggi. È stata una giornata pesante al lavoro.»

«Capisco. Allora vai a dormire presto.»

Tornò a fissare la televisione. Luisa si alzò e tornò in cucina, fingendo di sistemare i piatti. La scatola con i gemelli nella tasca le sembrava improvvisamente pesante come una pietra.

Ricordò quando, tre mesi prima, aveva visto quei gemelli nella vetrina di una gioielleria. Quanto tempo era rimasta lì ad ammirarli, immaginando la felicità di Andrea. Lui amava le cose belle, anche se raramente se le concedeva. Diceva che la famiglia veniva prima.

La famiglia. Che ironia.

Luisa tirò fuori la scatola e la aprì. I gemelli luccicavano sotto la luce della lampada. Belli, costosi. Il tipo di regalo che Andrea non si sarebbe mai comprato.

«Amore, vado un attimo al supermercato,» la voce di Andrea arrivò dall’ingresso. «Non c’è più pane.»

«Va bene,» gli rispose.

La porta si chiuse. Luisa si avvicinò alla finestra e lo vide attraversare il cortile. Non nella direzione del supermercato, ma verso la fermata dell’autobus. Proprio dove aveva deciso di incontrare Livia.

Chiuse la scatola e andò in camera. Sul comodino c’erano le fotografie – il loro matrimonio, la nascita di loro figlio Marco, la prima vacanza al mare. Sorrisi felici, abbracci. Davvero tutto questo era stato una bugia?

Prese in mano la foto del matrimonio. Andrea in un abito bianco, lei in un lungo vestito con il velo. Giovani, innamorati, pieni di progetti per il futuro. Avevano ventiquattro anni, una vita davanti.

«Mamma, ciao!» suonò il campanello, seguito dalla voce di Marco. «Apri, sono io!»

Luisa nascose la scatola nel cassetto e andò ad aprire. Sulla soglia c’era Marco con delle buste della spesa in mano.

«Marco, che bello vederti,» lo abbracciò.

«Ho pensato di passare, è un po’ che non vi vedo,» entrò in cucina e iniziò a posare i sacchetti. «Dov’è papà?»

«È andato al supermercato,» mentì Luisa. «Torna tra poco.»

Marco riempì la pentola d’acqua e la mise sul fuoco.

«Mamma, stai bene? Sei pallida.»

«Tutto a posto, tesoro. Solo il lavoro che mi stanca.»

«Capisco. A proposito, ti ho parlato di Luca? Un mio collega nuovo. Un bravo ragazzo, single. Magari tu e papà potreste venire da me questo weekend? Ho appena traslocato, vorrei farvi vedere casa.»

Luisa annuì, anche se non aveva sentito metà di quello che aveva detto. Nella sua testa girava sempre lo stesso pensiero. Da quanto tempo andava avanti questa storia? Andrea amava davvero Livia? Aveva intenzione di lasciarla?

«Mamma, mi ascolti?» Marco le agitò una mano davanti agli occhi.

«Certo, tesoro. Stavi parlando della casa.»

«No, ti chiedevo se volevi prendere un cane. Ricordi che ne parlavamo sempre quando ero piccolo? Adesso avete tempo.»

«Un cane?» ripeté Luisa. «Perché?»

«Be’, per farti compagnia. Tu e papà non siete più giovani, sarà noioso stare soli.»

Solì. Centrato il punto.

«Marco, dimmi la verità,» si sedette di fronte a lui, «sei felice nel tuo matrimonio?»

Lui alzò le sopracciglia.

«Che domanda è? Certo che sì. Elena è una moglie fantastica.»

«E se scoprissi che ti tradisce?»

«Mamma!» Marco quasi si strozzò con il tè. «Ma di che stai parlando? Elena non farebbe mai… E poi, perché ti vengono in mente queste cose?»

Luisa capì di essere andata troppo oltre.

«Sai, sciocchezze. Ho visto un programma in tv sul tradimento.»

«Non saprei,» Marco alzò le spalle. «Probabilmente divorzierei. Non potrei vivere con una persona che mi tradisce.»

Tradisce. La parola giusta.

Passarono un’ora a chiacchierare di cose futili, finché non tornò Andrea. Entrò con una pagnotta e un’aria soddisfatta.

«Oh, Marco è qui!» sorrise, abbracciando il figlio. «Come va?»

«Bene, papà. Lavoro, vivo.»

«Bravo. Sai, oggi ho incontrato Livia Conti, ti ricordi? Della nostra classe. Poveretta, ha divorziato.»

Luisa lo osservò attentamente. Nessun imbarazzo, nessun disagioLuisa si guardò intorno alla casa che aveva costruito con amore per anni, poi prese la scatola vuota dei gemelli e la gettò nel cestino, decidendo che era ora di iniziare una nuova vita da sola.

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