«Esci subito di casa mia! Non sopporto più mia sorella e i suoi bambini!» «Valentina, vattene dal mio appartamento, e subito!» Non ce la faccio più.
In un paesino vicino a Verona, dove le voci del mercato mattutino si mescolano al profumo delle brioche appena sfornate, la mia vita a 40 anni è diventata un circo grazie a mia sorella. Mi chiamo Giulia, vivo da sola in un bilocale che ho faticato a pagare dopo il divorzio. Ma la mia sorellina, Valentina, i suoi tre maschietti e la sua irresponsabilità hanno esaurito la mia pazienza. Ieri le ho urlato dalla porta: «Sparisci da qui, ora!» e adesso mi chiedo se ho fatto bene. Ma davvero, non ne potevo più.
**La sorella che era così vicina**
Valentina è più giovane di me di cinque anni. Siamo sempre state unite, nonostante i nostri caratteri opposti. Io, organizzata, lavoratrice, mi sono sempre caricata di tutto. Lei, spensierata, sempre alla ricerca di una “vita migliore”. I suoi tre figli hanno tre padri diversi: Matteo ha 12 anni, Luca 8 e Gioele 5. Vive in una stanzetta, campa con lavoretti saltuari, e io lho sempre aiutata con soldi, spesa, vestiti per i bambini. Quando mi ha chiesto di stare da me “solo due settimane”, non ho saputo dirle di no. Sono già tre mesi.
Il mio appartamento è il mio rifugio. Dopo il divorzio, ci ho investito tutto: ristrutturazione, mobili, comodità. Lavoro come receptionist in un albergo, e la mia vita è ordine e stabilità. Ma da quando Valentina e i suoi marmocchi sono arrivati, casa mia è diventata un campo di battaglia. Quei monelli corrono per i corridoi, urlano, rompono tutto, disegnano sui muri. Valentina, invece di educarli, scorre il telefono o “deve uscire per delle cose”, lasciandomeli in mano.
**Il caos che ha distrutto il mio paradiso**
Dal primo giorno, ho capito lerrore. Matteo, il maggiore, mi risponde male, Luca ha scarabocchiato le pareti, Gioele spalma la pappa ovunque. Non ascoltano né Valentina né me come se fossero abituati a essere sballottati da un uomo allaltro, e il mio appartamento fosse solo una tappa. Valentina non pulisce mai, non cucina, non aiuta in nulla. «Giulia, tu sei sola, che ti cambia?», dice. Io, però, soffoco per la sua faccia tosta.
Casa mia sembra una locanda. Piatti sporchi nel lavandino, giocattoli ovunque, macchie di cioccolato sul divano. Torno dal lavoro e, invece di riposarmi, passo lo straccio, cucino per cinque, cerco di calmare i piccoli. Valentina, invece, dorme o chiacchiera al telefono. Se le chiedo di sistemare, alza gli occhi al cielo: «Oh, Giulia, non ricominciare, sono stanca.» Stanca di cosa? Di vivere alle mie spalle?
**La goccia che ha fatto traboccare il vaso**
Ieri, rientrando, non riconoscevo più la mia casa. I suoi monelli correvano dappertutto, uno mi ha quasi buttato giù. In cucina, una montagna di piatti, in salotto, succo versato sul tappeto. Valentina era stesa sul divano, incollata al cellulare. Ho perso le staffe: «Valentina, vattene da qui, e subito!» Mi ha guardata come fossi pazza: «Ma sei seria? Dove vado con i bambini?» Le ho risposto che non era un mio problema, ma dentro tremavo. I suoi figli, immobili, ci osservavano, e mi è venuta pena. Ma non ce la faccio più.
Le ho dato una settimana per trovare unaltra sistemazione. Si è messa a piangere, dicendo che sono crudele, che abbandono la mia stessa sorella. Ma dovera il suo rispetto quando devastava la mia casa? Dovera la gratitudine per tutto quello che ho fatto? Le mie amiche mi dicono: «Giulia, hai ragione, smettila di mantenerli.» Ma mia madre, saputo della lite, mi chiama supplicando: «Non metterla in strada, ha dei bambini.» E io? Non ho diritto alla mia pace?
**Paura e decisione**
Ho paura di essere stata troppo dura. Valentina e i suoi figli sono davvero nei guai, e mi sento in colpa, soprattutto per i nipoti. Ma non posso sacrificarmi per la sua incoscienza. Il mio appartamento è tutto ciò che ho, e rifiuto che diventi il deposito del suo disastro. Le ho proposto di aiutarla a cercare un alloggio, ma ha rifiutato: «Vuoi solo sbarazzarti di noi.» Forse sì. E allora?
Non so come andrà questa settimana. Mia madre mi perdonerà? Valentina capirà che è stata lei a provocare tutto? O sarò io “la sorella cattiva” che ha cacciato la sua famiglia? Ma una cosa è certa: ne ho abbastanza di essere la loro salvatrice. A 40 anni, voglio vivere nella mia casa, in ordine, respirare libera, senza che nessuno calpesti i miei limiti.
**Il mio grido per la libertà**
Questa storia è il mio diritto alla mia vita. Valentina ama i suoi figli, ma la sua irresponsabilità distrugge il mio equilibrio. Quei bambini non hanno colpe, ma non posso fare da madre. A 40 anni, rivoglio il mio spazio, la mia tranquillità, la mia dignità. Questa scelta sarà dolorosa, ma non mi arrenderò. Sono Giulia, e scelgo me stessa anche se spezzerò il cuore di mia sorella.