La cognata ha deciso che solo noi dobbiamo viziare i suoi figli.

Ah, senti questa storia, ti racconto comè andata

Mi sono sposata con Luca quasi otto anni fa. Un uomo buono, sempre pronto ad aiutare, con il cuore grande. Ma aveva un problema: sua sorella, Martina. Una donna con una fantasia senza limiti e unabilità incredibile per trasformare ogni frase in una richiesta velata di regali costosi.

Mai diceva le cose direttamente. Le sue frasi sembravano sempre innocenti:
*”I bambini sognano di vedere il nuovo cartone, ma i biglietti sono carissimi ora”* diceva, con un tono malinconico. E Luca, appena sentiva, correva a comprare i biglietti, portava i nipoti al cinema e pure i popcorn giganti.

*”Che bel tempo oggi”* continuava Martina, *”ma voi state a casa. Andate alle giostre!”* E indovina chi ci andava con i suoi figli? Noi, ovvio. E tutto a nostre spese.

Io non capisco i giri di parole. E non voglio neanche capirli. Preferisco la sincerità. Se hai bisogno di qualcosa, dimmelo. Chiedi. Spiegati. Non fare giri strani fingendo di non volere niente.

Ma Luca reagiva sempre subito alle sue “suggerenze”. Adorava i nipoti alla follia. Ma il modo in cui li viziava andava oltre ogni limite. Biciclette, gadget, gite tutto era diventato normale. Martina lanciava solo unocchiatina, e mio marito correva.

Poco fa è stato il compleanno del suo angioletto, Riccardo. Gli avevamo già regalato una bici di lusso, che ci è costata un bel po. Ero sicura che fosse più che sufficiente. Ma per Martina, a quanto pare, la bici era una sciocchezza. Secondo lei, il bambino *doveva* assolutamente andare a Parigi. E non da solo, ovvio con lei, naturalmente. Un bambino non può viaggiare da solo!

Nel linguaggio di Martina, suonava così: *”Riccardo sogna di vedere Parigi. Gli brillano gli occhi quando ne parla”*

Quella volta, però, Luca gli portò solo una torta e un cuscino con le iniziali. Io lavoravo quel giorno, e lui andò da solo. E immaginerai, per sua sorella fu come una secchiata dacqua fredda.

Ma Martina non si è arresa. Le sue richieste sono cresciute anno dopo anno. A mio marito, a quanto pare, non importava. Non avevamo figli, e lui riversava tutto il suo affetto sui nipoti. Forse perché non aveva altro modo di sfogare il suo istinto paterno.

E poi la notizia che aspettavamo da tanto: ero incinta. Lho detto a Luca, e lui ha pianto di gioia, ha baciato la mia pancia, non stava più nella pelle. Lo sognava da anni. Ma poi è arrivata Martina

E di nuovo, con una richiesta. Questa volta, un viaggio a Praga per le vacanze di Pasqua. Ovviamente con i bambini. Per la prima volta, mio marito ha detto di no. Ha spiegato che sarebbe diventato padre e che ora tutte le risorse erano per la nostra famiglia. E allora sua sorella è esplosa.

Il giorno dopo mi ha chiamata. Ha urlato. Ha accusato.
*”Come ti permetti?! Hai fatto tutto questo per portargli via lunico uomo che si prendeva cura dei miei figli!”*

Ho chiuso la chiamata senza dire una parola.

Poi una nuova scena. I nipoti hanno aspettato Luca fuori dal lavoro. Gli hanno dato dei bigliettini fatti da loro.
*”Zio, ti prego, non abbandonarci”*
*”Perché ti servono i tuoi figli, quando ci hai già noi?”*

Era chiaro che qualcuno li aveva aiutati a scrivere il testo. E quel *qualcuno* era facilmente intuibile.

Luca è tornato a casa, si è seduto sul divano, ha guardato quei bigliettini e qualcosa dentro di lui si è spezzato.

*”Sono solo uno stupido”* ha detto. *”Per quanti anni ho sopportato questa farsa? La lavatrice si è rotta, non ho soldi per il cappotto, papà se nè andato zio, aiutaci. Ha sempre usato i bambini per manipolarmi. E io ci sono cascato. Come un idiota.”*

E allimprovviso, ha tirato fuori un quaderno. Ha cominciato a scrivere tutto quello che ricordava: bici, telefoni, colonie, viaggi, attrezzature, giacche, biglietti per il teatro. Il totale? Una cifra tonda.

Poi il finale. Il finale in perfetto stile Martina.

È venuta a casa nostra. Si è piantata nellingresso come se fosse la padrona e ha detto:
*”Ora che avrete anche voi un figlio, potresti fare unultima cosa buona? Dacci la macchina. Non per me, non sono maleducata. Solo per portare i bambini”*

Luca le ha allungato il quaderno senza dire una parola.
*”Qui cè la somma. Di tutto quello che hai ricevuto. Restituiscila. Hai sei mesi. Poi tribunale.”*

È uscita sbattendo la porta così forte che la scopa attaccata al muro è caduta.

Dopo, è iniziato un diluvio di messaggi. Le amiche di Martina mi hanno tempestato sui social. Scrivevano che avevo distrutto il sacro legame tra zio e nipoti, che ora i bambini erano *”abbandonati, affamati, e la mamma nella disperazione”*.

Ma sai una cosa? Non mi sono mossa di un millimetro.

Martina ha due appartamenti. Uno glielha lasciato lex marito, laltro glielha regalato Luca, rinunciando alla sua eredità in suo favore. Prende anche gli alimenti, non vive certo nella miseria. Si era solo abituata a pretendere tutto. E ora non può più.

Noi avremo un figlio. E ora mio marito ha una vera famiglia. Senza manipolazioni, senza isterie, senza teatro. E sai cosa? Credo che sia solo linizio

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