**Diario di Luca**
Se nè andata, e me ne sono accorto troppo tardi: era il mio unico vero amore.
Ero seduto in macchina, fissando lingresso del ristorante. Le mani mi tremavano, ma non me ne rendevo conto. Un ronzio assordante mi martellava le tempie, segno della tensione. Quella sera era la riunione degli ex compagni di liceo. Ventanni che ci eravamo lasciati alle spalle quei banchi. Ventanni che avevo distrutto ciò che avrebbe potuto rendermi felice.
Allepoca, avevo sospettato che Giulia mi tradisse. Una foto con un «nuovo pretendente», almeno così credevo, mi aveva fatto rivoltare lo stomaco. Lei non si era giustificata. Silenziosa. Io avevo urlato, accusato, vomitato tutto ciò che tenevo dentro. E lei se nera andata. Senza grida. Senza spiegazioni.
Sei mesi dopo, avevo sposato Francesca. Per dispetto. Per dimostrare a Giulia che potevo essere felice senza di lei. Ma la felicità non era arrivata. Il matrimonio era piatto, teso come una corda di violino. Tutto era al suo posto: la moglie, il figlio, il lavoro. Ma il mio cuore rimaneva muto.
E quella sera, lavrei rivista. Giulia. Lunica. Quella che avevo davvero amato.
Entrai nella sala e la sentii subito. No, non la vidi subitola percepii. La sua energia, la sua risata leggera. Era ancora irresistibile: un vestito a fiori, i ricci sulle spalle, quello sguardo sicuro. E allimprovviso, tutto tornò a crollare. Come allora.
«Giulia» la chiamai mentre usciva per rispondere al telefono.
«Sì, Luca?» La sua voce era calma, quasi ironica.
«Voglio sapere tutto. Come hai vissuto senza di me?»
«Sei sicuro di volerlo sentire?» Niente dolore nelle sue parole, solo una stanchezza profonda, consumata.
«Non posso vivere senza di te. Senza di noi»
«Non cè più un *noi*, Luca. Da molto tempo.»
«E nostro figlio?» dissi allimprovviso.
Impallidì. Chiuse gli occhi. Poi parlò, con voce sorda, ferma:
«Parli di quel bambino che ho perso dopo le tue accuse? Quello che non ho potuto salvare perché piangevo troppo? Sì, ero incinta. Ma tu hai detto che non era tuo. Hai creduto a quella foto. Non a me. Non al tuo cuore. Hai creduto a Francesca.»
Abbassai la testa. Avevo distrutto tutto quel giorno.
«Sono sopravvissuta, Luca. A pezzi, bruciata. Ma sono sopravvissuta. Me ne sono andata. Ricominciato. Un uomo mi ha aiutata, un uomo che in me ha visto solo me. Non i miei errori, non la mia colpa, non il mio passato. E oggi, abbiamo due figli adottati. Sono miei dal primo giorno. E sono felice.»
«Perdonami»
«Perché? Per avermi distrutta? Ti ho perdonato. Io, ci ho messo più tempo. Ma ora, non sono più quella che hai conosciuto. Non sono più tua. Hai capito troppo tardi cosa avevi perso.»
Girò i tacchi e si allontanò. Un passo leggero, la schiena dritta, piena di sicurezza. Tutto ciò che non avevo saputo proteggere un tempo.
E rimasi lì, immobile, nel silenzio delle macchine, il cuore in frantumi, con una certezza: non si torna indietro. A volte, è semplicemente troppo tardi. E anche se lhai portata nel cuore tutta la vita per lei, tu non sei più nessuno.






